Fabrizio Galimberti; Claudia Galimberti, Il Sole 24 Ore 21/4/2013, 21 aprile 2013
I NOBEL CHE DISEGNARONO L’IDENTIKIT DEI CONSUMATORI
[due pezzi]
Continuiamo la serie dei premi Nobel dell’economia e vediamo che cosa hanno contribuito alla "triste scienza" (che in verità triste non è). Proseguendo nell’ordine cronologico (il primo Premio Nobel dell’economia fu assegnato nel 1969) siamo arrivati al 1972, quando il prestigioso riconoscimento fu dato a due grandi economisti: un inglese - John Hicks - e un americano - Kenneth Arrow.
Hicks ha fornito molti contributi. Uno di questi riguarda la teoria delle scelte del consumatore. La scienza economica ha il pregio di farci riflettere, di prendere una situazione - per esempio, andare a fare la spesa - e di chiedere: perché? Perché che cosa? Perché la gente compra alcune cose e non ne compra altre? Non basta dire: compra ciò di cui ha bisogno o che gli piace. Non basta, perché ci sono tanti prodotti diversi, i soldi sono quelli che sono, ma con quei soldi si potrebbero comprare tante diverse combinazioni di prodotti: un po’ più di questo o un po’ meno di quello, il prodotto A e non il prodotto B, più biglietti del cinema e meno biglietti del tram o più biglietti del tram e meno biglietti del cinema...
Noi non ci facciamo problemi, spendiamo e basta. Ma l’economista vuole capire. Vuole farci su un ragionamento, e allora costruisce un modello. Dice: noi confrontiamo l’utilità del prodotto (utilità in senso lato, vuol dire anche il piacere che ci procura) con il suo prezzo e con i soldi che abbiamo. E poi - attenti al parolone - massimizziamo: cioè spendiamo i nostri soldi in modo da rendere massima l’utilità che ricaviamo da tutti i nostri acquisti. Naturalmente, questo "massimizzare" è inconscio: non stiamo a confrontare, sommare, sottrarre, moltiplicare e dividere. Ma, come detto, gli economisti vogliono capire e quindi ci pensano loro a fare le quattro operazioni e anche qualcosa di più complicato.
John Hicks ha formalizzato questo processo inconscio, cioè a dire ha usato la matematica per descrivere tutti i passaggi che fa il consumatore senza saperlo. Un grande commediografo francese del Seicento, di cui avrete sentito parlare - Molière - tratteggia, nel «Borghese gentiluomo» il signor Jourdain, un "nuovo ricco" di scarsa cultura, che un giorno, dopo che gli hanno spiegato la differenza fra poesia e prosa, esclama: «Straordinario, da più di quarant’anni parlavo in prosa e non lo sapevo...». Del pari, noi andiamo a fare la spesa e, senza saperlo, "massimizziamo l’utilità".
Che cosa succede quando aumenta il prezzo della Coca Cola? Anche qui, non credo che abbiamo una strategia particolare. Ma l’economista ci ragiona sopra. Se i soldi che abbiamo da spendere sono fissi, come di solito sono, se aumenta il prezzo della Coca Cola questo vuol dire che il nostro potere di acquisto diminuisce: si chiama «effetto di reddito», perché i nostri soldi, il nostro reddito reale può comprare meno cose di prima. Sì, ma cosa succede della Coca Cola: ne compriamo più di prima o meno di prima? Beh, se il prezzo è più alto, e non vogliamo rinunciare alla Coca, ne compriamo come prima e vuol dire che compreremo meno di qualche altra cosa, dato che i soldi da spendere sono quelli. Ma possiamo decidere di bere meno Coca o di sostituire la Coca Cola con qualche altra bevanda meno costosa: questo si chiama «effetto di sostituzione». Come vedete, c’è tutta una teoria delle scelte del consumatore che si può costruire attorno a queste vicende di prezzi e di redditi.
«Tutto fa parte della grande ragnatela» disse l’imperatore romano Marco Aurelio, ben prima dell’avvento del Web (ragnatela). E questo è vero anche e soprattutto in campo economico. Ogni atto economico è come un sasso buttato nello stagno, che smuove le acque poco o tanto, in tutte le direzioni. Sia John Hicks che Kenneth Arrow hanno seguito tutte le ripercussioni degli atti economici, piccoli (microeconomia) e grandi (macroeconomia) e hanno gettato una luce radente sui legami, aperti o nascosti, che connettono i fili del sistema economico. Uno dei grandi problemi di ogni assetto economico è come assicurare il massimo benessere possibile. Si tratta di un problema che ogni politico deve cercar di risolvere, e un famoso economista italiano, vissuto a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento - Vilfredo Pareto - ha dato una definizione del miglior assetto possibile: un assetto è ottimo quando non è possibile migliorare la situazione di qualcuno senza danneggiare qualcun altro. Ma nel mondo concreto, a differenza di quello teorico dell’«ottimo paretiano», è difficile trovare situazioni reali di quel genere. Ecco che John Hicks, insieme a un altro economista, Nicholas Kaldor, introdusse un altro criterio per valutare la desiderabilità di diverse misure: un certo assetto è preferibile a un altro anche se il miglioramento della situazione di Tizio causa un peggioramento della situazione di Caio, purché sia possibile che Tizio compensi Caio per la diminuzione del suo benessere.
