Luca Veronese, Il Sole 24 Ore 19/4/2013, 19 aprile 2013
LISBONA TAGLIA I SERVIZI PUBBLICI
Come promesso ai partner europei, il governo portoghese ha definito ieri le misure di austerity necessarie ad aggiustare la legge finanziaria per il 2013 bocciata dalla Corte costituzionale due settimane fa.
Al termine di un Consiglio dei ministri che si è prolungato per tutta la notte tra mercoledì e giovedì, il premier conservatore Pedro Passos Coelho ha annunciato tagli alla spesa per 800 milioni di euro in tutti i servizi pubblici - a cominciare da ospedali e scuole - e per ulteriori 500 milioni in settori «ancora da concretizzare», per compensare gli interventi azzerati dai giudici costituzionali e riuscire così a rispettare gli obiettivi di deficit concordati con Bruxelles. I tagli riguarderanno «tutti i ministeri e tutti i programmi governativi», «i contratti di collaborazioni pubblico-privato», per un valore complessivo che equivale allo 0,5% del Pil, come ha detto il ministro del Bilancio, Luis Sarmento, senza dare altre spiegazioni.
All’inizio di aprile i giudici dell’Alta corte portoghese - chiamati in causa dal presidente della Repubblica, Anibal Cavaco Silva - avevano stroncato quattro misure del budget che colpivano il pubblico impiego definendole contrarie ai principi di «uguaglianza ed equa distribuzione delle tasse» e quindi incostituzionali: erano stati bocciati il taglio della 14esima mensilità; la riduzione delle pensioni; i tagli ai sussidi di disoccupazione; e la riduzione dei congedi per malattia. Sempre e solo per i dipendenti del pubblico impiego - da qui l’incostituzionalità - già colpiti più di altri dalla crisi economica e dagli interventi di austerity. Sui sussidi di disoccupazione e i congedi per malattia il governo sembra intenzionato a riproporre le misure con alcune modifiche che salverebbero le fasce di reddito più basse.
Passos Coehlo aveva da subito escluso qualsiasi ricorso «a nuove forme di tassazione» per tappare il buco, preferendo insistere sulla riduzione delle uscite. Seguendo così, ancora una volta, i consigli dei partner europei: proprio gli esperti della troika Eu-Fmi-Bce, in missione a Lisbona, hanno fatto sapere ieri di «aver discusso con il governo portoghese le misure da adottare per centrare gli obiettivi di finanza pubblica» e in particolare «le misure compensative dopo la sentenza della Corte costituzionale» sottolineando che «è stato fatto il punto sulla revisione della spesa pubblica» e che i colloqui continueranno «per completare il settimo rapporto sullo stato di attuazione del programma di aggiustamento dell’economia portoghese secondo le linee fissate dagli accordi di assistenza finanziaria».
La Commissione europea la scorsa settimana, con una decisione attesa ma cruciale, ha allungato di sette anni le scadenze del prestito concesso al Portogallo (e all’Irlanda) per sostenere «gli sforzi per ritornare a finanziarsi sul mercato e uscire dal loro programma di aggiustamento».
Le misure correttive annunciate ieri - come ha fatto capire la troika - sono per Lisbona una condizione necessaria per incassare la tranche di aiuti di due miliardi di euro, parte dei 78 miliardi di euro concesso due anni fa da Unione europea, Fondo monetario e Bce per scongiurare il default del Paese. Entro tre settimane la nuova legge finanziaria - per circa cinque miliardi di euro - sarà presentata in Parlamento e non si possono escludere ulteriori difficoltà nella maggioranza.
Il Portogallo resta sotto osservazione e il suo governo sotto il controllo di Bruxelles. Passos Coelho si è impegnato in Europa a contenere quest’anno il deficit pubblico al 5,5% del Pil dopo aver chiuso il 2012 al 6,4 per cento. Ma ormai al terzo anno di recessione le nuove misure di austerity sembrano solo un nuovo colpo all’economia del Paese.