Stefano Rizzatto, La Stampa 22/4/2013, 22 aprile 2013
IL BIKRAM YOGA SARA’ OLIMPICO?
A Londra, lo scorso weekend, si sono disputati i campionati inglesi di Bikram: la versione più estrema dello yoga, che si pratica in sale con almeno 30 gradi di temperatura e 40-50 per cento di umidità. Questa disciplina è stata proposta anche per i Giochi Olimpici, ma può davvero essere considerata uno sport?
Difficile dirlo: dipende anche dalla definizione che diamo del termine «sport». Di certo c’è che – da una decina d’anni – lo yoga non è più considerato solo una disciplina spirituale, ma anche un esercizio fisico. Com’è avvenuto in Gran Bretagna, gare e campionati di Bikram si tengono ormai in molti Paesi. E c’è una Federazione internazionale yoga, che da tempo punta a farlo entrare tra le discipline a cinque cerchi.
Ma come si quantifica il risultato di una gara di yoga?
In qualche modo è una sfida estetica: quello che conta è la perfezione delle posizioni, alcune davvero complicate. Nella versione internazionale del Bikram ogni atleta ha tre minuti durante i quali eseguire sette posizioni diverse: cinque obbligatorie e due a propria scelta. Poi i giudici valutano l’esecuzione. In generale il formato è simile a quello dei tuffi, della ginnastica artistica e ritmica e di altre discipline olimpiche.
Chi stabilisce se uno sport farà parte delle Olimpiadi?
Decidere dell’introduzione di nuovi sport è una prerogativa del Cio, il Comitato olimpico internazionale. Il processo di valutazione, di solito, è lungo e serve a stabilire il valore e la popolarità della disciplina candidata. Per entrare nei Giochi estivi uno sport maschile dev’essere praticato in almeno 75 Paesi del mondo e in quattro continenti, uno femminile in almeno 40 Stati e tre continenti. Ma c’è anche un altro scoglio.
Quale?
Per motivi economici e logistici, il Cio ha da tempo imposto dei limiti precisi: nel programma olimpico possono esserci al massimo 28 sport e gli atleti coinvolti non devono essere più di 10 mila. L’orientamento, oggi, è mantenere un nucleo stabile di sport «classici», da includere in ogni edizione dei Giochi. Gli altri dovrebbero invece «ruotare» e verrà valutato di volta in volta se inserirli nel programma.
Queste decisioni come vengono prese?
Ogni anno il Cio si riunisce in un’assemblea generale per discutere dei nuovi sport, delle città candidate a ospitare i Giochi e di tante altre questioni. Tutto viene fissato con ben sette anni d’anticipo. Così il prossimo settembre – quando si svolgerà l’assemblea generale di Buenos Aires – sapremo tutti i dettagli sull’Olimpiade del 2020, che si terrà a Istanbul, Tokyo o Madrid. Per i prossimi Giochi, quelli di Rio, è invece tutto deciso già dal 2009.
E sono previste novità nel programma?
Sì, e non da poco. In Brasile faranno il loro esordio alle Olimpiadi due sport diventati sempre più popolari e che da tempo erano considerati i «grandi esclusi» dei Giochi: il rugby e il golf. Il golf avrà un torneo maschile e uno femminile, che si disputeranno su 72 buche. Proprio per il «tetto» al numero di atleti il rugby si giocherà a 7 e non con squadre da 15 giocatori, come invece avviene al Sei Nazioni e nelle principali competizioni internazionali. In totale, a Rio ci saranno 28 sport e 41 discipline diverse.
Quali sono, invece, gli sport candidati a far parte dei Giochi del 2020?
Sono sette: baseball e softball (che erano in programma fino al 2008 e puntano a rientrare), karate, pattinaggio a rotelle, arrampicata sportiva, squash, wakeboard – mix di sci nautico e snowboard – e wushu. Poi c’è il caso della lotta, che a Londra assegnava ben 71 medaglie e a livello olimpico esiste dal 1896, da quando esistono i Giochi. A febbraio il Cio ne ha annunciato l’esclusione: la decisione ha fatto discutere e verrà ripresa in considerazione a settembre, proprio nel meeting di Buenos Aires.
Invece cos’è il wushu?
È un’arte marziale cinese (in mandarino il termine «wushu» significa proprio «arte marziale», in senso generale) e che da noi è più conosciuta come kung fu. È uno sport che ha tante varianti e tecniche, ma non è di combattimento, come il judo o altre discipline orientali. L’obiettivo non è mettere k.o. l’avversario, ma quello di eseguire i movimenti previsti dalla tecnica in modo preciso e perfetto. Le evoluzioni vanno svolte in alcuni casi a corpo libero, in altri con armi tradizionali cinesi: per questo è una disciplina scenografica e in qualche modo simile alla ginnastica ritmica.
Per il Bikram bisognerà attendere l’edizione seguente?
Sì, non vedremo lo yoga assegnare medaglie almeno fino all’Olimpiade del 2024. Tuttavia, anche se la sua diffusione continuasse a crescere, non sarà per nulla facile che sia ammesso ai Giochi, considerando la lista d’attesa e la politica adottata dal Cio.