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 2013  aprile 20 Sabato calendario

VINCONO SEMPRE LE BANCHE, NON È UNA BORSA PER PICCOLI

Le due grandi operazioni del momento, Telecom e Rcs, seguono la regia dei grandi istituti azionisti. A condizioni che penalizzano le minoranze
Il consiglio non richiesto del­la Zuppa è: state dalla parte delle banche. Non si tratta di tifo o spirito sportivo, ma di interessi, quattrini. Le ultime due grandi operazioni in corso (Telecom e Rcs) vi fanno ben ca­pire dove tira il mercato. La que­stione Rizzoli è molto chiara nella sua semplicità. Una pattu­glia corposa di azionisti si è tro­vata imprigionata in via Solferi­no. Per carità, non ci fanno pe­na. Difficile pensare che l’inve­stimen­to fosse stato fatto per ra­gioni industriali. Piuttosto il re­tropensiero di mettere un chip per poter dire la propria nel pri­mo quotidiano italiano deve aver sfiorato l’ego di molti. Il problema è che il chip, con il tempo, è diventato una valan­ga. E oggi le banche si sono mes­se in testa di fare un’operazio­ne molto penalizzante per i so­ci. Lo schema è banale. Gli azio­nisti ricapitalizzano il gruppo e con metà delle risorse fresche le banche rientrano dai propri sciagurati affidamenti. State dalla parte delle banche. La questione è ovviamente un po’ più complessa.Molti de­gli stessi soci della Rcs sono in­debitati con i medesimi istituti di credito. Questi ultimi, legitti­mamente, rientrano del rientra­bile. Per Rcs la soluzione è più complicata rispetto a Telecom, per il semplice motivo che i soci di minoranza, tanto piccoli non sono. Insomma la polpetta avvelenata la dovrebbero ingur­gitare signori che hanno messo nel gruppo fior di quattrini e hanno qualche strumento di opposizione mediatica. Dicia­mo così.
In Telecom, invece, sono guai per i piccoli investitori. Che tutti insieme tanto piccoli non sono poiché controllano il 70% del gruppo. Ma che singo­larmente (tranne che per i Fos­sati) sono tanti zero virgola. De­gli invisibili. O se preferite il soli­to parco buoi. Qua l’operazio­ne è un po’ diversa. Ma segue il medesimo schema: le banche debbono rientrare del loro pes­simo investimento di sistema. Per farlo è necessario che i cine­si di H3g fondano «3» con Tele­com e che i medesimi si compri­no le quote delle banche pagan­do un premio di maggioranza (sì, sì: fa ridere pensare che il 22,5% in mano alla scatoletta Telco possa meritarsi un pre­mio) ai soci bancari. Nelle setti­mane scorse c’è stato un picco­lo intralcio allo schema. «3» de­ve essere valutata almeno 1-1,5 miliardi per far girare tutta l’operazione. Ma scartabellan­do i conti ci si è resi conto di co­me i cinesi valutino un po’ trop­po generosamente il proprio margine lordo: è gonfiato (ri­spetto a quello di Telecom) poi­ché in esso non sono contenuti i costi per acquisire nuovi clien­ti ( in sostanza vi regalano un te­lefonino supercool ). Questi enormi costi vengono conside­rati i­nvestimenti che dunque in­taccano solo i margini netti. Non sarà dunque indifferente capire se alla fine «3» verrà valu­tata applicando un certo multi­plo al margine lordo o a quello (molto meno favorevole) net­to. Alchimie, che possono però fregare i piccoli azionisti.
C’è un altro aspetto (questa volta riguarda la parte Tele­com) che conviene sottolinea­re. Il gruppo di tlc ha un debito lordo superiore ai 36 miliardi ed uno netto di 28. Banalizzia­mo anche in questo caso: la dif­ferenza tra il primo e il secondo è cassa, liquidità che il gruppo si tiene sui propri conti per cir­ca 8 miliardi. Perché tanta ab­bondanza con un debito così al­to? E ancora: nelle settimane scorse il gruppo si è rifinanziato (emettendo una prima tranche di un ibrido)a poco meno dell’8 per cento. Il suo costo del debi­to dovrebbe essere intorno al 5%,anche se l’ultima operazio­ne è stata molto più cara. La cas­sa, se gli va bene,rende l’1,5-2% ad essere generosi. Facendo proprio il conto della serva, ma particolarmente generosa, il co­sto of carry ( la differenza tra co­sto del debito e rendimento del­la cassa) è di tre punti percen­tuali. Avere 8 miliardi di cassa costa circa 250 milioni di euro l’anno. Perché sostenere que­sto sbilancio? Non sembra sia aria di fare affari in giro per cui è necessaria pronta cassa. Al con­trario si è in una situazione in cui un gruppo cinese sta cercan­do di portarsi a casa tutta la ba­racca, senza lanciare un’Opa. Cosa pensano gli obbligazioni­sti Telecom ( che hanno in pan­cia praticamente tutto il debito del gruppo) dell’operazione ci­nese? Seguite la Zuppa: oggi sui mercati conviene stare dalla parte delle banche. Hanno il pallino in mano. Il resto degli azionisti conta nulla.