Vittorio Zucconi, D, la Repubblica 20/4/2013, 20 aprile 2013
IL GIALLO DELLA SIGNORA CHE TROVÒ UN RENOIR RUBATO
Tra le vecchie ruote di carro, gli abiti di quinta mano e i quadri dei cani che giocano a poker, in quel mercatino delle pulci nella Valle di Shenandoah, in Virginia, Martha scelse uno scatolone rivestito di pelle di vacchetta. Costava 10 dollari.
Dirà poi Marta Fuqua di non avere neppure guardato bene che cosa contenesse quella scatola e di avere gettato soltanto un’occhiata a un quadretto di 15 centimetri per 27 con un paesaggio della Senna di sapore impressionista, come ne esistono a migliaia in ogni mercatino del mondo. Soltanto più tardi, arrivò la scoperta sensazionale: quel paesaggino veniva dalla mano di Pierre-Auguste Renoir, uno dei maestri sommi della scuola impressionista francese. Il valore presunto, quando fosse stato battuto a un’asta, vicino al milione di dollari.
Per molti mesi, anche quando la notizia si diffuse dopo che case d’asta, responsabili di musei, conoscitori di Renoir avevano riconosciuto in quel Paesaggio sulle Rive della Senna una delle opere scomparse del maestro, Martha Fuqua cercò di restare anonima. Era conosciuta al pubblico soltanto come la Renoir Girl, la ragazza del Renoir. Ma poi accadde qualcosa, che non soltanto ha rivelato l’identità della donna, ma ha spalancato la porta a un thriller che neppure Hollywood. Il quadretto di Renoir risultava rubato al Museo di Baltimora, città che dista un paio d’ore di auto dalla località del mercatino. «Ma io non potevo saperlo», si è difesa Marta, la “ragazza del Renoir”, che oggi sappiamo essere una bella signora bruna quarantenne. Davvero?
Quando l’Fbi, che si occupa di traffico d’arte rubata, arrivò per sequestrare il quadro, si scoprì che quell’ingenua fortunata era una che di arte s’intendeva e anche molto. La madre, allora ultra ottantaseienne, possedeva due lauree e un master (veri) in belle arti, con specializzazioni in Impressionismo francese. Da bambina e poi da ragazza Martha era stata trascinata da lei in tutti i musei d’arte moderna della zona, da New York, a Philadelphia, da Baltimora a Washington.
Era stata allevata nel culto dell’arte ma - aspettate - anche del dipingere. La madre aveva un proprio atelier nel quale si dilettava con tele e tavolozze, anche riproducendo pezzi celebri. Indovinate chi era l’autore che la mamma della Renoir Girl amava riprodurre? Troppo facile. Renoir, Pierre-Auguste.
La tela, nel senso del ragno, da allora ha continuato ad allargarsi. È saltato fuori che la madre, la pittrice, era nei guai, con debiti per 400mila dollari dopo il fallimento del ristorante Fleur de Lys, che aveva aperto e poi chiuso. Felice coincidenza, il suo adorato Renoir l’avrebbe salvata dai creditori. La donna che vendette lo scatolone che conteneva il capolavoro non sa spiegare da dove venisse e risponde di averlo anche lei acquistato da un rigattiere. Il rigattiere dice di averlo trovato in una soffitta che aveva ripulito per incarico degli eredi di una signora defunta.
Il Museo di Baltimora, che aveva fatto la prima denuncia, dice di averlo atteso invano dall’Europa, dove gli eredi del proprietario legittimo - fino dal 1926 - l’avevano donato e di avere ricevuto la bolla di viaggio ma non il quadro. E quei malfidenti dell’Fbi, e dei procuratori, cominciano a sospettare che quell’acquisto fortunato a casuale non sia stato affatto casuale e fortunato, ma il terminale insospettabile di una lunga filiera di traffico d’arte rubata, nascosta dietro l’innocenza di un mercatino delle pulci.
Ora tutti stanno querelando tutti. Il rigattiere querela il bancarelliere del mercatino. Il bancariellere denuncia Martha. Martha la ragazza del Renoir denuncia loro due. Il Museo di Baltimora rivuole il quadro e denuncia tutti. L’Fbi indaga sul museo, sul rigattiere, sul bancarelliere, sulla ragazza del Renoir, sulla società di spedizoni, sulla casa d’aste che era pronta a battere il quadro che a sua volta ha denunciato gli esperti.
Il quadro è chiuso in una cassaforte termoregolata e a prova di umidità del Museo di Baltimora, imballato e sigillato. La mamma di Martha nel frattempo è morta, portandosi via, molto probabilmente, la verità sul lungo viaggio di Renoir dalle sponde della Senna a una valle della Virginia.