Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 16 Domenica calendario

LA VITA SEGRETA DI GIULIETTA PRIMA DI ROMEO

La tragica storia d’amore fra Giulietta Capuleti e Romeo Montecchi, sull’onda della tragedia di William Shakespeare, è stata ripresa e rielaborata in tutte le salse. Ne è nato un vero e proprio filone, che non accenna affatto a ridursi, ma anzi dà spunto a sempre nuove iniziative e occasioni di commemorazione. Per esempio, è opportuno segnalare l’uscita di un interessante e insolito volume fotografico, intitolato Giulietta e Romeo. Le parole d’amore, il linguaggio dei fiori (Lunargento, pp. 272,euro 60). Ideato e assemblato da una squadra di esperti in diversi settori (poi vedremo quali), ha come testo principale una ricostruzione della biografia di Giulietta, a opera di Giuseppe Campolieti, giornalista e narratore di vite di personaggi storici.
Come già detto, Giulietta è un personaggio ibrido, non solo frutto della fantasia del Bardo, ma, a partire da alcuni dati di realtà, calamita di una delle tante forme di turismo colto e garbato, di cui il nostro Paese non può che andare fiero. D’altronde, la storia di Giulietta e Romeo, storicamente svoltasi nel 1303, quando Verona era dominata dagli Scaligeri (in quell’anno da Bartolomeo della Scala) è ricordata già da Dante Alighieri nel Purgatorio, poi raccontata con dovizia di particolari dal vicentino Luigi daPorto nel 1529 e ripresa da Matteo Bandello nel 1554. Una traduzione di quest’ultima opera servì probabilmente da spunto a Shakespeare, che mise in scena la sua tragedia nel 1596.
Ma chi era veramente Giulietta Capuleti? Era la figlia a lungo attesa di messer Antonio Capuleti, ricco mercante d’ambra, e madonna Giovanna Bonaccolsi, che l’aveva partorita nel 1284 a 50 anni suonati. Un parto senza complicazioni,tuttavia. Anzi, la bambina era apparsa subito di straordinaria bellezza. Era intelligente e curiosa. Familiarmente, era chiamata Zelia. Mostrava una precoce vocazione all’indipendenza, in questo incoraggiata dalla sua nutrice, Dame Hilde, proveniente dalle foreste germaniche, amante di Alberto I della Scala e donna di larghe vedute e di fiera autonomia. Era stata soprattutto lei a sollecitare la fantasia di Zelia con i racconti, al limite della leggenda, delle gesta dei più grandi signori del tempo; soprattutto Corradino di Svevia, ultimo erede della sua dinastia, orrendamente fatto decapitare a soli 16 anni da Carlo d’Angiò, a Napoli,di fronte a una plebaglia assetata di sangue. Giulietta era cresciuta in adorazione del padre,delusa da lui solo alla scoperta del suo adulterio. Quel giorno la ragazzina, di soli diecianni, lasciò Verona e tornò solo otto anni dopo. Per innamorarsi, al ballo di Carnevale.
Messaggi e lettere
Scopriamo dunque, addentrandoci fra le pagine del volume, alcuni punti di riferimento imprescindibili. Innanzitutto il balcone, nel cortile di una casa medievale in via Cappello, dal quale la giovinetta si sarebbe intrattenuta nelle ben note conversazioni amorose. Qui, l’andirivieni dei visitatori ha sedimentato nel tempo l’abitudine di lasciare messaggi, lettere, epistole in tutte le lingue, dense di concetti sul tema allo stesso tempo sfuggente e centrale delle nostre esistenze: quello del trasporto amoroso.
Anche Charles Dickens dedicò un pensiero alla famosa coppia, quando, nel descrivere Verona, si espresse così: «Deliziosa Verona! Con i suoi bei palazzi antichi e l’incantevole campagna vista in distanza da sentieri praticabili e da solide gallerie con balaustra. Con i suoi tranquilli ponti romaniche tracciano la retta via illuminando, nell’odierna luce solare, con tonalità antiche di secoli. Con le chiese marmoree, le alte torri, la ricca architettura che si affaccia sulle antiche e quiete strade nelle quali riecheggiavano le grida dei Montecchi e dei Capuleti...». Per la verità, oggi l’unico ponte romano rimasto a Verona è il Ponte Pietra, prima opera marmorea pubblica della città e luogo spesso frequentato da Giulietta in compagnia della sua nutrice.
Ma se si fermasse qui, il volume non sarebbe altro che un ben documentato Baedeker a uso di un turismo colto e approfondito. Nella seconda parte invece è qualcosa di più, qualcosa d’insolito, come accennavamo. Grazie alla consulenza di Antonio Todaro, studioso di etnobotanica, e alla collaborazione di Patrizia Di Braida ed Enrico Savoia (entrambi esperti di allestimenti floreali o, se proprio vogliamo dirla all’inglese, floral designer), numerose citazioni di Shakespeare sono illustrate e descritte per parole e immagini.Quando il poeta scrive (Romeo e Giulietta): «Cos’è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo». Oppure (La dodicesima notte): «Ancora una volta quella melodia!Aveva una cadenza languida. Oh, essa giungeva al mio orecchio come una dolce brezza che spira su una sponda di violette, rubandone il profumo e diffondendolo attorno». E ci sono poi accenni a margherite, ciclamini, ranuncoli, girasoli, calendule, narcisi, secondo una gamma vastissima. Di qui l’approccio dell’etnobotanica, una disciplina connessa con l’antropologia, il simbolismo floreale, ma anche l’evoluzione biologica delle specie vegetali.
Mille sfumature
Ecco perché la storia dei due amanti di Verona si illumina di una luce ancora nuova, irradia significati poetici e metaforici e similitudini delicate. È una storia che può essere raccontata con mille sfumature. Bene lo sanno i promotori del Club Giulietta di Verona, un’associazione molto vitale che da anni si occupa di gestire l’interesse che da tutto il mondo ancorasi concentra sulla figura simbolo dell’amore sfortunato. Il presidente Giulio Tamassia ricorda che «ogni anno arrivano decine di migliaia di lettere indirizzate a Giulietta, ormai siamo a circa 50mila, comprese quelle inviate per e-mail. Rispondiamo a tutte, grazie all’aiuto di volontari delle università.La posta di Giulietta ha anche ispirato nel 2010 il film Letters to Juliet, una produzione americana, visto per la verità molto più all’estero che in Italia».
In continuazione troupe televisive di tutto il mondo approdano a Verona per girare documentari. Lodevole dunque l’iniziativa di questo volume che ancora una volta riprende le parole e le immagini dell’amore, espresse anche attraverso l’incantevole, elegante e impeccabile linguaggio dei fiori.