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 2013  giugno 16 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - IL DECRETONE DEL GOVERNO


GIORNALI DI STAMATTINA
CORRIERE DELLA SERA
ROMA -Quasi sei ore di consiglio dei ministri, un’ottantina di articoli, un decreto e due disegni di legge di cui uno (sulle semplificazioni) solo esaminato. È stato lo stesso premier Enrico Letta, nella conferenza stampa finale, a precisare che verrà approvato nel consiglio dei ministri di mercoledì, mentre le norme sul lavoro saranno varate venerdì. Il pacchetto del «fare», e del consumo del suolo sono stati approvati ieri, con qualche novità rispetto alle premesse. Tra queste, una serie di norme per snellire la giustizia civile tagliando un milione di processi in cinque anni attraverso il ripristino della mediazione obbligatoria e l’introduzione del tirocinio presso gli uffici giudiziari. A sorpresa c’è anche la riduzione delle tasse sulle imbarcazioni introdotte dal governo Monti. Abolite quelle fino a 14 metri e dimezzate per le lunghezze superiori.
Molto atteso, oltre allo sblocco dei cantieri, il gruppo di norme che allenta la presa della riscossione fiscale. Prima fra tutte quella sull’impignorabilità della prima casa per debiti tributari inferiori ai 120 mila euro con esclusione delle case di lusso e il rafforzamento del beneficio della rateizzazione dei debiti verso Equitalia, che verrà meno dopo otto rate non pagate e non consecutive, non più due. Ma anche la trasformazione dell’aggio in un rimborso sui costi fissi sostenuti per la riscossione.
Per le imprese arriva il bonus da cinque miliardi per l’acquisto di macchinari industriali ma anche il rifinanziamento del Fondo di garanzia. Del corposo capitolo sulla semplificazione burocratica , che secondo il ministro della Funzione pubblica Giampiero D’Alia, potrebbe valere risparmi per otto miliardi di euro, qualcosa è stato varato, anche se il grosso arriverà mercoledì. Il ministero dei Beni culturali rifinanzia il tax credit 2014-2015.
Nella valanga di provvedimenti, anche il passaggio della regia dell’Agenda digitale a Palazzo Chigi con il compito di realizzare la carta di identità e la posta elettronica certificata. Così come sarà coinvolta la Cassa Depositi e Prestiti nel facilitare l’accesso al credito per le imprese e più risorse saranno destinate per promuovere le nostre aziende e i nostri prodotti all’estero.
Prima della fine del consiglio dei ministri fiume, era già cominciata la corsa delle forze di maggioranza per indossare le mostrine sui provvedimenti: il presidente Pdl della Commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone, ha segnalato il successo dell’allentamento della presa di Equitalia. Mentre Il Pd, per bocca di Matteo Colaninno, si è intestato il Fondo di garanzia per ricerca e innovazione industriale e l’agenda digitale .
a cura di Antonella Baccaro , Roberto Bagnoli ,
Giovanni Stringa

DARIO DI VICO
Potremmo definirlo il trionfo del cacciavite. Le misure varate ieri per venire incontro alle esigenze delle imprese non appartengono alla categoria delle riforme bensì sono delle intelligenti riparazioni o riordini di normative esistenti.
A usare il solo cacciavite non c’è niente di male, anzi, è meglio operare con discernimento ed efficacia che alimentare la nuvola delle parole in libertà e dei proclami vuoti. E allora ha fatto bene il governo Letta a scegliere la strada di una nuova legge Sabatini per finanziare a tasso agevolato gli investimenti delle imprese in macchinari. Stesso giudizio per l’ampliamento dei criteri per l’accesso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e per la nascita di un nuovo strumento di aiuto agli investimenti per la ricerca e l’innovazione. Le norme sblocca-cantieri dovrebbero, poi, rappresentare una boccata d’ossigeno per l’intera filiera dell’edilizia oggi ferma. Sarà bene confermare la scelta di trasferire il coordinamento Desk Italia dal ministero dello Sviluppo a palazzo Chigi per avviare un dialogo più fitto con le multinazionali, visto che la Huawei deve aprire un centro manifatturiero in Europa e ha scartato l’Italia e la Abb voleva varare due centri di ricerca ma le è stato negato l’appoggio universitario. Quindi ben venga il cacciavite quando serve e soprattutto quando lo si sa utilizzare. Resta però la sensazione che i tempi della crisi industriale e quelli del governo non siano allineati. La politica dei piccoli incentivi va sicuramente perseguita e infatti la chiedono le associazioni di rappresentanza ma di fronte alle scosse che stanno scompaginando interi settori (siderurgia e elettrodomestici in testa) l’azione del governo appare incerta, spaesata. Per aiutare davvero le imprese a recuperare il gap di competitività c’è la necessità di programmare la riduzione delle tasse sul lavoro e darsi obiettivi di politica industriale mirati settore per settore. Le risorse si possono trovare razionalizzando gli attuali trasferimenti alle imprese, dispersivi e inefficienti. Viva il cacciavite, dunque, a patto di non confonderlo con un passepartout .

