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 2013  giugno 16 Domenica calendario

STATI MENO PADRONI IN CASA PROPRIA

Gli psicologhi lo chiamano "il principio di realtà": quello per cui il bambino impara che la fiamma brucia o che se cerchi di camminare attraverso una porta a vetri sbatti il naso. L’economia ha molto a che fare col principio di realtà: sta sempre lì a ricordarci, come un noioso Grillo Parlante, che le risorse sono limitate; sia quelle delle nostre tasche che quelle del pianeta intero.
Ma ci sono momenti, nella nostra vita e nella vita dei popoli, in cui si dimentica il principio di realtà nell’ebbrezza di un grande traguardo. Pensiamo, per esempio, a un Paese che, lungamente oppresso e colonizzato, ha finalmente coronato il sogno dell’indipendenza. Si festeggia con cortei e luminarie, e l’avvenire è davanti: siamo padroni di noi stessi, non dobbiamo niente a nessuno... Siamo diventati, in una parola, sovrani. Quella "porta a vetri" è stata infranta e quel particolare principio di realtà non ostacola più il cammino. È una grande conquista. Gli esseri umani vogliono prima di tutto essere liberi: «...libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta" (le parole sono quelle che Virgilio, parlando di Dante, indirizza a Catone - Canto 1° del Purgatorio). Ma siamo davvero "sovrani"?
Andate a dire a un francese, un tedesco o un italiano che loro in realtà non sono sovrani, e avrete in cambio sguardi sprezzanti o ringhiosi. Ma in fondo è vero. È vero perché la sovranità - e torniamo al principio di realtà - ha, come quest’ultimo, molte dimensioni. Anche quel Paese che si è appena scrollato di dosso un passato coloniale deve, finiti i festeggiamenti, imparare a convivere con altri vincoli; non più quelli del vassallaggio politico o delle costrizioni civili, ma quelli delle risorse: il Paese deve imparare a vivere entro i propri mezzi. Evitare i deficit perpetui, sia quelli pubblici (spese maggiori delle entrate) che quelli con l’estero (importazioni maggiori delle esportazioni).
Un Paese in deficit perpetuo perde sovranità. Se continua a inanellare deficit di bilancio accumula debiti con i risparmiatori che hanno sottoscritto i titoli pubblici emessi per finanziare il disavanzo. Si mette nelle loro mani: questi titoli hanno una scadenza, e cosa succede alla scadenza? Se lo Stato non ha i soldi per rimborsare i titoli deve chiedere ai risparmiatori di rinnovarli. Ma che sovranità è quella di un Paese che si deve affidare alla buona volontà di chi ha in mano i suoi titoli? E lo stesso vale per i deficit con l’estero. Questi devono essere finanziati indebitandosi, e anche qui lo Stato si mette nelle mani dei suoi creditori esteri.
La "sovranità economica", insomma, è cosa diversa dalla "sovranità politica". Per avere sovranità economica un Paese deve vivere entro i propri mezzi, e se si indebita deve usare bene i soldi avuti in prestito così da poter servire il debito: pagare gli interessi e restituire il capitale, come fa una famiglia responsabile quando prende un mutuo per pagare la casa. È possibile immaginare un mondo in cui la sovranità è scomparsa? In verità, è possibile. Anche se appartenete a un’altra generazione, avrete certamente sentito parlare dei Beatles. Ebbene, uno di loro, John Lennon, scrisse questa canzone: appunto, «Imagine...»:
«Imagine no possessions,
I wonder if you can,
No need for greed and hunger,
A brotherhood of man,
Imagine all the people,
Sharing all the world...».
("Immagina niente proprietà, mi domando se è possibile, niente avidità, niente fame, gli uomini tutti fratelli, immagina tutti i popoli che vivono in armonia nel mondo...»).
Siamo sul terreno dell’utopia, certo. Ma sognare fa bene. E un primo passo potrebbe essere quello di mettere assieme un gruppo di nazioni, in attesa di mettere assieme "tutti i popoli", come vorrebbe John Lennon. Mettere assieme un gruppo di nazioni è già successo nella storia, ma di solito attraverso la forza: la conquista e l’oppressione. Mettere assieme delle nazioni in modo volontario è molto più difficile: nessuno vuole rinunciare alla propria sovranità. Ben lo sanno tanti federalisti che da decenni sognano gli Stati Uniti d’Europa.
Ma non è impossibile inseguire il sogno federalista entrando nell’utopia per la porta di servizio. Per esempio, è possibile unire i mercati: togliere i dazi e tanti altri ostacoli alla circolazione di merci e capitali, così che famiglie e imprese possano acquistare, vendere, investire dove meglio gli aggrada. Ci sono potenti ragioni economiche nell’unire i mercati. Più il mercato è grande, più crescono le opportunità di vendita, più si realizzano le economie di scala (maggiore è la produzione, minore è il costo unitario di un prodotto), più opportunità hanno i capitali di fluire là dove rendono di più.
Il fatto di intessere i mille fili delle reciproche convenienze economiche, creando una comunità di interessi e di culture all’interno di un grande mercato comune, è una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per procedere dall’integrazione economica verso l’integrazione politica. Ma in Europa è stato fatto anche qualcosa di più. Con un atto di grande coraggio e lungimiranza è stata creata una moneta comune, l’euro (vedi anche il Sole Junior del 4 dicembre 2011), che al prossimo 1° gennaio, con l’arrivo della Lettonia, sarà la moneta unica di diciotto Stati diversi. Ma è la prima volta che l’esperimento (che dura ormai da 14 anni) è stato fatto in questi modi e con cotali ambizioni. La prossima domenica vedremo come questa grande rinuncia alla sovranità (monetaria) sta funzionando e quale futuro ci riserba.
Fabrizio Galimberti




