Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 15 Sabato calendario

TIROCINANTI PAGATI IN APPOGGIO AI GIUDICI. COME AVERE 6 MILIARDI INVESTENDO 16 MILIONI —

Esaurire il 15% in più di cause civili, farle più di qualità, impiegare un anno in meno, e rimettere pure in circolo nell’economia asfittica 6 miliardi di euro al costo di un investimento di 16 milioni: è il non velleitario obiettivo proiettabile dall’estensione su scala nazionale del progetto sperimentato a Milano nel 2012 dell’«ufficio del giudice» o «ufficio del processo», cioè dall’affiancamento al giudice civile di uno o due tirocinanti legali che gli preparino le preliminari ricerche giurisprudenziali, gli sgrezzino i punti della causa da decidere, lo aiutino nella gestione logistica del ruolo d’udienza. Misura alla quale il governo sembra intenzionato a orientarsi, accanto all’arruolamento (invece più controverso) di 400 ex magistrati in pensione o avvocati che come relatori nei collegi di Corte d’Appello smaltiscano l’arretrato per 200 euro a causa.
Se infatti quest’ultima scelta confina pericolosamente con l’infelice esperienza nel 1998 delle «sezioni stralcio», «l’ufficio del giudice» può vantare risultati molto concreti nella sua sperimentazione milanese, fotografata in una relazione-bilancio al Csm. Che cosa è? È l’affiancamento a un giudice civile di uno o due aspiranti avvocati con almeno 6 mesi di pratica, selezionati in un concorso sulla base di voto di laurea e durata del corso, retribuiti per un anno con una borsa di studio di 8.000 euro lordi: per fare cosa? Per compiere le ricerche giurisprudenziali alla base di ogni causa, redigere una scheda del processo con l’individuazione delle questioni nodali della controversia, predisporre bozze di alcuni tipi di provvedimenti-standard, assistere il magistrato nella formazione e gestione del ruolo in udienza, alimentare le banche dati.
Al Tribunale di Milano, con 42 tirocinanti i 21 giudici coinvolti nel progetto-pilota coordinato dal responsabile Damiano Spera (che l’aveva ideato già nel 2010) insieme ai colleghi Marina Tavassi e Claudio Castelli, hanno prodotto il 15,8% di provvedimenti in più dei giudici privi dell’aiuto dei tirocinanti, e in particolare il 21,7% in più di sentenze; e hanno diminuito del 14% le pendenze totali e addirittura dell’82% la pendenza delle cause più vecchie iscritte a ruolo prima del 31 dicembre 2007. «Ho finalmente provato la splendida emozione di poter esaurire l’istruttoria in due udienze ravvicinate ed ho potuto stupire l’avvocato che implorava la fissazione di udienza di precisazione delle conclusioni entro 4 mesi, rinviando invece la causa alla settimana successiva», scherza il giudice Spera. Che, senza pretese scientifiche ma per dare una idea delle ripercussioni economiche, sul proprio ruolo ha monitorato la media del denaro fatto circolare sotto forma di ordini di esecuzione di lavori, condanne al risarcimento di danni, liquidazioni di parcelle ad avvocati e consulenti tecnici. In 219 cause sono stati liquidati alle parti 10,7 milioni di euro e agli avvocati 2,5 milioni, compensi professionali sui quali a loro volta gli avvocati hanno versato come aliquota media l’imposta Irpef del 25%, dunque circa 626.000 euro; l’Erario ha poi incassato dalle parti soccombenti il 21% di Iva, quindi 525.000; infine, l’accelerazione di almeno un anno nella definizione dei procedimenti già pendenti da 5 a 10 anni ha fatto risparmiare allo Stato all’incirca 200.000 euro di indennizzi per la violazione dei parametri di ragionevole durata dei processi in base alla legge Pinto (3 anni per una causa civile in primo grado). Tutto ciò in un anno nell’ufficio di un solo giudice munito di due tirocinanti pagati 8.000 euro.
Se si proiettano su scala nazionale i risultati di questo progetto nel Tribunale presieduto da Livia Pomodoro, e con le necessarie tarature lo si immagina esteso a 1.000 giudici civili, nei calcoli di Spera non è azzardato muovere risorse economiche per 6 miliardi di euro, propiziare 300 milioni di maggiori imposte Irpef e 250 milioni di maggiore gettito Iva, scongiurare molte decine di milioni di euro di indennizzi per legge Pinto. Il tutto con un investimento di 16 milioni, l’equivalente degli 8.000 euro per tirocinante.
A Milano, infatti, il progetto ha potuto essere sperimentato perché a metterci i soldi (336.000 euro per 42 tirocinanti) sono stati come sponsor l’Associazione bancaria italiana (240.000), il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano (56.000) e l’Associazione culturale «Prospera» (40.000). E per tamponare una controindicazione mostrata dal progetto, e cioè l’eccessivo turn-over di tirocinanti che comprensibilmente lo abbandonavano appena trovavano uno studio legale che li prendesse a fare pratica, la recente assemblea nazionale a Reggio Emilia degli «Osservatori sulla giustizia civile» ha proposto che il tirocinio di neo-laureati in giurisprudenza, per una durata analoga a quella della frequenza presso le Scuole di specializzazione per le professioni Legali, possa valere come titolo abilitante alla partecipazione al concorso in magistratura e all’esame di avvocato.
All’estero, gli Stati Uniti hanno i law clerks, laureati in legge che assistono i giudici nella ricerca del materiale giuridico e nell’elaborazione delle decisioni; i courtroom deputies, funzionari con il compito di gestire l’agenda del giudice; i clerks, che possono ricevere testimonianze e stilare inventari; i court clerks, a cui spetta gestire ufficio e personale. In Francia un secretaire greffler assiste i magistrati nelle attività pratiche, in Austria il giudice viene aiutato da due laureati (per un massimo di due anni) che fanno ricerche giurisprudenziali, scrivono bozze di sentenze e in presenza del magistrato fanno un po’ di istruttoria. Pure in Polonia vi sono studenti laureati che affiancano il giudice, e in Olanda suoi assistenti, laureati o anche ancora studenti, lavorano part-time e si occupano di redigere le sentenze più semplici, di verbalizzare e di preparare la scheda del processo.
Luigi Ferrarella