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 2013  aprile 06 Sabato calendario

RATZINGER VUOLE TENERE LO STEMMA

«Santo Padre, dopo aver rinunciato al pontificato non pensa di cambiare lo stemma?» «Grazie, non intendo modificarlo». Questa è la sintesi del tentativo operato dal cardinale Andrea Carlo di Montezemolo presso Benedetto XVI perché mutasse lo stemma usato dal 2005 al 2013, adottandone uno nuovo rapportato alla situazione (inattesa e con precedenti limitati e indietro nei secoli) del pontefice emerito. È lo stesso presule, esperto di araldica ecclesiastica, a darne notizia sul fascicolo n. 113 della rivista Nobiltà, nell’articolo «Un nuovo stemma per un papa emerito?».
Il cardinale Montezemolo aveva apprestato lo stemma per papa Benedetto subito dopo la sua elezione. Di quello, asserisce, il pontefice emerito dovrebbe abbandonare i simboli «che gli competevano solo per l’ufficio, o per la dignità, che ora ha abbandonato». Quindi, via le grandi chiave decussate, simbolo della giurisdizione petrina ora non più esercitata. Al più, esse potrebbero figurare all’interno dello stemma nuovo, al capo (cioè nella sommità). In sé, potrebbe invece restare la mitria, introdotta proprio da Benedetto XVI in luogo della tiara, simbolo abituale dei papi nel corso dei secoli. La mitria, infatti, simboleggia l’ordine episcopale: oggi Ratzinger rimane vescovo; anzi, per alcuni avrebbe dovuto assumere il titolo di «vescovo emerito di Roma» e non quello di «pontefice emerito». Secondo mons. Montezemolo, però, si ridurrebbe a «un semplice logo», all’evidenza insufficiente per chi sia stato a capo della Chiesa. Via, quindi, pure la mitria.
Potrebbe non essere tolto il pallio, voluto dallo stesso papa Benedetto nello stemma papale, insieme con l’abbandono della tiara. Il cardinale Montezemolo ritiene che il «già Sommo Pontefice» (tale il nome che il presule ritiene sarebbe più appropriato per Benedetto XVI) potrebbe riprendere nel proprio stemma il motto che usava quand’era arcivescovo di Monaco, ossia «Cooperatores Veritatis». Quanto al copricapo da inserire, egli punta sul galero, tradizionale per i cardinali, con quindici fiocchi: galero e fiocchi, però, li propone insolitamente bianchi, per distinguerli dai diversi colori in uso per altri prelati.
Alla fine, il lavoro dell’esperto araldista ha prodotto uno stemma che ricorda l’ufficio già ricoperto da Ratzinger soltanto nelle chiavi decussate, messe nel capo. Nel resto, lo stemma è adattato al nuovo status. Non si sa quali stemmi, dopo la rinuncia, avessero usato Celestino V e Gregorio XII. Probabilmente proprio per la mancanza di precedenti il pontefice emerito ha preferito, come riconosce lo stesso Montezemolo, esprimere «vivo gradimento e sentita gratitudine per l’interessante studio fattogli pervenire», ma ha «fatto sapere che preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione venutasi a creare con la rinuncia al Ministero Petrino».
Ci saranno, dietro il rifiuto del papa emerito, considerazioni storiche, teologiche, canonistiche, ma forse anche umane: il nuovo stemma lo farebbe apparire troppo distante dalla condizione precedente, conducendolo allo stato o di una sorta di cardinale aggregato o di un semplice vescovo emerito, non già di pontefice sia pure rinunciatario.