varie, 29 maggio 2013
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RAME Franca Parabiago (Milano) 18 luglio 1929 - Milano 29 maggio 2013. Attrice. Per più di cinquant’anni insieme a Dario Fo
RAME Franca Parabiago (Milano) 18 luglio 1929 - Milano 29 maggio 2013. Attrice. Per più di cinquant’anni insieme a Dario Fo. Nel 2006 fu eletta al Senato con l’Italia dei Valori. • Figlia d’arte, fin da bambina girò per le piazze e i teatri della Lombardia e del Piemonte con il padre Domenico, la madre Emilia, il fratello, gli zii, i cugini. Faceva la neonata in scena per gli spettacoli di famiglia. Dal 1950 attrice di prosa e di rivista, nel 1951 tra le protagoniste di Ghe pensi mi di Marcello Marchesi (con Tino Scotti), poi ne I fanatici e Papaveri e papere, brava e bellissima diventò in breve una delle soubrette più ammirate. • Scritturata per Sette giorni a Milano, conobbe Dario Fo, col quale si sposò nel 1954: «Una bionda mozzafiato, quando me la son trovata davanti il cuore ha cominciato a danzare a ritmo forsennato. Però poi è stata lei a spingermi contro un muro e a baciarmi la prima volta» (Dario Fo). Da allora inseparabili nella vita e sul palcoscenico: protagonista femminile di tutti gli spettacoli del marito, collabora a stesura dei testi e messe in scena. «I giovani sessantottini vedevano in Dario Fo il loro guru, l’uomo che più sembrava avvicinarsi all’ideale dell’immaginazione al potere. (...) Ma ad intensificare l’impatto politico di quel teatro provvedeva l’attività direttamente impegnata nel “movimento” di Franca Rama. Furono quegli anni in cui gli italiani si dividevano in due grandi categorie: quelli che amavano Franca Rame e quelli che la detestavano fino a punte di odio estremo. Quelli che la amavano vedevano in lei la militante che girava l’Italia con le collette per il Soccorso Rosso e per l’aiuto ai “compagni in galera”, l’attrice di talento che si mette in gioco e mette in gioco la sua carriera teatrale per un ideale di militanza politica totalizzante e onnivora. Quelli che la detestavano vedevano in lei la “pasionaria rossa”, la militante politica che approfittava della propria bellezza fisica per imporsi all’attenzione dei media» (Pierluigi Battista). • Il 9 marzo 1973 fu sequestrata e stuprata per la sua attività nelle carceri con Soccorso rosso: un’esperienza drammatica che inserì poi nello spettacolo Tutta casa, letto e chiesa. Occorsero venticinque anni per scoprire i nomi degli aggressori (ma il delitto era già caduto in prescrizione): un gruppo di cinque neofascisti la cui azione, a detta di un esponente di spicco della destra milanese di quegli anni, sarebbe stata ispirata da ufficiali dei carabinieri della divisione Pastrengo. • «Il momento brutto, negli anni del Mistero buffo, di Morte accidentale di un anarchico, di Pum, Pum! Chi è? La polizia!, di Tutta casa, letto e chiesa quando già ci avevano dato a Milano la palazzina Liberty, era alla prova generale. Perché arrivavano i funzionari della polizia e dicevano “questo lo togliete e anche quest’altro”. Cose anche innocenti, tipo il commissario che cade sulla sedia e il poliziotto si siede sulle sue gambe. Ogni tanto Dario lo portavano in questura con la camionetta, allora tutto il pubblico andava dietro, e io con loro, a far casino». • Un grave momento di crisi nella vita di coppia negli anni Ottanta quando, stanca per i continui tradimenti, annunciò in tv l’intenzione di divorziare. Tentò anche il suicidio, «un sabato pomeriggio». Crisi rientrata dopo le pubbliche grida di disperazione del marito. • «Insieme, sul palcoscenico, nella vita privata, nella comunanza ideologica, nell’impegno politico attivo, nella scrittura, nell’amore per il figlio Jacopo e per i nipotini, nelle delusioni, nella coerenza, nella resistenza ai soprusi, nei litigi, nella messa al bando da una società vile, nell’ostracismo da parte del potere, nella generosità munifica, nella solidarietà e affetto per e degli altri. Insieme anche nei premi: quando a Stoccolma, nel dicembre del 1997 fu conferito a Dario Fo il Nobel per la Letteratura, lui mostrò una foto della moglie Franca Rame, dedicandole parole bellissime per dividere con lei, com’era giusto, l’alto riconoscimento» (Natalia Aspesi). • Sull’elezione in Parlamento: «Il primo responsabile è stato Jacopo, me lo ha ripetuto per tre mesi: mamma, devi candidarti al Senato! E io: ma sei matto? Ha aperto pure un blog su internet, arrivavano centinaia di adesioni, delle lettere pazzesche: vai, Franca! Quando Leoluca Orlando mi ha fatto la proposta per l’Italia dei Valori mi veniva da ridere: ma allora è un’ossessione! Tutti mi incoraggiavano, ho chiamato anche Travaglio, Pardi, Flores D’Arcais... Mi è stato detto: siamo in guerra e devi combattere!» (da un’intervista di Gian Guido Vecchi). Era contraria sia alla missione in Afghanistan sia all’allargamento della base Usa a Vicenza, si lanciò contro gli sprechi proponendo un disegno di legge per punire «amministratori e funzionari pubblici davanti alla Corte dei Conti per i danni erariali e le responsabilità per lo spreco». Dopo vari annunci, nel gennaio 2008 rassegnò le dimissioni: «Sono stanca di votare contro coscienza». Descrive la sua esperienza al Senato come «il periodo più brutto della mia vita. Quel palazzo è il frigorifero dei sentimenti. Non riesci a fare amicizia con nessuno. Non ti vedono. Non ti salutano. Nessuno ti invita a bere un caffè. Conti solo per quel voto che devi dare in aula». • Nel 2006 Antonio Di Pietro la propone anche come Presidente della Repubblica. Ricevette 24 voti. • La morte nella sua casa di Porta Romana, dopo una lunga malattia e un ictus che l’aveva colpita il 19 aprile 2012.