MONICA GUERZONI
ROMA — Enrico Letta prova a cambiare passo (e look). Alle nove di sera, dopo quasi sei ore di Consiglio dei ministri, arriva in conferenza stampa a Palazzo Chigi in maniche di camicia e presenta il «pacchetto del fare», con il quale conta di rilanciare la crescita e aprire una breccia nel cuore degli italiani. «Il decreto è un segno molto forte, sbloccherà investimenti, lavori pubblici e posti di lavoro», dice soddisfatto il premier, che conferma lotta dura all’evasione e però promette un «Fisco amico».
Per il capo del governo il «decreto fare» è la risposta alle sei raccomandazioni che l’Europa ha rivolto all’Italia con la proposta di chiudere la procedura di infrazione per deficit eccessivo. «Sarà la base politico-giuridica delle nostre scelte» ha detto Letta a Manuel Barroso, ricevuto a Palazzo Chigi. Dal presidente della Commissione Ue il premier ha incassato la promessa di fondi strutturali per rilanciare la crescita e battere la disoccupazione giovanile e ha fatto il pieno di incoraggiamenti. Una riserva preziosa, in vista del G8 che si apre domani in Irlanda Del Nord e del Consiglio Ue di fine giugno: «Ci impegneremo al massimo perché produca risultati concreti e non accetteremo compromessi al ribasso sull’Unione bancaria».
Determinato a scacciare il sospetto di un governo affetto da «letargia», come ha scritto il Financial Times, il capo dell’esecutivo accelera. Il «decreto fare» è il primo tentativo operativo di dare un deciso impulso alla crescita. Per il via libera del Consiglio dei ministri ci sono volute ore di cavillosa (e a tratti nervosa) discussione sugli 80 articoli del testo, che ha subìto vistosi stralci sui temi più divisivi. Letta assicura che c’è stata «grande coesione», anche se il piano per l’occupazione di Giovannini andrà in cdm il 21 giugno, per problemi di coperture finanziarie. Le norme sul riordino delle carceri della Cancellieri sono state rinviate e così il disegno di legge sulle semplificazioni, che andrà in cdm mercoledì. L’accordo minimo su Equitalia è saltato fuori in extremis. Il Pdl canta vittoria, ma dal Pd fanno sapere che anche i ministri Franceschini e Orlando si sono battuti per spuntare gli artigli alla società di riscossione più odiata dagli italiani. Sul consumo del suolo, ddl di Nunzia De Girolamo, si è discusso quasi un’ora. Né è stato semplice conciliare la visione del ministro Lupi sulla deregolamentazione nell’edilizia con le cautele ambientaliste dei democratici Orlando e Bray.
Ma Letta è soddisfatto e adesso — in attesa di incontrare i sindacati a metà settimana — può concentrarsi sulle scadenze europee. Incassata la chiusura della procedura di infrazione il premier ha promesso che non contrarrà nuovi debiti e non chiederà (per ora) alcuna deroga sul rigore dei conti. Vuole stare ai patti, a costo di dover dire qualche «no» doloroso ai partiti: «Ho confermato a Barroso che l’Italia manterrà i suoi impegni sulla soglia del 3 per cento, come punto riferimento, nel rapporto deficit—Pil». Il che vuol dire gestire «con parsimonia» le risorse pubbliche.
Sin dalla colazione a Palazzo Chigi, Letta si è quasi stupito per la sintonia con Barroso, che in conferenza stampa lo ha poi ringraziato per la «strong leadership» mostrata in Europa contro la disoccupazione giovanile. «Non ci aspettavamo una tale apologia...», scherzano nello staff del premier. Per suggellare la «complicità» con Letta l’ex premier portoghese ha raccontato di quando, nel 2009, propose la creazione di un fondo per i giovani e la sua idea fu respinta dai principali Paesi membri. Ma adesso Barroso è «ottimista». E anche Letta, forte del vertice di venerdì a Roma con Francia, Germania e Spagna, è cautamente fiducioso che il Consiglio europeo tramuterà le parole in fatti, rafforzando il fondo European Youth Guarantee e coinvolgendo la Banca europea degli investimenti.
Domani Letta volerà al G8 di Lough Erne, dove conta di incontrare faccia a faccia tutti i leader, da Obama alla Merkel. In cima all’agenda diplomatica c’è la preoccupazione per la tragedia siriana e per la guerra civile in Libia. Letta ha informato Barroso della volontà italiana di essere «in prima fila per trovare una soluzione» al conflitto e il prossimo atto concreto sarà la visita a Roma del premier libico Zeidan il 4 luglio, per un vertice bilaterale.
Monica Guerzoni

I PROVVEDIMENTI SULLA GIUSTIZIA CIVILE
DINO MARTIRANO
Le carceri
Il governo ieri
ha varato per decreto il pacchetto sulla Giustizia. Dal provvedimento sono assenti le misure annunciate nei giorni scorsi per alleggerire la pressione sulle carceri: sono state rinviate al prossimo Consiglio dei ministri a causa di disaccordi nella maggioranza
La giustizia civile
Ministri concordi, invece, sulle misure per rendere più efficiente la giustizia civile proposte
dal Guardasigilli Cancellieri. Per velocizzare gli iter, nelle Corti d’appello sono in arrivo 400
magistrati, 30 in Cassazione ROMA — Nel pacchetto giustizia varato per decreto dal governo non ci sono i provvedimenti finalizzati ad alleggerire la pressione sulle carceri (rinviati a un prossimo Consiglio dei ministri) ma sono entrate importanti misure strutturali sulla giustizia civile. Le bozze di decreto legge sulle carceri — ora all’esame della Giustizia e dell’Interno — contenevano anche una norma sull’autoriciclaggio e questo avrebbe generato qualche problema all’interno della maggioranza perché si tratta sulla definizione da dare al reato che punisce autonomamente anche chi reinveste (e non solo chi acquisisce) capitali illeciti. Invece, le misure in materia di giustizia civile proposte dal Guardasigilli, Anna Maria Cancellieri, hanno trovato tutti i ministri d’accordo perché anche dall’efficienza dei tribunali civili dipende l’andamento degli investimenti stranieri: «Siamo al 158° posto per quanto riguarda il recupero dei crediti», ha detto il ministro. E stando alle stime dei tecnici di via Arenula, nei prossimi 5 anni l’arretrato civile subirebbe un «colpo mortale»: 957 mila procedimenti definiti in più, 200 mila sopravvenienze in più per un totale, dunque, di un milione 157 mila pendenze in meno nel 2018-2019.
Ma eccoli, nel dettaglio, gli articoli «del decreto fare» dedicati allo smaltimento dell’arretrato civile. Si parte con una vecchia conoscenza, la mediazione obbligatoria, già varata a suo tempo dal Guardasigilli Angelino Alfano come filtro per i procedimenti in entrata che però sollevò l’ira degli avvocati e, per eccesso di delega, la censura della Consulta. Oggi il decreto Letta ripropone la mediazione obbligatoria in una formula più soft rispetto a quella pensata dal governo di centrodestra: sono escluse infatti, come richiesto dall’avvocatura, tutte le controversie assicurative per danni da circolazione stradale.
Secondo punto. Quattrocento magistrati onorari (professori o avvocati) andranno nelle Corti d’appello, che poi sono i colli di bottiglia del civile. Anche in questo caso, lo schema del governo è più soft rispetto a quello ipotizzato in passato: ai giudici onorari infatti verrà solo chiesto di integrare i collegi già esistenti e composti da giudici ordinari.
Tre. Trenta magistrati ordinari già in ruolo potranno essere assegnati dal Csm alle sezioni civili della Cassazione come assistenti di studio (nel 2012 sono stati quasi 100 mila i processi civili pendenti a piazza Cavour).
Quattro. I giovani laureati in Giurisprudenza più meritevoli, invece di frequentare la scuola di specializzazione forense (obbligatoria), compiranno stage di formazione presso gli uffici giudiziari dei tribunali che si potranno avvalere del loro contributo (gratuito).
Cinque. È prevista la possibilità, nell’ambito dei processi di divisione di beni, notoriamente lunghi, di attribuire la delega a un notaio nominato dal giudice delle operazioni di divisione, quando ci sia accordo tra i comproprietari sulla necessità di dividere il bene.
Sei: la concentrazione presso i tribunali e le Corti d’Appello di Milano, Roma e Napoli delle cause che coinvolgono gli investitori esteri (senza sedi stabili in Italia).
Sette. La revisione del «concordato in bianco» introdotto nel 2102 per consentire all’impresa in crisi di salvare il patrimonio dalle aggressioni dei creditori: ora, per evitare condotte abusive tese solo a rinviare il momento del fallimento, si dispone che l’impresa non potrà più limitarsi alla semplice domanda in bianco ma dovrà depositare l’elenco dei suoi creditori. Per la giustizia civile, dunque, «abbiamo pensato di dare vita a una terapia d’urto», ha detto il ministro della Giustizia Cancellieri.
Dino Martirano