Pensate, per esempio, alla libertà degli scambi. Tutti gli economisti sono d’accordo sul fatto che la libertà degli scambi è cosa buona e giusta, e alla fine rende tutti più ricchi. Ma è certo che danneggia alcuni. Per esempio, se si dà via libera all’importazione di scarpe cinesi si danneggiano i produttori italiani di scarpe e si perdono posti di lavoro. Non è un "ottimo paretiano": ma può essere un "ottimo" secondo Hicks-Kaldor se esiste la possibilità, come in effetti esiste, di compensare coloro che perdono posti di lavoro.
Kenneth Arrow si occupò molto anche lui di benessere, un argomento a cavallo fra la sociologia e l’economia. Ed è famoso per il suo «teorema di impossibilità». Ci sono molte cose che sono impossibili (avete mai provato a rimettere il dentifricio nel tubetto?) ma alcune impossibilità disturbano più che altre. Per esempio, pensate alle elezioni politiche. Quale sistema elettorale è il migliore di tutti? Arrow dimostrò che è impossibile avere un sistema elettorale (o, più in generale, un modo di tradurre le preferenze dei cittadini riguarda a ogni tipo di scelta) che soddisfi un certo numero di ragionevoli condizioni.
Adesso capite perché in diversi Paesi ci sono tanti sistemi elettorali diversi e perché in Italia ci si accapiglia sulla riforma della legge elettorale. Il sistema ideale per soddisfare in modo razionale le preferenze dei cittadini non è stato trovato, e Arrow ci dice che non può esistere.
fabrizio@bigpond.net.au
Fabrizio Galimberti
VINSERO IN COPPIA MA I LORO DESTINI NON SI SONO MAI INCONTRATI–
Correva l’anno 1972 e per la seconda volta da quando il Nobel dell’economia fu istituito (nel 1969), il premio fu assegnato a due studiosi, che si divisero i soldi e l’onore. La motivazione parlava dei loro contributi alla teoria dell’equilibrio economico generale e alla teoria del benessere. Le due personalità diverse avevano poco in comune, eppure l’uno doveva all’altro qualcosa e il loro pensiero ha cambiato il modo di affrontare lo studio dell’economia.
Americano l’uno, Kenneth Arrow, e inglese l’altro John Hicks, età differenti, classe 1921 e 1904, non hanno mai incrociato i loro percorsi di studio, ma si sono tutti due dedicati a consolidare, su base matematica, i problemi che la scienza economica poneva nel suo evolversi.
In una conferenza tenuta alla Trinity University (Texas) nel novembre del 1984, Arrow racconta come si fosse precocemente reso conto di avere delle capacità intellettuali non comuni e come, soprattutto, fosse da subito convinto che gli eventi sono uniti da mille fili, gli uni agli altri, e nessun campo di studio è esente da contaminazioni con l’altro. I suoi interessi si focalizzarono sulla matematica e le scienze sociali. Presto, nel proseguire gli studi, sotto l’influenza dell’economista Harold Hotelling, passò dal dipartimento di Matematica a quello di Economia e cominciò a interessarsi al rapporto tra economia e ambiente sociale. La guerra interruppe i suoi studi e fu arruolato per quattro anni, dal 1942 al 1946, nell’aeronautica militare con compiti di ricerca. Finita la guerra riprese gli studi, come studente e come professore, e proprio in questo periodo riuscì a concepire il suo famoso teorema dell’impossibilità (vedi articolo a fianco), contenuto nel primo libro che gli diede la fama: "Social choice and individual values" del 1951. Come ricorda Amartya Sen (un economista anglo-indiano che avrà il premio Nobel nel 1998), sembra incredibile che abbia dato un così importante contributo appena trentenne.
Anche John Hicks, inglese, formato al Balliol College di Oxford, passa gradualmente dall’interesse specifico per la matematica allo studio dell’economia, complice il professor Lionel Robbins della London School of Economics. A quell’epoca, siamo negli Anni Trenta, si era formato un cenacolo di menti appassionate di una scienza economica che stava cambiando pelle: Roy Allen, Nicholas Kaldor - con il quale formulò il famoso "compensation test" (vedi a lato) -, Abba Lerner, Richard Sayers e Ursula Webb, che Hicks sposerà nel 1935. Gli economisti del gruppo non erano interessati solamente a una risposta scientifico-matematica ai problemi dell’economia; la novità vera stava nella loro volontà di inquadrarli in una cornice sociale. I problemi della società, quelli a cui anche gli intellettuali del Bloomsbury Circle pochi anni prima avevano tentato di dare una risposta filosofica, ora sono studiati da un punto di vista economico.
La sua carriera universitaria continuò, con base fissa a Oxford, dal 1946 al 1971. Nel 1972, l’anno della pensione, ricevette il Premio Nobel: come dire che la pensione può essere un trampolino verso nuovi traguardi. Continuerà a studiare e a pubblicare fino alla sua scomparsa, nel 1989.
Claudia Galimberti