Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 14/04/2013, 14 aprile 2013
BRECH, I PUNTI DI VISTA
«Roma è una città eterna perché la sua decadenza non finisce mai», aveva scritto Giulio Carlo Argan. Christoph Brech, artista tedesco che dal 2006 fotografa la capitale, ha riportato la frase all’inizio del suo «Diario romano», pubblicato quattro anni fa. Ora Brech espone, fino all’8 settembre alla Casa di Goethe (via del Corso 18), i suoi lavori più recenti nella mostra «Roma città scattata»: una ventina di immagini in grande formato che restituiscono angolature della città inconsuete, ironiche, sorprendenti. L’artista ha un modo di guardare libero da stereotipi, che gli permette di vedere particolari di solito ignorati. E di fissarli nell’obiettivo in storie che attraggono l’osservatore perché nascono sempre da un contrasto. Ecco la struggente istantanea del passaggio effimero dell’uomo sul piedistallo eterno di un obelisco: una bottiglia di vino avvolta nella carta, un sacchetto di plastica con i resti di un panino. Ecco lo strano fungo simile a una spugna, cresciuto sulla facciata della Basilica di San Pietro. In un colore appena più caldo del travertino al quale è aggrappato, richiama nella forma il rosone sottostante plasmato dagli scalpellini, ma, al contrario del suo gemello in pietra, respira, cresce, sembra emanare luce.Oppure lo scorcio di piazza Navona, inquadrato nello spazio vuoto tra le statue della fontana dei Quattro Fiumi. In primo piano la coda del leone incuneato tra le rocce, il braccio muscoloso di un uomo che solleva la conchiglia come se fosse una cortina e nell’apertura sottostante ecco apparire come per magia l’ombrello colorato di una giostra, il cavallino bianco impennato al culmine del perno attorno a cui volano le seggiole, la torre indorata dalla luce sullo sfondo. A Campo de’ Fiori sono gli ombrelli dei venditori ambulanti a creare uno strano gioco basato sull’ambiguità. Semichiusi, in fila in mezzo alla piazza, circondano come gendarmi o fantasmi la statua di Giordano Bruno che appare di spalle, avvolto nel mantello nero.Altro elemento ricorrente di Brech sono i riflessi. Nel cortile di S. Ivo alla Sapienza il tramonto esplode sui vetri della facciata. I piatti d’argento, impilati sotto la statua dei Musei Vaticani per il ricevimento organizzato nel Duemila da papa Wojtyla in onore degli artisti contemporanei, rispecchiano le pieghe della tunica marmorea. Sulla pavimentazione di piazza San Pietro, rilucente sotto la pioggia, è tutto un movimento di ombre: tre piccioni, persone che si affrettano verso la chiesa, una figura sul cornicione della basilica stessa. Una profusione di riflessi ingannevoli rendono misteriosi i giardini di Ninfa, con gli alberi spogli che si trasformano in entità minacciose, gli archi del ponte che diventano occhi spalancati riflessi nell’acqua del torrente. Alle foto si accompagnano due video: «La Sosta», che riprende un volo di storni pulsante nel cielo come un balletto infinito; «Il Ponte» che capta i riflessi del traffico sul Ponte della Carraia a Firenze, al tramonto di una giornata di pioggia.
Lauretta Colonnelli