TASSE
L’abitazione principale diventa impignorabile Il tetto dei 120 mila euro
• Tra le misure del nuovo decreto è prevista l’impignorabilità della prima casa per debiti tributari inferiori a 120 mila euro, con esclusione delle sole case di lusso. Sarà dunque possibile iscrivere l’ipoteca ma non il passo successivo in caso di mancati pagamenti. È quindi un provvedimento che vuole tutelare le fasce di reddito medio-basse, assicurando che la prima casa, quando non di altissimo valore, non potrà essere messa all’asta dalle autorità. Una delle condizioni riguarda l’importo del debito verso l’Erario, che non deve salire sopra i 120 mila euro per impedire il pignoramento della prima casa: è quindi esclusa l’evasione dei grandi numeri. La norma riguarda uno dei mercati che più hanno sofferto in questo periodo di crisi, quello del mattone. Evitando la pignorabilità di un certo tipo di case e la loro successiva messa all’asta, è prevedibile un certo contenimento dell’offerta sulla piazza immobiliare. Questo potrebbe avere degli effetti sui prezzi e quindi sul fatturato del mercato, al momento caratterizzato da un eccesso di offerta, visto che la domanda è alle prese con la crisi.

Si allunga il periodo delle rate per saldare Sale fino a 120 mesi
• Le norme di revisione dei poteri di Equitalia, introdotte dal decreto «Fare», prevedono — a favore dei contribuenti in difficoltà economica o con momentanea carenza di liquidità — l’aumento della possibilità della rateizzazione dei debiti tributari dalle attuali 72 rate a 120. Questo significa un allentamento della morsa del creditore (l’Erario) nei confronti del debitore (il contribuente). Passare da 72 a 120 rate vuol dire allungare generalmente le scadenze del 67%, dando più respiro a chi per vari motivi è in debito verso il Fisco. Naturalmente la norma ha un particolare significato in questi anni di crisi, dove anche un piccolo debito può mettere in difficoltà l’attività di un’impresa — e l’occupazione che garantisce — così come lo studio di un professionista. Il prolungamento della rateizzazione dovrebbe aiutare a scongiurare questi pericoli. Con l’aiuto, tra l’altro di tassi d’interesse storicamente a livelli molto bassi: insomma, l’allungamento delle scadenze non dovrebbe appesantire eccessivamente gli oneri degli interessi.

Si potranno saltare fino a 7 versamenti senza perdere la rateizzazione
• C’è un altro capitolo che riguarda le rate all’interno del nuovo decreto del governo. È infatti previsto l’aumento a 8 (dalle attuali 2) del numero delle rate non versate, anche non consecutive, a decorrere delle quali decade il beneficio della rateizzazione. Nella prima bozza del provvedimento il limite era più basso, a 5 rate non versate. Che cosa vuol dire? Chi non riuscirà a pagare da una fino a sette rate del proprio debito con l’Erario non perderà comunque il beneficio alla rateizzazione, che per molti è una condizione importante tanto per poter rispettare gli obblighi con il Fisco quanto per poter continuare la propria attività. Anche in questo caso si cerca di dare maggiore respiro al contribuente debitore e alla sua attività, cercando di scongiurare effetti pesanti — per esempio — sull’impresa. La rateizzazione, infatti, è un aiuto non da poco soprattutto quando la liquidità è scarsa, come oggi purtroppo succede in molti casi, dalle aziende fino ai piccoli professionisti e al mondo degli autonomi in generale.

