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 2013  aprile 20 Sabato calendario

IL MERCATO DELLE ARMI FAI-DA-TE ONLINE

Si definisce un cripto-anarchico, ha 25 anni e un sogno: trasformare la Rete nel più grande supermercato di armi fai da te d’America. Cody Wilson, studente di legge all’Università del Texas, ha lanciato la sua sfida personale al presidente americano Barack Obama.
Sfruttando le stampanti 3D, la tecnologia destinata a cambiare gli attuali metodi di produzione - a «rivoluzionare il modo in cui facciamo quasi tutto», come ha detto lo stesso presidente Usa nel discorso sullo Stato dell’Unione di febbraio - Wilson ha creato la prima società per stampare pistole e sfuggire a ogni controllo.
L’emendamento alla legge sulle armi - che imponeva una stretta sui controlli legati alle compravendite nelle fiere ma anche online - avrebbe potuto, forse, sbarrargli la strada. Ma, per quattro voti, il Senato Usa ha respinto il provvedimento.
I contributi della lobby delle armi (25 milioni di dollari nelle ultime elezioni) hanno, evidentemente, fatto breccia. E adesso il web si candida a diventare la grande prateria del traffico d’armi del futuro.
Wilson si è mosso per tempo. Nel 2012, il giovane texano e altri alfieri del diritto all’autodifesa, hanno iniziato a raccogliere fondi per il progetto Wiki weapons, una piattaforma opensource da cui si possono scaricare gratuitamente i file Cad (modelli per fabbricare oggetti in 3D) corrispondenti alle parti che compongono una pistola, così da stamparsela in casa. E tenerla sotto il cuscino, senza che nessuno ne sia a conoscenza. «L’idea del vicepresidente Joe Biden è che se controlli il canale, controlli il prodotto, ma non è così», disse Wilson prendendosi gioco delle proposte di riforma dell’amministrazione Obama sulle armi.
Attualmente Wilson ha raccolto oltre 12 mila dollari e nella sua città, Austin, ha fondato la società non profit Defense Distributed.
Nei fatti non ha ancora prodotto un’arma: la Starsys, big della stampa in 3D, ha bloccato il suo ordine di leasing di una stampante, ma due aziende texane hanno offerto volontariamente le loro strutture. E, intanto, attraverso il portale DefCad.com, si possono già scaricare 30 modelli di componenti di pistole. In poco tempo, ha assicurato Wilson, il sito ha registrato 400 mila download.
Del resto, l’esercito americano si sta già attrezzando per utilizzare la nuova tecnologia per rimpazziare parti di armi danneggiate. E secondo l’analista militare Kevin Coleman «presto la linea verrà superata» e l’industria militare si convertirà alla rivoluzione. Wilson ha solo bruciato le tappe, facendo entrare questa nuova tecnologia nelle case dei privati. In modo da anticipare la possibile stretta legislativa e prendere in contropiede l’autorità.
Il 18 marzo il Bureau of alcohol, tobacco and firearms (Atf) ha fornito la licenza di impresa per le armi semiautomatiche alla Defence distributed. E per fine aprile, ha spiegato il fondatore, la Difence distributed potrebbe dare il via alla produzione.
I vantaggi per ora sono relativi. Nessuna tracciabilità, certo, ma prezzi ancora alti, dato che le stampanti più economiche si aggirano sui 100 mila dollari. Ma l’obiettivo è riuscire a portare il costo di produzione sotto i 500 dollari al pezzo.
In attesa di ottenere il permesso per le armi automatiche, Wilson punta ad allargare l’offerta. E intanto l’idea ha già attirato i riflettori della stampa e il progetto di Wilson è diventato soggetto del documentario Click. Print. Gun.
Michael Weinberg, avvocato e membro del think tank Public Knowledge sulle nuove tecnologie, teme che non riuscendo a intaccare la legislazione sulle armi, il governo sia costretto a imporre controlli sulla stampa 3D senza distinzione di merci.
In effetti, la nuova tecnologia sfida ogni legge. Tecnicamente le armi stampate in 3D non sono prodotti finiti. E Wilson ha deciso di scommetterci fino in fondo. Con un video postato suYouTube ha annunciato di voler fare di Difence la pirate bay della stampa in 3D. Un grande bazar dove acquistare medicinali, droga, beni, armi: «Tutto ciò su cui istituzioni e industrie hanno interesse a mantenere il controllo». Il sogno di Obama è due volte infranto.