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Il Sole-24 Ore
16/06/2013 - Junior
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Il Sole-24 Ore - 2013-06-16 - Pag. 20
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Viaggio tra le sovranità della vita quotidiana antica e moderna

QUANDO IL POTERE NASCEVA DALLA SCRITTURA –
Le prime forme di sovranità vengono dall’antica Grecia e ce ne parla Erodoto: riguardano le sovranità politiche, nelle loro forme più tradizionali, la monarchia e la tirannia. Eppure, in realtà, quando con la politica l’uomo greco riuscì a neutralizzare il potere, ponendolo al centro della comunità, per cui nessuno ne aveva l’esclusiva, attuava un’altra svolta decisiva per la storia: la diffusione della scrittura. Avete mai pensato alle possibilità infinite che la sovranità della scrittura ci ha regalato? Socrate non scriveva e affidava alle parole il suo insegnamento, ma Platone lo scrisse e arrivò fino a noi. La scrittura domina i pensieri, le idee, le intuizioni di tutta l’umanità. Senza la scrittura sovrana (dal latino superanea), che cioè sovrasta ogni nostra espressione verbale, non avremmo mai avuto conoscenza della storia. Nessuno meglio di Galileo Galilei nel "Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano" ha spiegato la sovranità della scrittura: «Sigillo di tutte le ammirande invenzioni umane» permette «di trovar modo di comunicare i suoi più reconditi pensieri a qualsivoglia altra persona», di «parlare con quelli che son nell’Indie, parlare a quelli che non sono ancora nati né saranno se non di qua a mille e diecimila anni».
Anche oggi, nella ragnatela del web, non possiamo fare a meno della scrittura. Mentre le grandi personificazioni del passato sono alle nostre spalle - il sovrano, il popolo, il legislatore, lo Stato - sono altre le sovranità che dominano la nostra vita e al tempo stesso ci rassicurano. La vera sfida, infatti, è poter conciliare sovranità con libertà e rispetto dei diritti. Pensiamo alla sovranità climatica: non dipende tutta da noi, la condividiamo con altre nazioni rinunciando a volte alle nostre politiche ambientali in favore di politiche comuni meno inquinanti. È una vera rinuncia o è una scelta di qualità di vita?
Collegata alla sovranità climatica, esiste la sovranità alimentare definita così la prima volta a Roma nel 1996, presso la Fao. Oggi già alcuni Stati hanno inserito il concetto di Sovranità alimentare nella loro costituzione: Mali, Bolivia, Ecuador. La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a scegliere dove e cosa coltivare o allevare, con quali tecniche e in piena autonomia, tanto da rivendicare la possibilità di distribuire e conservare i prodotti della propria terra senza ingerenze esterne. Nell’agosto 2011, a Krems, in Austria, 400 delegati provenienti da 34 Paesi europei hanno dato vita al primo Forum Europeo per la Sovranità Alimentare.
Ma non basta, esiste un’altra sovranità in linea con il suo significato, cioè con l’idea di essere "sopra", di dominare un territorio o un’attività. Una sovranità che batte tutte le altre e ha cambiato la nostra vita da quando un genio, o forse una mera casualità, l’ha creata: la sovranità della ruota. La ruota ha permesso, al pari della scrittura, di allargare le conoscenze, di far incontrare popoli e merci. Non c’è dubbio, la sovranità della ruota e quella della scrittura sono sovranità che non conoscono il limite politico dello ius maiestatis, né quello territoriale dell’ "usque ad inferos, usque ad sidera" (diritto di proprietà del terreno, con tutto quello che sta sotto e che sta sopra, "dagli inferi alle stelle"): vivono in uno spazio che sfugge a ogni dominio.
Claudia Galimberti