Nautica, fisco più leggero Prelievo dimezzato per i natanti da 14 a 20 metri
• Scendono le tasse sulle barche. Nel provvedimento deciso ieri dall’esecutivo arriva anche il taglio della tassa sul lusso introdotta dal governo Monti sulle imbarcazioni. Secondo la norma, per rilanciare la nautica da diporto, viene ridotta la tassazione sulle imbarcazioni fino a 20 metri. Inoltre, con la cancellazione dei primi due scaglioni (800 euro gli scafi di lunghezza da 10,01 metri a 12 metri; 1.160 per scafi da 12,01 metri a 14 metri) non pagheranno più nulla le imbarcazioni fino a 14 metri di lunghezza. Per gli altri due scaglioni l’importo viene rivisto al ribasso. Per le barche da 14,1 metri a 17 l’importo dovuto passa da 1.740 a 870 euro, mentre per le imbarcazioni da 17,01 a 20 metri l’importo della tassa è di 1.300 euro contro i 2.600 originari. La tassa è diventata famosa per aver poi generato un gettito decisamente inferiore rispetto alle previsioni. Nel frattempo, il mercato della nautica resta ampiamente sotto i livelli pre-crisi: la riduzione delle imposte punta anche a un rilancio del settore.

IMPRESE
Tre miliardi per i cantieri, 30 mila nuovi posti di lavoro Meno certificati
• Boccata d’ossigeno per il settore edilizio, uno dei comparti più in sofferenza. Il decreto del fare prevede che saranno momentaneamente definanziate alcune grandi opere come la Tav Torino-Lione e il terzo valico Milano-Genova e il Ponte sullo stretto di Messina. In questo modo si recuperano tre miliardi di euro che saranno dirottati a opere già cantierate o cantierabili come le metropolitane di Milano, Napoli e Roma o l’autostrada Ragusa-Catania. Secondo il governo potranno essere creati 30 mila nuovi posti di lavoro. Il credito di imposta sulle opere in project financing scende da 500 a 200 milioni. Il Durc (documento di regolarità contributiva) verrà allungato a sei mesi così come viene sbloccato il nodo burocratico che impedisce alle imprese edili di compensare i debiti contributivi con i crediti derivanti dallo sblocco da parte della Pubblica amministrazione. Novità anche per gli appalti. Salta infatti la responsabilità solidale fiscale dell’appaltatore per il versamento all’erario delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e dell’Iva dovuta dal subappaltatore.

Tassi agevolati fino a 5 anni Il fondo finanziato dalla Cassa depositi
• Gli istituti di credito potranno stipulare convenzioni con la Cassa depositi e prestiti per concedere alle imprese finanziamenti a tasso agevolato per «l’acquisto di macchinari, impianti e attrezzature nuove di fabbrica ad uso produttivo». I finanziamenti verranno concessi entro il 2016 e il plafond sarà di 5 miliardi di euro. L’erogazione avrà una durata massima di 5 anni per un valore massimo di 2 milioni di euro per ciascuna impresa. Lo Stato stanzia quasi 400 milioni di euro per coprire la differenza tra il costo effettivo del finanziamento e il basso tasso di interesse offerto alle Pmi. Novità anche per i fondi di garanzia. Quello classico per le Pmi sarà messo a punto in un successivo decreto entro la fine di agosto. Quello molto atteso per «i grandi progetti per l’innovazione e la ricerca» nasce subito con una dotazione di 50 milioni per quest’anno e altrettanti per il 2014. È prevista anche la razionalizzazione della rete carburanti consentendo che una parte delle vecchie stazioni venga riconvertita in impianti per la sola vendita di gas metano per autotrazione.

Gli uffici pubblici in ritardo pagheranno una multa di 50 euro al giorno
• Per chi fa impresa tutto sarà più semplice. L’atteso decreto sulla semplificazione per mettere l’Italia in linea con il resto d’Europa prevede una serie di novità. Si va dalla scomparsa di una serie di certificati medici inutili come, per esempio, la pretesa di esibire per gli ufficiali esattori quello di «sana e robusta costituzione». Così il Durc (documento unico di regolarità contributiva per le imprese) potrà essere acquisito in via telematica, e sarà molto ridotta tutta la macchina burocratica per gli obblighi (che restano) in materia di sicurezza sul lavoro per le attività a basso rischio e per la prevenzione di incendi. Tutta la macchina amministrativa dovrà poi essere “tarata” per rispettare i tempi e semplificare la vita degli imprenditori e dei cittadini. Nel decreto si prevede, per esempio, la sanzione di 50 euro al giorno (con un tetto massimo però di 4000 euro) a carico dei funzionari colpevoli di ingiustificabili ritardi. E’ previsto anche un analogo indennizzo per gli utenti coinvolti nel disservizio durante la conclusione di un procedimento amministrativo.

Spinta all’Agenda digitale e desk Italia per investire «Il wi-fi verrà liberalizzato»
• L’Agenda per l’Italia digitale, insieme al nuovo Desk per l’attrazione degli investimenti esteri passeranno sotto la diretta regia della presidenza del Consiglio. Sempre a Palazzo Chigi nascerà un tavolo di esperti, presieduto dal commissario di governo Francesco Caio con il compito di accelerare l’attuazione dell’Agenda. In arrivo la liberalizzazione del collegamento wi-fi. Tra i compiti di Caio ci sarà anche quello di far dialogare le 129 banche dati attualmente in funzione nel sistema tributario italiano in modo da rendere più efficiente la lotta all’evasione. Un allarme già lanciato da un’indagine parlamentare sulle anagrafi tributarie ma finora rimasto lettera morta. Sempre in zona digitalizzazione arriva per il cittadino la possibilità di chiedere una casella di posta elettronica certificata, meglio identificato come «domicilio digitale» per dialogare in sicurezza con le varie amministrazioni. Sempre l’Agenda per l’Italia digitale, entro due anni, dovrà realizzare l’anagrafe nazionale centralizzata, progetto al quale lavorerà in sintonia con il ministero degli Interni e la Sogei. Tra le novità dell’agenda digitale anche la carta d’identità elettronica per tutta la famiglia.

