Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 20 Sabato calendario

«IN AMERICA NON HO NESSUN AMICO. QUESTI PROPRIO NON RIESCO A CAPIRLI» —

Tamerlan, 26 anni. Dzhokhar, 19. Due fratelli cresciuti in America senza dimenticare la terra dei padri, la Cecenia, dove però non hanno mai vissuto. Di quella regione si portano dietro il dolore, la gerarchia familiare dove gli ordini dei più vecchi non si discutono e un carattere tosto. Tamerlan era un bravo pugile, Dzhokhar un lottatore. Qualcosa li ha tramutati nei terroristi di Boston. Militanti ibridi, simili a quelli che hanno colpito spesso in Occidente, che mescolano vicende personali a motivazioni politiche. Una spirale che li trasforma in macchine per uccidere.
La linea della vita (e della morte) dei killer inizia nel Caucaso. Origine cecena, i Tsarnaev vivono prima in Kirghizistan, poi in Daghestan. Il padre Anzor fa il meccanico, cerca di tirare su Tamerlan, Dzhokhar e altre due figlie, Bella e Amina. Ma c’è poco futuro e come altri cerca fortuna altrove. In America. I due fratelli vi arrivano separatamente tra il 2002 e il 2003. Un inserimento aiutato da un imam ceceno e dalla generosità della padrona di casa a Cambridge. Poi il cursus americano che abbina l’istruzione allo sport. I futuri terroristi frequentano il «Cambridge Rindge e Latin School», lo stesso degli attori Ben Affleck e Matt Damon. Dzhokhar ottiene anche una borsa di studio, quindi passa all’Università del Massachusetts. Tamerlan segue un corso di ingegneria ma si prende una pausa. Libri e molta palestra. Il più giovane va forte con la lotta. Ed è in gamba, tanto che per due anni è il capitano del team. «Non un perdente ma un leader», sottolinea l’allenatore. I compagni aggiungono che si arrabbia perché lo considerano «uno straniero» anche se lui parla senza accenti e si comporta da americano. Del resto lo è a tutti gli effetti, per la precisione — pensa le date — dall’11 settembre 2012. Il più grande, invece, vince molti incontri di boxe, sogna le Olimpiadi. Con una precisazione: «Se la Cecenia non sarà indipendente parteciperò con gli Usa e non con la Russia».
Tamerlan, come il fratello, si dichiara un devoto musulmano. Non fuma «in quanto Dio lo proibisce», guai bere e raramente si toglie la maglietta perché «non vuole che le ragazze si facciano venire idee». Lui la fidanzata racconta di averla: «Mezza portoghese, mezza italiana, si è convertita per me». Una zia aggiunge: ha una figlia di tre anni, non tutto fila liscio. Infatti c’è traccia di denuncia, nel 2012, per aggressione nei confronti della compagna o di una sorella. Episodio che impedisce a Tamerlan di diventare cittadino e forse accresce il suo malessere: «Non ho un singolo amico americano, non li capisco». Vede nero: «Non esistono più valori, le persone hanno perso il controllo». Un cambio di prospettiva che si accentua negli ultimi due anni.
Il terrorista galleggia in un limbo, pensa di essere ai margini, si incattivisce. Medita di trasferirsi in Russia. Abita a Cambridge ma le sue radici sono lontane. E cerca di recuperarle attraverso la politica. Un cattivo maestro lo ha incoraggiato? Di certo scarica video jihadisti, ne posta altri contro il dittatore filo-russo ceceno Kadyrov, segue Fez Mohammed, un imam libanese-australiano che considera Harry Potter alla stregua del Diavolo. È poi affascinato dagli «Stendardi neri di Khurasan», la profezia che «vede la sconfitta degli infedeli» in un apocalittico Armageddon. Gli investigatori ipotizzano che abbia manipolato il fratello agevolato dal fatto che i suoi genitori tornano in Daghestan. Un cugino mette in guardia Dzhokhar: «Lascia perdere Tamerlan, è negativo. Mai un sorriso, mai felice. Cerca solo guai». Ma il fratello lo segue, si radicalizza pur rimanendo attaccato allo style of life Usa. Il giorno prima delle bombe vola sullo skateboard, all’indomani twitta di musica e invita gli amici a stare «al sicuro».
L’Fbi ora verifica i contatti Internet dei fratelli, così come i viaggi. Il più grande è stato in Russia per sei mesi nel 2012 e si è recato in Cecenia. Ha visitato i parenti o ha incontrato un facilitatore del terrorismo? Gli 007 dell’area negano che vi siano dossier mentre indiscrezioni affermano che Tamerlan è stato interrogato 2 anni fa dall’Fbi su richiesta di un intelligence straniero. E infatti la madre, negando le accuse, dice: «Sanno tutto ciò che ha fatto negli ultimi 5 anni, è innocente». Il padre, gravemente malato, difende «l’angelo» e denuncia una trappola. I servizi di sicurezza riesaminano una serie di casi che hanno avuto per protagonisti esuli ceceni in Europa. Un ex pugile voleva colpire un giornale danese, un gruppo aveva pianificato un attacco a Gibilterra, un nucleo stava per agire in Turchia. I «piccoli complotti» auspicati da Al Qaeda.
I due fratelli rappresentano la cellula ideale, su base familiare, perché è raro che un congiunto ti tradisca. Destini legati. Quando Tamerlan è rimasto ucciso nella sparatoria, aveva al suo fianco Dzhokhar. Hanno sparato insieme, poi il giovane avrebbe travolto con l’auto il corpo del fratello. Capiremo più avanti se hanno avuto dei complici o se hanno seguito un addestramento visto che hanno agito da guerriglieri. Le ultime foto li hanno mostrati in coppia. Tamerlan davanti, Dzhokhar che lo segue. Poi lo scoppio. Passi filmati dalla telecamera del negozio «Lord & Taylor» dove è deflagrata la seconda bomba. L’hanno scelto a caso quel posto o ha un legame personale? La mamma dei due è stata arrestata un anno fa per furto in un negozio della stessa catena.
Guido Olimpio