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 2013  aprile 20 Sabato calendario

GLI SPAZZINI DELLO SPAZIO

Intorno alla Terra c’è una nuvola di detriti spaziali che rischia ogni giorno di mettere ko uno dei sistemi vitali della nostra esistenza quotidiana. Sistemi di comunicazione, di geolocalizzazione, di navigazione e anche le semplici previsioni del tempo, sono infatti tutta una serie di servizi che funzionano grazie ai satelliti in orbita nello spazio. Ma ora questa grande massa di detriti potrebbe minacciare seriamente i satelliti tanto che in tutto il mondo, Italia compresa, si è allo studio di soluzioni a questo problema. Gli scienziati si sono dati appuntamento dal 22 al 25 aprile allo European space operations centre dell’Agenzia spaziale europea (Esa) di Darmstadt, Germania.
LA NASA IN CAMPO
«I detriti spaziali pongono minacce reali sia per il volo spaziale umano che per le missioni robotiche. Tuttavia, oggi quelle minacce sono in gran parte gestite grazie alla progettazione di veicoli spaziali in grado di “fare surf” e di evitare quindi gli ostacoli» spiega il responsabile della Nasa per i detriti orbitali Nicholas L. Johnson. «Sin dal 1980 sono stati fatti sforzi notevoli per limitare in partenza la creazione di nuovi detriti spaziali».
DUE INCIDENTI
Lo scienziato della Nasa ha poi dichiarato che le probabilità che un satellite operativo venga disabilitato dai detriti spaziali rimangono piuttosto basse, anche se due satelliti sono stati persi dopo essere stati colpiti detriti di origine umana. É successo con un satellite francese nel 1996 e con uno americano nel 2009. Il mese scorso, la Cnn ha riferito che i detriti spaziali lasciati da un test missilistico cinese nel 2007 erano entrati in collisione con un satellite russo, secondo un ricercatore del Center for Space Standards & Innovation.
Alcune delle soluzioni proposte sembrano davvero stravaganti. Per esempio l’arpione messo a punto da Jaime Reed della società spaziale tecnologica Astrium. Il piano di Reed consiste nell’utilizzare un aereo telecomandato per inseguire il veicolo spaziale, sparargli contro un arpione dotato di una serie di uncini e quindi utilizzare un piccolo propulsore attaccato a una cordicella per trainare il satellite fuori uso verso l’atmosfera dove, rientrando, brucerà in modo sicuro.
L’arpione è chiaramente finalizzato ad acquisire gli oggetti più grandi, ma sono state proposte molte altre soluzioni, tra cui l’uso dei laser per spostare lo spazzatura, reti giganti e rimorchiatori spaziali. «È un ambito di ricerca molto attivo - ha detto Reed - Molti ricercatori stanno lanciando idee e proposte innovative».
Tra questi ci sono anche dei ricercatori italiani che hanno fondato due anni fa nel polo tecnologico di Sesto Fiorentino la D-Orbit, una start-up che ha vinto il premio Red Herring Top 100 Europe, per avere messo a punto uno speciale motore da inserire nei satelliti prima del lancio, che è in grado di farli ritornare sulla Terra e di disintegrarli – senza pericolo – nell’atmosfera.
GLI ITALIANI
«L’idea è antica, perché è nata nel 2008 e c’è voluto un po’ di tempo per elaborarla – spiega uno dei fondatori, Luca Rossettini - Io sono andato nella Silicon Valley con una borsa di studio e lì ho incontrato Renato Panesi, anch’egli vincitore di una borsa di studio della Regione Toscana. Abbiamo discusso le nostre idee e valutato che potevamo fare questa strada assieme, ricercando anche ulteriori competenze tecniche che a noi mancavano. Abbiamo realizzato un prototipo di questo motore ed effettuato i test a terra. Adesso ci dedicheremo alla fase successiva di sviluppo e ai test in volo».