FAMIGLIE
Uno sconto di 550 milioni sulle bollette elettriche
• E’ stato l’argomento che ha richiesto il maggior approfondimento, il taglio di 550 milioni sulla bolletta elettrica. Il problema che ha richiesto un’ulteriore istruttoria sulle coperture del provvedimento. E’ parso indigesto a molti imprenditori lo schema di finanziamento dei tagli immaginato dal ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. In particolare la cancellazione di alcuni degli oneri che gravano attualmente sulla bolletta elettrica, pari a 135 milioni, viene previsto che siano compensati con un prelievo aggiuntivo a carico delle società che operano nelle energie rinnovabili e che presentano un imponibile maggiore di 40 mila euro e ricavi superiori a 200 mila euro. Non solo. Si tagliano anche i sussidi Cip6 ancorando gli adeguamenti degli stessi anziché al prezzo del petrolio a quelle del gas metano che vanno scendendo. Proprio questa parte della norma avrebbe sollevato le proteste di numerosi imprenditori del settore: dai Moratti ai Lucchini ai Garrone.

Una sola scadenza per gli obblighi amministrativi
• Arriva la data unica per i nuovi obblighi amministrativi a carico di cittadini e imprese. Le leggi italiane cambiano spesso, e spesso il problema non è solo capire cosa cambia ma anche quando. Il decreto stabilisce che ogni anno ci sono due giorni, il primo gennaio e il primo luglio, nei quali scattano tutte le novità decise fino a quel momento. Fanno così in molti Paesi europei, come Regno Unito, Francia e Olanda. Un modello che però, come ammette la stessa relazione che accompagna il decreto, «presenta delle criticità, tra cui la derogabilità di parte di norme successive». Per le leggi che arriveranno d’ora in poi, cioè, sarà sempre possibile prevedere delle scadenza diverse.
Un piccolo anticipo della legge sullo ius soli renderà più facile acquistare la cittadinanza italiana per chi ha genitori stranieri ma è nato nel nostro Paese. Compiuti i 18 anni, il diritto sarà maturato anche in caso di eventuali inadempimenti amministrativi da parte di padre e madre.

Arriva il bonus per la mobilità degli studenti meritevoli
• Diciannove milioni di euro per assicurare il sostegno del merito e della mobilità interregionale degli studenti universitari. Sono le «borse per la mobilità» a favore di studenti che, avendo conseguito risultati scolastici eccellenti, intendano iscriversi per l’anno accademico 2013-2014, a corsi di laurea ovvero a corsi di laurea magistrale «a ciclo unico» presso università statali o non statali italiane, con esclusione delle università telematiche. Il fondo è ripartito tra le Regioni che erogano le risorse.
Sblocco del «turn over» nelle università per l’anno 2014: si libereranno posti per 1.500 ordinari e 1.500 nuovi ricercatori. Il risultato si ottiene elevando dal 20 a 50% il limite di spesa consentito rispetto alle cessazioni dell’anno precedente. Le singole università potranno quindi assumere, nel rispetto delle specifiche disposizioni, sui limiti di spesa per il personale e per l’indebitamento senza superare, a livello di sistema, il 50% della spesa rispetto alle cessazioni.

Automatici i cambi di residenza, documenti on line
• È ricco il capitolo delle semplificazioni a favore dei cittadini. Prevede il rilascio di certificazioni sui titoli di studio in lingua inglese e anche semplificazioni sul cambio della residenza e del domicilio che varranno automaticamente anche ai fini della tassa sui rifiuti. Viaggeranno on line i certificati medici di gravidanza (con la data presunta del parto, quello del parto e quello di interruzione di gravidanza). Arrivano semplificazioni per le procedure di autorizzazione degli apparecchi per la risonanza magnetica. Viene tolto il requisito della specializzazione per l’accesso degli odontoiatri al servizio sanitario nazionale considerato un’incongruenza rispetto alle norme attuali. Niente più certificati di sana e robusta costituzione obbligatori per farmacisti e dipendenti del pubblico impiego. Viene eliminato l’obbligo di certificazione sanitaria per molte categorie di lavoratori non a rischio, compreso quello di «idoneità psico-fisica» per i maestri di sci.

LA STAMPA
ROBERTO GIOVANNINI
Cinque ore sono servite per mettere a punto il decreto legge «fare», come l’ha chiamato il premier Enrico Letta. Oltre 80 articoli da esaminare, qualche correzione da apportare, diverse coperture finanziarie da individuare, il via libera a un disegno di legge sul consumo del suolo. E così alla fine non c’è stato più tempo per licenziare l’annunciato disegno di legge sulla semplificazione. Verrà varato mercoledì prossimo dal Consiglio dei ministri, insieme al pacchetto carceri del ministro della Giustizia Cancellieri. Venerdì prossimo, invece toccherà al pacchetto lavoro di Enrico Giovannini.
Letta spiega che le misure «servono a rilanciare l’economia del Paese» ed aiutare «tutti quelli che vogliono fare». «Siamo contenti - dice perché si tratta di un provvedimento completo, e ci premeva dare un segno molto forte», ma anche perché ha visto la «grande coesione del Consiglio che ha discusso molti articoli», ha sottolineato Letta. Anche sui temi più spinosi, come la revisione delle norme relative ad Equitalia, c’è stato però «sostanziale convergenza» fra Pdl e Pd, spiega un ministro.
Molti provvedimenti hanno natura economica, spaziando dal fisco alle infrastrutture, dall’edilizia all’energia, dalla scuola e l’università alle le semplificazioni burocratiche, Ma il capitolo forse più innovativo è l’intervento sulla disastrata giustizia civile, che ha accumulato un arretrato mostruoso e che di fatto oggi è un puro simulacro di giustizia. «Abbiamo pensato di dare vita a una terapia d’urto», dice il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, finalizzato alla riduzione di un quarto delle pratiche arretrate, che sono oltre 1 milione e 200mila. L’operazione si farà reclutando 400 giudici onorari, che lavoreranno guadagnando 200 euro a sentenza. Tra l’altro, si lavorerà anche per evitare che la montagna di cause si ricostituisca, rilanciando lo strumento della mediazione obbligatoria.
Tra i provvedimenti spicca la revisione dei poteri di Equitalia: i contribuenti in difficoltà economica potranno rateizzare il debito tributario in 120 rate, e per otto di esse potranno sospendere il pagamento senza perdere il beneficio della rateizzazione. La prima casa non potrà più essere pignorata per debiti tributari inferiori a 120mila euro, eccetto le case di lusso. Parte un piano straordinario di edilizia scolastica finanziato dall’Inail che vale fino a 100 milioni di euro all’anno nel triennio 2014-2016. Ai cittadini sarà concesso di ottenere un indennizzo se la pubblica amministrazione non rispetta determinati tempi. «Il cittadino deve percepire lo Stato come amico, per questo abbiamo riequilibrato il rapporto tra cittadini e fisco», ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano. Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato uno sblocco parziale del turnover per l’Università, che permetterà di assumere 1.500 ricercatori di tipo B e circa 1.500 professori ordinari.
Altra novità, bonus da 5 miliardi per favorire l’acquisto di nuovi macchinari da parte delle imprese. Si tratta di prestiti agevolati ad un tasso pari alla metà di quello di mercato, grazie a 5 miliardi della cassa depositi e prestiti messi a disposizione di quelle imprese che vogliono comprare nuovi macchinari, fino a 2 milioni di investimenti per ciascuna azienda. I finanziamenti verranno concessi entro il 2016. Partiranno lavori in infrastrutture per 3 miliardi di euro in piccole, medie e grandi opere. Come ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, «Sono state adottate misure che consentono di ridurre le bollette energetiche degli italiani di 550 milioni, con l’utilizzo del biodeisel e con la modifica del Cip6».
Sarà semplificato l’iter della cittadinanza, risolvendo «errori burocratici che hanno impedito ai cittadini immigrati di ottenere la cittadinanza italiana. Sparisce la tassa sulle piccole imbarcazioni, che resta per i grandi natanti e viene dimezzata per quelli sotto i 18 metri. Infine, finalmente sparisce una vecchia norma repressiva - presente solo in Italia che imponeva l’identificazione personale degli utilizzatori di rete Internet wi-fi. Da adesso quest’obbligo non esiste più.


