Matteo Maresi, Rolling Stone 19/4/2013, 19 aprile 2013
DAVIDE PARENTI
«Hai presente quando giri forte su te stesso guardando il cielo fino a che non perdi la bussola e cadi per terra ubriaco? Perché lo fai? Perché quel senso di vertigine ti fa sentire strano, ti sballa ed è divertente. Drogarsi, per i grandi, è un po’ come fare quel gioco, solo che è molto più pericoloso. Tu al massimo ti sbucci un ginocchio, mentre chi si droga può perdere tutto quello che ha, dalle persone a cui vuoi bene alla sua stessa vita». E la tossicodipendenza spiegata a un bambino secondo il deus ex machina che da 16 anni sceneggia le domande più scomode, offensive e – nel migliore dei casi – impertinenti dello showbiz italiano. Quelle delle sue Iene, la creatura televisiva di cui Davide Parenti ha seguito l’esponenziale incedere dal giorno zero. Schivo, allergico alle interviste e invisibile al radar del gossip, il carisma di un veterano (classe 1957) in un fisico da atleta (con tanto di laurea all’ISEF), Parenti si mette per una volta dalla parte dell’intervistato. Con uno dei suoi autori storici, Andrea Bempensante, ha infatti dato alle stampe un manualetto intitolato Droga (ed. Fivestore-RTI), una “summa” sull’argomento nata dalle inchieste delle lene, che il 16 maggio farà tappa al Salone del Libro di Torino con la partecipazione di Don Gino Rigoldi.
Dalle lene ci si sarebbe aspettati una puntatona speciale sulla droga, non un libro. Potrei barcamenarmi con una serie di ragioni verosimili, ma la verità è che gli introiti di questo volumetto servono a pagare gli avvocati che lavorano per difendere il nostro programma. Chi lo segue, può facilmente immaginare che razza di studio legale ci sia dietro. Tutto ciò ha un costo che il nostro editore non copre per intero. Mediaset infatti si preoccupa dei reati che può commettere mandando in onda i nostri servizi, ma non di chi questi servizi li realizza. Ogni lavoratore delle lene è difeso legalmente da un’apposita associazione che lo tutela, i cui costi vengono interamente coperti da iniziative come questa.
Ti sei mai drogato? Come tutti, ne più ne meno. Conosci qualcuno che non l’ha mai fatto? Io no, preti compresi. E poi, giusto per sfatare qualche luogo comune, fumare tabacco crea più velocemente dipendenza che sniffare coca o iniettarsi eroina.
Che sostanze ti è capitato di vedere da molto vicino? Non tantissime, a parte amici consumati dall’eroina negli anni ’80 e artistucoli eccitati dalla cocaina. Oggi il mondo che mi circonda è pieno di cannabis, gestita con grande disinvoltura e senza particolari sbandamenti. Il mio più caro amico, pur avendo passato da un pezzo la cinquantina, si fa un paio di canne al giorno da 40 anni, prima d’andare a letto. Si stona e sta benone.
Le lene sono a favore della legalizzazione di certe droghe? Alle lene tutti la pensano in modo diverso. Mi risulta che una stretta maggioranza abbia votato a sinistra (più Renzi che Bersani), un 20% Grillo, un 15% Berlusconi, un 5% Monti e un altro 20% non è andato a votare E anche presente una componente cattolica che pesa per un buon 25%. Ciononostante, credo che se ci fosse un referendum per la legalizzazione delle droghe leggere la quasi totalità sarebbe favorevole, me compreso.
Ti sei mai chiesto se anche tuo figlio, ormai 20enne, si sia mai drogato? Avete affrontato l’argomento? Certo che abbiamo affrontato l’argomento, come è certo che si sia drogato. In una ricerca fatta su gruppi di ragazzi a rischio tossicodipendenza, si è scoperta una cosa semplice, quasi banale. Basta che il padre chieda al figlio: “Ma, tu la sera, quando esci, dove vai?”, per abbattere del 40% il rischio che suo figlio diventi un tossicodipendente. E non importa che lo faccia con amore o complicità, ma che lo faccia e basta. Ogni giorno. Così come gli viene.
Ti ricordi il tuo primo servizio sulla droga? Sì. Avevamo filmato in candid l’acquisto di una pallina di coca in viale Monza a Milano. Un nero la teneva in bocca. Ci sembrava d’aver fatto chissà che. Preistoria.
Quello che ti ha più sconcertato? Location: discoteca nel bergamasco. Una coppia di fidanzatini acquista pillole d’ogni colore. A metà serata la femmina finge un malore e perde i sensi. Il maschio torna dai pusher a chiedere aiuto. Tutti si dileguano.
Quello che ti ha creato più problemi? Quello che documentò la diffusione di droghe in Parlamento. Era il 2006. Un nostro inviato aveva intervistato 50 parlamentari e, con la scusa di asciugare le loro fronti, aveva prelevato un campione di sudore. Il risultato delle analisi fu sorprendente, soprattutto per noi. Dal test (anonimo, perché i 50 campioni furono mischiati in maniera che non fosse possibile risalire all’identità dei singoli) emerse che il 33% era positivo: tanta cannabis, una buona percentuale di coca e un possibile eroinomane (su quest’ultimo però c’era il dubbio che potesse trattarsi di un antidepressivo contenente oppioidi). La notizia fece il giro del mondo, anche se il nostro servizio non andò in onda: ci sequestrarono tutto nel giro di poche ore. Violazione della privacy, furono le prime motivazioni. Finimmo condannati a sei mesi di reclusione per vilipendio delle istituzioni.