Danilo Taino, Corriere della Sera 16/06/2013, 16 giugno 2013
IL MONDO SPACCATO SUI DIRITTI DEI GAY
Caduta la divisione del mondo in due blocchi, finita in confusione la vecchia distinzione tra Paesi ricchi e Paesi poveri, sul pianeta una frattura profonda rimane ancora. Quella culturale. Difficile da misurare. Possiamo però prendere come succedaneo di un indice della cultura prevalente l’atteggiamento di fronte all’omosessualità: impreciso, ma indicativo di come diversi popoli si pongono di fronte a una questione che suscita emozioni forti, tocca le basi culturali e religiose di una Nazione e invoglia a schierarsi. Bene: scopriremo che il mondo è spaccato in due dal gran canyon dell’omosessualità. Una divisione che forse è bene non sottovalutare. Su 39 Paesi analizzati da un recente sondaggio del centro di studi americano Pew Research, in 17 la maggioranza degli interpellati ritiene l’omosessualità accettabile, in 22 prevale il rifiuto.
Che l’accettazione sia maggiore nei Paesi più secolarizzati, più affluenti e più liberali non stupisce. In Europa, in particolare, solo la Russia e la Polonia hanno maggioranze che trovano inaccettabile l’omosessualità: il 74% dei russi la vede negativamente, il 16% la accetta (il resto non risponde); il 46% dei polacchi ne ha un’idea negativa, contro il 42% che la trova accettabile. Per il resto, nei Paesi europei la grande maggioranza dice di non esserne turbata: 88% in Spagna, 87% in Germania, 80% nella Repubblica Ceca, 77% in Francia, 76% in Gran Bretagna, 53% in Grecia. In Italia, il 74% l’accetta, il 18% no. Anche negli Stati Uniti (60%), Canada (80%), Australia (79%), Filippine (73%), Giappone (54%) ci sono chiare maggioranze culturalmente non ostili (almeno nelle dichiarazioni). Persino in America Latina, di solito considerata continente machista, Argentina, Cile, Messico, Brasile, Venezuela accettano, tra il 74 e il 51%, l’omosessualità. Nettamente contrari sono invece tutta l’Africa, dal 61% di rifiuto del Sudafrica a oltre il 90% di Kenya, Uganda, Ghana, Senegal, Nigeria (98%); la Cina, che per il 57% la rifiuta (il 21% la accetta); e, nettamente, tra l’80 l’87%, tutti i Paesi a maggioranza musulmana.
Quel che è più interessante è il fatto che nel tempo l’accettazione dell’omosessualità non aumenti ovunque. Anzi. Mentre la Corea del Sud è un’eccezione, perché tra il 2007 e il 2013 vede coloro che la accettano passare dal 18 al 39%, la maggior parte delle variazioni non sono enormi e non vanno in una direzione sola. Se in Giappone e in Kenya l’accettazione è cresciuta del 5% in sei anni e in Cina del 4%, in Russia è calata del 4%, in Turchia e nei territori palestinesi del 5% e in Francia del 6% (probabilmente in coincidenza del dibattito sui matrimoni gay). Non è forse il segno di uno scontro di civiltà alla Huntington. Ma è indice di mondi che, nonostante la globalizzazione, vanno in direzioni diverse. Una cortina culturale che allontana le menti e le Nazioni.
Danilo Taino