Maria Serena Natale, Corriere della Sera 16/06/2013, 16 giugno 2013
DONNE, LEVA OBBLIGATORIA. LA VIA NORVEGESE ALLA PARITA’
Il soldato Kjersti l’ha imparato sul campo. «Dobbiamo faticare un po’ di più per farci sentire, perché le nostre voci sono meno potenti di quelle degli uomini». D’ora in poi ci saranno più donne a parlare forte nell’esercito norvegese. Il Parlamento di Oslo ha approvato ad ampia maggioranza l’estensione della coscrizione militare alle ragazze: la Norvegia diventa così il primo Paese della Nato e d’Europa a dotarsi di un servizio di leva «sessualmente neutro». Un passo avanti verso il compiuto riequilibrio di diritti e doveri, sostengono i promotori. Un ulteriore fardello sulle spalle già sovraccariche delle donne, per i contrari.
La proposta del governo rosso-verde guidato da Jens Stoltenberg è stata appoggiata da tutte le forze, con l’eccezione dei democratici cristiani. La deputata laburista Laila Gustavsen ha definito il voto «un evento storico» sottolineando che «le forze armate devono poter attingere alle migliori risorse, indipendentemente dal genere». La mente va alla prima scena di Soldato Jane di Ridley Scott, quando il tenente di Marina Demi Moore deve faticosamente superare la pregiudiziale resistenza dei colleghi maschi prima di poter risolvere l’emergenza e dimostrare di aver avuto, non per caso, l’intuizione che mancava. Il resto del film è un addestramento fisico e psicologico ai limiti del masochismo. Ma Oslo non è Hollywood. Paese con una lunga tradizione di promozione della pace (l’unico campo per il quale il Premio Nobel è assegnato qui anziché a Stoccolma), dalla fine della Guerra fredda la Norvegia ha ridotto l’entità delle sue forze armate e investito decisamente su formazione e aggiornamento tecnologico. Il servizio militare su base volontaria è aperto alle donne dal 1976, a conferma del ruolo di apripista per la parità di genere che la nazione scandinava si è ritagliata nei decenni. Proprio mercoledì scorso si sono tenute le celebrazioni per il centenario dell’estensione del diritto di voto alle cittadine. È del 2003 la legge modello che prevede il 40% di quote rosa nei Cda. Il servizio «neutro» potrebbe rivelarsi un ostacolo alla coesione sociale secondo i detrattori come Torild Skard, presidente dell’Associazione nazionale per i diritti delle donne: già gravate da un carico di lavoro quotidiano maggiore rispetto agli uomini malgrado un welfare avanzato e un sistema Paese compatto nella promozione di una effettiva parità, le donne rischiano di trovare in quest’ulteriore «dovere» nei confronti dello Stato un nuovo problema da risolvere, un paradossale elemento di diseguaglianza. Leva obbligatoria però non significa costrizione. Su 63.841 chiamati nel 2012 a prestare il servizio militare di un anno, solo 9.265 sono stati ammessi: i rigidi criteri di selezione attribuiscono grande valore alle motivazioni personali ed è molto facile essere esonerati per obiezione di coscienza o per ragioni di studio e lavoro. Le donne sono il 10% degli effettivi, l’obiettivo è arrivare al 20% entro il 2020. Per ora il provvedimento, controcorrente rispetto ai Paesi europei che tendono a privilegiare l’esercito di professionisti, non mette in allarme le giovani norvegesi come il soldato Kjersti, vent’anni, assegnata alla Guardia Reale e responsabile di un plotone di 44 unità. «Anche se non abbiamo la stessa forza fisica, svolgiamo gli stessi compiti», dice alla stampa locale contraddicendo il luogo comune che vede nella presenza femminile un ostacolo alla coesione del gruppo. E aggiunge: «I ragazzi sono felici di averci in squadra».
Maria Serena Natale