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 2013  aprile 12 Venerdì calendario

IL BARISTA SCRIVE ALL’ALBA

Il barista che leggeva romanzi d’amore: questo il ritratto di Diego Galdino, parafrasando il titolo di un famoso racconto di Luis Sepúlveda. Galdino ha quarant’anni. Ha cominciato a leggere romanzi d’amore a tredici, quando un amico di famiglia gli regalò «Le nebbie di Avalon» di Marion Zimmer Bradley. Poi cominciò a scoprire nuovi autori: da Nicholas Sparks a Nicholas Evans, da Guillaume Musso a Marc Levy. Fu costretto a lasciare la scuola (penultimo anno delle magistrali) perché il padre barista aveva bisogno di un aiuto. Passò il tempo. Diego Galdino leggeva e serviva caffè nel bar di famiglia, a Boccea. Si sposò, ebbe due figlie.Aveva 29 anni quando inciampò nel romanzo che doveva cambiargli la vita. «Lessi I cercatori di conchiglie, di Rosamunde Pilcher e rimasi incantato dalla descrizione del luogo dove era ambientata la vicenda: Penzance, in Cornovaglia. Fui attratto dalle scogliere ricoperte di muschio, dai tetti delle case, dal profumo del mare del Nord. Decisi di andare a verificare se fosse veramente così bello. Mio padre mi prese per matto, diceva che non potevo lasciarlo da solo al bar. Allora organizzai un viaggio lampo: due ore e mezzo di aereo, sei di treno, una di pullman. Arrivai a Penzance al tramonto, camminai sulle scogliere, raccolsi una zolla ricoperta di muschio che conservo ancora oggi dentro un vaso di vetro, dove si è creato un microclima e il muschio è ancora verde». Penzance era come aveva immaginato. Per l’emozione decise di scrivere una storia ambientata lassù. Fu così che i romanzi d’amore, oltre a leggerli, Galdino cominciò a scriverli.Ora arriva in libreria «Il primo caffè del mattino», edito da Sperling & Kupfer. Racconta di un barista, Massimo, proprietario di un piccolo locale nel cuore di Roma, che ogni mattina all’alba attraversa la città addormentata per andare al lavoro. Lì lo aspetta il primo caffè della giornata, quello dall’aroma più intenso e dal sapore più buono. Con il passare delle ore arrivano gli avventori abituali: Tonino il meccanico (caffè lungo), Pino il parrucchiere (caffè al vetro), Luigi il falegname (caffè corretto sambuca), Lino (caffè al ginseng) con l’inseparabile cane Junior, Alfredo il fornaio (caffè al vetro schiumato), Gino il macellaio (caffè al vetro macchiato caldo), Antonio l’idraulico che soffre d’insonnia (decaffeinato lungo), Rina la fioraia (caffè al vetro con bicchiere d’acqua). Tutti i personaggi sono reali e ieri sono arrivati compatti alla piccola festa per la presentazione del libro, orchestrata da Catena Fiorello e Luca Spaghetti. Mancava soltanto la protagonista femminile del romanzo, Geneviève, la ragazza con le lentiggini venuta da Parigi, che una mattina compare all’improvviso sulla porta del bar e conquista il cuore di Massimo. Ma Geneviève beve soltanto «thé noir de rose». Il finale è riservato ai lettori.Gli amici-avventori chiamano Galdino il Cinderella della letteratura, dal film «Cinderella story», rivisitazione in chiave moderna di Cenerentola, che qui invece della scarpetta smarrisce il cellulare. Galdino sul cellulare annota le idee per i suoi romanzi, man mano che gli vengono in mente, nelle lunghe giornate dietro il bancone. La mattina si alza alle quattro e scrive per un’ora e mezzo. Tutte le mattine. Per la festa della presentazione hanno riempito il bar di panche, appena riverniciate di smalto color cioccolata. Si sentiva ancora l’odore dell’acqua ragia. «Le ho recuperate in cantina, dove facciamo le riunioni di condominio», racconta il padre. Il colore lo ha steso Luigi il falegname (caffè corretto sambuca).
Lauretta Colonnelli