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Cosa è Agenda Digitale
In questi giorni i media parlano di Agenda Digitale, iniziativa nata per smuovere la politica sulle questioni dello sviluppo tecnologico italiano. Analizziamo di cosa si tratta.
di Maurizio Ceravolo
lunedì 07 febbraio 2011
Agenda Digitale è un progetto nato per sensibilizzare la classe politica a proposito dello sviluppo tecnologico italiano, che purtroppo risulta fermo al palo. Anni fa si parlava delle famose tre i: innovazione, internet, inglese. Purtroppo siamo rimasto, come spesso capita in Italia, alle parole. Molte zone d’Italia sono rimaste alla banda strettissima del secolo scorso, il modem a 56k, dove la banda larga arriva, in molti casi è virtuale. Si parla di adsl a 7 megabit nominali che a malapena arrivano ad 1.

In questo caso si parla di Digital Divide. Ed è un grosso limite per lo sviluppo. Non pensiamo che la banda larga serva solo a scaricare film e musica da internet. Ci sono aziende che usano internet come strumento di lavoro. Una connettività lenta rallenta o blocca il lavoro, con conseguenti costi. Mentre una banda adeguata aiuta ad aumentare la produttività, diminuire i costi di comunicazione, inventare nuovi servizi. E non bisogna pensare a piccole comunità montane.

I problemi possono succedere dovunque. Faccio un caso pratico. Io abito a Roma, la capitale d’Italia. Nel mio quartiere, oltre una certa strada, non arriva l’adsl. Per problemi imprecisati della centrale, non è possibile avere la banda larga con alcun operatore. L’unica possibilità è scegliere la connettività mobile. Immaginate che danno sarebbe per una azienda che decidesse di prendere un ufficio lì, arredarlo, assumersi dei costi per renderlo operativo e poi scoprire che non può avere la connettività.

La grande miopia politica, parlando della sola banda larga, è che secondo uno studio di Confindustria ogni euro speso per lo sviluppo della banda larga ne genera 4 in aumento del PIL.

Agenda Digitale nasce come pungolo per la politica per questa ed altre questioni che non possono essere ulteriormente procrastinate. E si ispira anche se non esplicitamente ai principi dell’Agenda Digitale Europea i cui principi tracciati però da una entità politica, il governo dell’Europa, ovvero la Commissione e che potete leggere qui (vi consiglio a tutti di leggerlo, è molto istruttivo, soprattutto per gli obiettivi che si da per quanto riguarda la banda larga europea).

Il logo di Agenda Digitale
Il logo di Agenda Digitale

Per stesse parole da suo sito, Agenda Digitale vuole che l’Italia riparta da Internet e dalla tecnologia. La politica ha posto la strategia digitale al centro del dibattito in tutte le principali economie del mondo. Ma non in Italia.

Eppure in Italia metà della popolazione usa Internet. La tecnologia è parte integrante della vita quotidiana di milioni di cittadini.
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Siamo convinti che affrontare con incisività questo ritardo, eliminare i digital divide, sviluppare la cultura digitale con l’obiettivo di conquistare la leadership nello sviluppo ed applicazione delle potenzialità di Internet e delle tecnologie, costituisca la principale opportunità di sviluppo, con benefici economici e sociali per l’intero Paese.

Ci rivolgiamo a tutte le forze politiche, nessuna esclusa, sollecitando il loro impegno a porre concretamente questo tema al centro del dibattito politico nazionale.

Chiediamo, entro 100 giorni, la redazione di proposte organiche per un’Agenda Digitale per l’Italia coinvolgendo le rappresentanze economiche e sociali, i consumatori, le università e coloro che, in questo Paese, operano in prima linea su questo tema.

Agenda Digitale ha anche realizzato una pagina per il Corriere della Sera per far conoscere la sua iniziativa.


