Roberto Giardina, ItaliaOggi 6/4/2013, 6 aprile 2013
GERMANIA, INONDAZIONI DIVERSE
Una notizia che oggi danno tutti. Inondazioni in Germania e in Mitteleuropa, ma cosa succede qui per prevedere i disastri e poi reagire? Acqua alta alla tedesca, Hochwasser. Ma non basta tradurre. Come si comporta, un bavarese con le galosce rispetto a un veneziano quando per piazza San Marco si va in gondola?Piove, governo ladro, qui funziona alla rovescia.
Nell’estate del 2002, Gerhard Schröder era dato per spacciato alle elezioni di settembre. Cominciò a diluviare. L’Oder e la Neisse, i fiumi diventati famosi durante la guerra fredda, perché dividevano l’Est dall’Ovest, la Germania dalla Polonia, strariparono, e anche l’Elba e il Danubio.
Il Cancelliere si precipitò in stivaloni e con ombrello in pugno sulle dighe improvvisate con i sacchetti di sabbia. E fu imitato dallo sfidante Edmund Stoiber. L’opinione pubblica reagì in modo paradossale. Premiò Schröder per la sua energia, anche se non poteva che pronunciare parole di incoraggiamento per i pompieri e i volontari. E mise sotto accusa Stoiber, perché avrebbe speculato sulla tragedia. Chi detiene il potere ha il diritto e il dovere di presenziare. Gli altri no. Misteri della psicologia popolare. Andò così, e Schröder vinse per pochi voti.
L’inondazione di questi giorni è più drammatica di quella di undici anni fa, ma la Cancelliera non si bagna i piedi. A una signora non è richiesto, e lei si limita a mettere a disposizione l’esercito. I tedeschi si comportano con una sorta di sano realismo che dovrebbe essere una nostra specialità. Quando lavoravo da Bonn, abitavo proprio sul Reno. Dalla mia scrivania vedevo solo il grande fiume. Alla fermata del tram, sotto le mie finestre, un cartello avvertiva: «Questa fermata è abolita quando è sott’acqua». Non feci in tempo a fotografarlo, che lo tolsero. Peccato, andava sott’acqua almeno una volta all’anno.
I tedeschi, come ho scritto, hanno la mania della puntualità, e sono convinti che anche i loro fiumi siano puntuali. Nella costruzione del grattacielo che avrebbe dovuto ospitare gli uffici dei parlamentari a Bonn non avevano preso le opportune precauzioni perché la piena del Reno era attesa in primavera: arrivo a febbraio e le fondamenta del palazzone di 40 piani cominciarono a galleggiare. Danni per milioni. Adesso la costruzione ospita la Deutsche Post, le poste nazionali.
Sempre lungo il Reno, in un’altra occasione l’acqua alta minacciava i quartieri antichi di Colonia. Le paratie arrivavano a 9 metri e 80, l’acqua continuava a salire. Giunsero migliaia di schaulustighe, cioè i voyeur dei disastri, con macchine fotografiche e cineprese, in attesa del disastro. Il fiume dispettoso si arrestò a 9 metri e 78. In migliaia se ne andarono delusi.
Qui, si cerca di prevedere, e non sempre ci si riesce. Ma non si dà la colpa alle autorità se piove. Non esiste un’ istituzione nazionale per i grandi disastri come la nostra protezione civile. C’ è sempre ovunque un Krisenstab, un centro di crisi pronto a entrare in azione quando succede qualcosa: prima a livello cittadino, poi regionale, e infine nazionale. Ne fanno parte sindaci e funzionari vari, dal capo della polizia a quello dei pompieri, che danno a turno la loro disponibilità. Come un medico del pronto intervento.
Quando è necessario scatta l’allarme, che si allarga in cerchi concentrici: se la città non ce la fa, interviene subito la regione, e poi la Federazione, il governo centrale a Berlino. I pompieri sono un’istituzione nazionale. Volontari nei piccoli centri, conoscono la zona, gli abitanti, sono loro a organizzare le feste campestri, o chiedere ai cittadini di correre sugli argini a innalzare dighe con i sacchetti di sabbia.Ognuno sa quel che deve fare e come. E’ tanto complicato imitarli? Infine, per la cronaca. Nel 2002, ci furono vittime in Polonia, perché, senza rispettare la legge, all’ italiana, avevano costruito sui greti asciutti. E nessuna vittima in Germania, anche se l’Elba non ha argini per rispettare l’ecologia: se l’acqua non bagna i prati, le cicogne non troverebbero rane e morirebbero di fame. La generosità popolare fu grande e immediata. Ma, alla fine, i soldi non furono tutti utilizzati: avevano donato troppo, e gli inondati erano stati onesti non barando sui danni.