Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 18/04/2013, 18 aprile 2013
LA GUERRIGLIA VISIVA NELL’ARTE CONTEMPORANEA
Come è cambiato il modo di fare informazione sull’arte contemporanea negli ultimi dieci anni? È il tema del workshop che si svolgerà domani e sabato a Villa Carpegna, sede della Quadriennale. Per confrontarsi sull’argomento arriveranno da tutta Italia una quarantina di relatori tra editori, critici, direttori di riviste d’arte sia su carta che su web. L’idea è partita da Jas Gawronski, presidente della Quadriennale, colpito dalla constatazione che negli ultimi anni, nonostante la crisi, il mercato dell’arte contemporanea è in grande subbuglio. «I mezzi di informazione che si occupano di questi temi si sono moltiplicati, il linguaggio è cambiato. Forse questo interesse è in linea con l’attenzione verso gli artisti, anche giovani, dovuta al fatto che oggi la società riconosce nell’immagine uno dei suoi miti», precisa Gawronski. «Ma allo stesso tempo l’arte contemporanea si trova nella paradossale condizione di subire il predominio della cultura visiva: l’iconografia diffusa, le immagini che rimbalzano continuamente da giornali, internet, cinema e tv. Per non parlare della pubblicità sui cartelloni stradali, sui telefonini, sui tablet. Pubblicità che arriva addirittura a fagocitare l’immagine artistica, in una guerriglia che provoca confusione nelle persone».Il workshop, che sarà aperto al pubblico, verrà accompagnato da una mostra delle principali riviste d’arte contemporanea made in Italy, tratte dalla raccolta del centro di documentazione della Quadriennale. Saranno esposte circa settanta testate su carta, dalle riviste storiche ai periodici più recenti, dalla free press ai magazine ideati dagli artisti oppure frutto della collaborazione tra artisti e curatori. Si potranno vedere anche riviste concepite come oggetti da collezione e che gli addetti ai lavori chiamano «artzines». Si va quindi da fogli gratuiti a periodici che arrivano a costare oltre venti euro a numero. Una nota curiosa: la maggior parte delle riviste oggi pubblicate in Italia sono scritte solo in inglese. Gawronski ipotizza che questo dipenda dal fatto che i collezionisti italiani acquistino opere d’arte soltanto all’estero nella paura di essere identificati dal fisco.Queste pubblicazioni si potranno anche comprare nello spazio messo a disposizione di Let’s Art, la libreria d’arte contemporanea aperta due anni fa da Valentina Pugliese e Francesco Maenza in via del Pellegrino e diventata in poco tempo un luogo di incontro tra artisti, critici, collezionisti. I lavori iniziano venerdì 19 alle ore 18, con una tavola rotonda moderata dal critico Marco Senaldi, in cui intervengono, tra gli altri, l’editore Umberto Allemandi, il critico Philippe Daverio, l’imprenditore Franco Debenedetti. Proseguono sabato alle 10, con una discussione su come le riviste d’arte hanno reagito alla crisi, nonostante il calo degli investimenti pubblicitari e delle vendite. Si concludono con una riflessione sul fatto che la maggior parte delle riviste nasce nel triangolo del design-moda-lusso tra Torino, Milano e Venezia
Lauretta Colonnelli