L’appello pubblicato sul Corriere della Sera (clicca per scaricarlo)

Cosa dire di questa iniziativa? La prima cosa è ovvia. Tutto è condivisibile. L’Italia ha bisogno di queste cose. E non lo dico da addetto ai lavori, che potrebbe avvantaggiarsi da nuovo lavoro. Lo dico effettivamente per tutti. Pensate solo se diventasse veramente realtà l’e-Government, poter risolvere questioni burocratiche con lo stato, senza doversi muovere, fare file, chiedere permessi al lavoro, permetterebbe di evitare di perdere una sacco di produttività. Oltre che ottimizzare l’uso dei lavoratori pubblici, con ulteriore beneficio per l’Italia.

Ed in questo noi di ideativi sottoscriviamo in pieno Agenda Digitale.

Però....

Però il dubbio che sia la solita iniziativa italiota lobbistica, usata per promuovere le aziende, per fare marketing senza alcuna azione reale, mi rimane e forte.

E per adesso non ho trovato abbastanza trasparenza che permetta di fidarmi completamente.

Le mie domande sono essenzialmente due. La prima, e questo non c’è scritto sul sito di Agenda Digitale, chi è che ha messo i soldi pagare la pagina sul Corriere della Sera. Per le altre attività c’è scritto nei credits che sono state fatte "pro bono" da una serie di aziende (una bella pubblicità direi).

Sul sito ci sono 100 nomi di sottoscrittori ( o testimonial quando si parla di marketing, per dare un messaggio con la sicurezza di una personalità familiare di chi istintivamente ci si fida). Sono blogger, impreditori di aziende tecnologiche, rapprensentanti di associazioni di consumatori, dirigenti di grandi aziende attive sulla rete, come Microsoft, Google, o nella comunicazione come Sky.
Sono grossi nomi. Ovviamente per loro avere una sviluppo digitale in Italia, significa poter aumentare il business.

E fin qui mi potrebbe stare anche bene. Nessuno regala niente. Loro pagano per stimolare uno sviluppo di cui potranno beneficiare anche loro.

Però c’è un nome che mi stona molto fra i 100 sottoscrittori. Franco Bernabè. Chi è questo signore? L’attuale capo di Telecom Italia. La persona, il cui compito sarebbe quello di portare la banda larga in Italia. Telecom Italia ha in eredità la rete della vecchia SIP, pagata con i soldi di decine di anni di tasse dagli italiani. La stessa persona che sta affossando il progetto Fibra per l’Italia, portato avanti da Tiscali, Wind, Fastweb e Vodafone, per creare in Italia una rete di telecomunicazioni in fibra ottica, che arrivi direttamente nelle case degli italiani. Ovviamente per mantenere il timone di controllo sull’accesso ad internet, visto che gli altri operatori sono rivenditori del suo stesso servizio, visto che la rete è Telecom.

Se questi sono i presupposti, ho paura che Agenda Digitale in Italia, rimanga solo parole.

E il governo in tutto questo? Snocciola risultati molto buoni per bocca del ministro delle Comunicazioni Romani, il quale afferma che il digital divide italiano verrà azzerato nel 2013. Ma forse non gliel’hanno detto che a molti in Italia la banda larga arriva solo ufficialmente. Io personalmente,a Roma, avevo una 20 mega che riusciva a raggiungere una portante di soli 5 mega. Dove la portante è la velocità massima teorica che può raggiungere. Pensiamo a quelli che ufficialmente hanno una due mega.

Ed inoltre dichiara anche fastidio per l’Agenda Digitale, visti gli ottimi risultati di governo. E quindi significa che se c’è commistione politica con Agenda Digitale, allora c’è con l’opposizione. Anche perché Franco Bernabè, come riporta il profilo su Wikipedia, ha ricoperto in carriera incarichi pubblici. E nel 1999 è stato nominato dal primo ministro italiano, rappresentante speciale del governo italiano per la ricostruzione del Kosovo (!?!, possibile che era la personalità più adatta per questo scopo?). Il primo ministro allora era Massimo D’Alema. Sinistra! Bernabè. Telecom. Non so perché, ma queste associazioni di memoria, mi fanno venire in mente l’affare Telekom Serbia. Sicuramente sono i che penso male. Ma il dubbio che Agenda Digitale sia la scusa per un ulteriore scontro fra governo ed opposizione mi rimane.

Una ultima domanda che mi faccio e che mi piacerebbe rivolgere al ministro Romani. Che fine hanno fatto gli 800 milioni di euro promessi da governo da due anni per lo sviluppo della banda larga e mai erogati?


COMMISSIONE EUROPEA

L’Agenda digitale: la Commissione traccia un piano d’azione per accrescere la prosperità e il benessere in Europa
Reference: IP/10/581 Event Date: 19/05/2010 Export pdf PDF word DOC
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IP/10/581

Bruxelles, 19 maggio 2010

L’Agenda digitale: la Commissione traccia un piano d’azione per accrescere la prosperità e il benessere in Europa

La Commissione ha presentato oggi un’ambiziosa Agenda europea del digitale la cui attuazione dovrebbe dare un importante contributo alla crescita e diffondere i benefici derivanti dall’era digitale a tutte le fasce sociali. Negli ultimi 15 anni le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno già determinato la metà dell’aumento di produttività in Europa (cfr. IP/10/571) ed è probabile che questa tendenza sia sempre più marcata. L’Agenda indica sette aree prioritarie d’azione: la creazione di un mercato unico del digitale, una più estesa interoperabilità, una maggiore fiducia in internet e nella sua sicurezza, un accesso molto più veloce ad internet, investimenti più consistenti nel settore ricerca e sviluppo, un miglioramento dell’alfabetizzazione e dell’inclusione digitali, l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per sostenere le sfide che la società si trova ad affrontare come il cambiamento climatico e l’invecchiamento demografico. Tra i benefici ottenibili, anche una maggior facilità per i pagamenti online e la fatturazione elettronica, nonché l’introduzione in tempi brevi della telemedicina e di sistemi d’illuminazione a elevata efficienza energetica. In queste sette aree d’azione, l’Agenda del digitale prevede 100 interventi di follow-up; di questi, 31 dovrebbero essere di carattere legislativo. L’Agenda del digitale costituisce la prima delle sette iniziative faro della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (cfr. IP/10/225).

