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 2013  aprile 20 Sabato calendario

MARIA SOLE VIAGGIA DA SOLA

Irene ha 40 anni. Degli alberghi di lusso è “l’ospite a sorpresa”. Da temuto ispettore in incognito della qualità complessiva della struttura, trascorre a 5 stelle, sotto volte e arabeschi che con il suo stipendio non potrebbe mai permettersi, il 90 per cento della sua vita. Arriva sotto mentite spoglie, rimane due giorni, controlla ogni dettaglio dall’asciugamano alla temperatura della zuppa e poi, a tarda sera, circondata da guanciali di seta, apre il computer e risponde a più di 800 domande.

Il questionario standard. In Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, l’incubo di ogni direttore d’hotel del pianeta ha il volto di Margherita Buy. Senza àncore, famiglie, mariti o obblighi sentimentali, in sbarco continuo tra Marrakech e Gstaad, Buy compila valutazioni, vive un’esistenza parallela e appare più libera e felice di quanto tutte le sociologie d’accatto sulla solitudine della donna di mezza età non le concedano. L’idea originaria di questa commedia on the road coprodotta da Rai Cinema e nelle sale dal 24 aprile con Teodora Film, racconta la regista, è figlia di una reazione: “Quando tre anni fa con Francesca Marciano e Ivan Cotroneo iniziammo a scrivere il trattamento, sembrava che l’unico tema di cui fosse consentito parlare fosse la famiglia. Famiglie gay, famiglie allargate, famiglie tradizionali. Non si parlava d’altro. Ci interessava raccontare una donna sola e felice, titolare di un mestiere anomalo, che al nido condiviso preferisce una propria strada, una propria forma di allegra instabilità”. Il risultato è Viaggio sola (Stefano Accorsi, Alessia Barela, Fabrizia Sacchi e il fratello di Maria Sole, Gianmarco Tognazzi tra gli altri), un’opera dalle ricchissime location ottenute con genio autoctono . Un prontuario di arguzia per il cinema italiano. Come girare un film nei più lussuosi alberghi del mondo con un budget limitato attraversando sette Paesi? Maria Sole Tognazzi ha posto la domanda a un’amica, ottenuto un indirizzo mail: “senza particolari speranze”, spedito il copione in inglese alla responsabile marketing dei Leading Hotels in The World e all’ultima curva, come nei finali lieti, vinto al Superenalotto: “Ci ha risposto una signora di 43 anni, senza figli. Entusiasta.

SI ERA TOTALMENTE immedesimata nella storia. Ci ha detto: ‘È divertente, ci piace molto, dove preferite che si realizzino le riprese?’”. Così le ristrettezze economiche sono finite in cantina e la figlia di Ugo e di Franca Bettoja, un giunco del ’71 che se proprio deve fotografarsi gioca sulla sottrazione costante: “Sono problematica, cerebrale, emotiva, soffro di completa assenza di memoria e mi convinco sempre di non saper fare le cose” ha potuto ordinare anatra all’arancia per sé e per la troupe, evadere dalle due camere e cucina dell’attuale disgraziatissima congiuntura e portare a termine il suo terzo film. Dalle sabbie del product placement che nella gloriosa epopea dei 70 provocavano orge di acque “Pejo” in primo piano in centinaia di film di produzione nazionale, Maria Sole si è salvata con l’ironia. Negli alberghi frequentati da Margherita Buy si incontrano camerieri distratti e maggiordomi personali così petulanti da desiderarne l’immediato licenziamento, clienti troppo loquaci, sessuologhe ardite e playboy di frontiera. Figure confuse in un disordine di fondo che spiazza e riscrive riflessi condizionati, pregiudizi e categorie di genere. Maria Sole Tognazzi è nata sotto il segno del Toro. Sa cavarsela in proprio, chiede aiuto malvolentieri e non di rado va al cinema da sola.

Ma l’unica patologia che si riconosce è la nostalgia: “Venerata in maniera maniacale. Quasi tutto quel che faccio è legato al ricordo”. Se la modestia è uno schermo nei confronti dell’azzardo: “Ho scelto di raccontare questa vicenda perché da regista non mi sentirei in grado di affrontare qualsiasi argomento”, i rimpianti per ciò che svanisce (e nel cinema le cose evaporano molto più in fretta di quanto non si concretizzino) occupano il territorio dell’onestà : “Prima di Viaggio sola avevo scritto un film con un delitto e una donna di mezzo, insomma, una stronzata. Ho rinunciato senza drammi”. Maria Sole non ha un perché per ogni cosa. Sulle diaspore familiari, ad esempio, cova più di un dubbio: “È quasi un anno che non vedo mio fratello Ricky e nonostante i rapporti siano ottimi, a volte mi chiedo perché”, ma ha imparato che non esiste domanda che abbia sempre una risposta.

COSÌ CONTINUA a viaggiare, come la sua protagonista, senza gravità permanente. “Sono convinta che non esista una vita che si possa considerare migliore dell’altra, ma solo che le cose capitano e le persone si incontrano perché le cose succedono con altissima dose di casualità”. Per non lasciare ogni centimetro alla sorpresa e al fato, Maria Sole si documenta: “Per capire come lavorasse un ispettore, ne abbiamo contattato uno canadese e abbiamo assistito a una sua esplorazione sul campo. Si è comportato come un attore di Csi. Entra sotto falso nome, prenota, assaggia ogni piatto, cronometra i tempi di attesa delle ordinazioni”. Studia, ma non riesce mai a proiettarsi sul prossimo progetto: “Perché fino a quando un film non è uscito, non riesco a considerare chiuso il suo percorso”. Muoversi tra torme di clienti esigenti non è stato semplice: “Non potevo fermare nessuno, né chiedere silenzio. All’Hotel Adlon di Berlino abbiamo fatto finta di nulla girando negli spazi comuni”. Non se ne è accorto nessuno. Gli attori per caso si rivedranno in una pausa tra nuvole, decollo e atterraggio. La carta d’imbarco in mano. I documenti da timbrare. L’ospite a sorpresa in fila, inatteso, senza segni distintivi.