"Dobbiamo porre gli interessi dei cittadini e delle aziende europee al centro della rivoluzione digitale, in modo da sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) per la creazione di nuovi posti di lavoro, la sostenibilità e l’inclusione sociale" ha dichiarato Neelies Kroes, vicepresidente della Commissione responsabile dell’Agenda del digitale. "L’ambiziosa strategia che viene presentata oggi indica chiaramente le aree sulle quali è necessario concentrare i nostri sforzi nei prossimi anni. Per portare a pieno frutto il potenziale del futuro digitale europeo dobbiamo ottenere un totale sostegno da parte degli Stati membri, del settore delle TIC e di tutte le componenti economiche vitali.".

Sette obiettivi

Un nuovo mercato unico per sfruttare i benefici apportati dall’era digitale

I cittadini dovrebbero poter usufruire di servizi commerciali e prodotti di intrattenimento culturale su base transnazionale. Ma i mercati dell’UE sono ancora segmentati da barriere che impediscono l’accesso a servizi di telecomunicazione e digitali e a contenuti offerti su scala europea. Il numero di brani musicali scaricati attualmente negli USA è quattro volte superiore rispetto all’UE, che presenta mercati frammentati caratterizzati da una mancanza di offerta legittima. La Commissione intende aprire l’accesso a contenuti legittimi in rete semplificando i meccanismi esistenti di liberatoria del diritto d’autore, rilascio transfrontaliero di licenze e gestione dei diritti. Altre azioni comprendono l’agevolazione dei pagamenti e della fatturazione elettronica nonché la semplificazione della risoluzione delle controversie in rete.

Migliorare la definizione e l’interoperabilità delle norme TIC

Per facilitare la creatività, l’aggregazione e l’innovazione da parte dei cittadini, abbiamo bisogno di prodotti e servizi TIC aperti e interoperabili.

Migliorare il tasso di fiducia e la sicurezza

I cittadini europei non faranno ricorso a tecnologie delle quali non si fidano — devono sentirsi a proprio agio e sicuri quando accedono a servizi online. Una risposta europea meglio coordinata ai ciberattacchi e norme più rigorose in merito alla protezione dei dati personali costituiscono parte della soluzione a questo problema. Potenzialmente, le azioni potrebbero anche obbligare i gestori di siti web a comunicare agli utenti eventuali violazioni della sicurezza che coinvolgono i loro dati personali.

Aumentare l’accesso a internet veloce e superveloce per i cittadini europei

L’obiettivo per il 2020 è di offrire l’accesso a internet a velocità pari o superiori a 30 Mbp a tutti i cittadini europei, nonché connessioni a 100 Mbp ed oltre alla metà delle famiglie europee. Oggi, solo l’1% dei cittadini UE ha accesso a reti ad alta velocità a fibra ottica, contro il 12% dei giapponesi e il 15% dei sudcoreani (cfr. tabella allegata). L’internet superveloce è un requisito essenziale per una crescita economica forte, per la creazione di nuovi posti di lavoro e di prosperità, ma anche per garantire che i cittadini possano accedere ai contenuti e ai servizi che desiderano. La Commissione esplorerà, tra le altre cose, anche vari modi per attrarre finanziamenti destinati allo sviluppo delle reti a banda larga attraverso meccanismi di rafforzamento del credito e fornirà orientamenti su come incoraggiare gli investimenti nelle reti a fibra ottica.

Incrementare la ricerca di punta e l’innovazione nelle TIC

L’Europa deve investire di più nel settore R&S e deve facilitare il concretizzarsi sul mercato delle migliori idee prodotte in Europa. L’Agenda mira, tra l’altro, a incrementare gli investimenti privati con fondi regionali europei e ad aumentare i finanziamenti UE destinati alla ricerca così che l’Europa possa tenere il passo con i concorrenti e addirittura superarli. Gli investimenti UE nella ricerca TIC rappresentano meno della metà di quelli USA (37 miliardi di euro contro 88 miliardi, nel 2007).

Fornire a tutti i cittadini europei competenze digitali e servizi online accessibili

Oltre la metà dei cittadini europei (250 milioni) si collega ogni giorno a internet, ma un altro 30% non lo ha mai fatto. Tutti, vecchi e giovani e a prescindere dall’estrazione sociale, hanno diritto ad accedere alla conoscenza e alle competenze necessarie a far parte dell’era digitale, dato che ormai, e sempre in maggior misura, il commercio, i servizi pubblici, quelli sociali e sanitari, l’istruzione e la vita politica sono reperibili in rete.

Sfruttare il potenziale delle TIC a vantaggio della società

Dobbiamo investire nell’uso intelligente della tecnologia e nello sfruttamento delle informazioni per trovare soluzioni che riducano il consumo energetico, sostengano una popolazione che invecchia, consentano ai pazienti di avere un ruolo più incisivo e migliorino l’accesso alla rete delle persone con disabilità. Uno degli obiettivi potrebbe essere di consentire ai pazienti la consultazione delle cartelle cliniche, ovunque si trovino in Europa, entro il 2015. L’Agenda contribuirà allo sviluppo di tecnologie TIC votate al risparmio energetico, quali le tecnologie d’illuminazione allo stato solido (Solid State Lighting, SSL) che utilizzano il 70% in meno di energia rispetto a quelle tradizionali.

Realizzare una strategia europea per il digitale

La sfida più ardua è quella di garantire l’adozione e l’attuazione in tempi brevi delle misure necessarie per raggiungere gli obiettivi elencati. Vari commissari europei lavoreranno in sinergia con le istituzioni dell’Unione europea e con le parti interessate per trasformare l’Agenda del digitale in realizzazioni concrete.

Contesto

Una cartella stampa è disponibile al seguente indirizzo:

http://ec.europa.eu/information_society/newsroom/cf/itemdetail.cfm?item_id=5826

Materiale audiovisivo è disponibile al seguente indirizzo:

http://ec.europa.eu/avservices/video/video.cfm?sitelang=en&type=1

Cfr. anche MEMO/10/199 e MEMO/10/200.

Annex