Alessandra Arachi, Corriere della Sera 21/4/2013, 21 aprile 2013
ROMA —
Onorevole Beppe Fioroni, allora: cosa è successo?
«Beh, abbiamo eletto Giorgio Napolitano, un presidente a cui va il ringraziamento di tutto il Paese, e lo abbiamo eletto con oltre il 70% dei voti, dunque consegnandoli e confermando la sua grande autorevolezza e credibilità...».
Veramente intendevo dire: cosa è successo secondo lei nel suo partito, il Pd, nelle ultime settantadue ore?
«Sono rimasto esterrefatto e rattristato».
Per che cosa?
«Per come sono state trattate due personalità cattoliche come Franco Marini e Romano Prodi, loro che sono stati i padri fondatori del centrosinistra».
Ma chi li ha trattati così male secondo lei? Chi sono stati i franchi tiratori, oltre un centinaio, almeno nella votazione per Romano Prodi?
«Non è un problema di nomi, ma di nodo politico tra chi vuole un presidente di centrosinistra ma largamente condiviso dalle forze politiche, come vuole la nostra Carta costituzionale, e chi invece vuole che continui il nostro inseguimento a Grillo. E Grillo è quello che oggi invoca il golpe e organizza la marcia su Roma».
Certo, però: sappiamo dire chi vuole una cosa e chi vuole l’altra? C’è chi sostiene che dietro la pattuglia di franchi tiratori ci fosse anche lei.
«Lo so. I veleni sono stati tanti. Un pressing continuo. Dopo la sconfitta di Franco Marini c’era chi puntava il dito dicendo che si sarebbe scatenata la vendetta dei mariniani».
Ed è per questo che lei ha fotografato la sua scheda della votazione con il nome di Romano Prodi, il giorno dopo?
«Già, i veleni erano davvero tanti».
Ma si può fotografare la scheda?
«Massì, sono stati tantissimi quelli che hanno fotografato la scheda. Anche come ricordo, no? Del resto Nichi Vendola e i suoi si sono voluti contare scrivendo sulla scheda il cognome di Prodi con l’iniziale del nome puntata davanti. Il problema non è la scheda fotografata, ma il clima politico che si è generato con i veleni e i capri espiatori. È quello che va rimosso. Con l’affossamento di Marini qualcuno ha pensato bene di aver rimosso Bersani. Con quello di Prodi altri hanno pensato di poter togliere di mezzo direttamente il Pd».
Un gioco del domino. Ma di nuovo: chi ha potuto orchestrare tutto questo dentro il Pd, secondo lei?
«I nomi li andrei a cercare tra chi vuole le elezioni anticipate e non vuole un governo delle riforme e sogna l’annessione del Movimento 5 Stelle».
E adesso? Come lo vede il futuro del Partito democratico?
«Se fosse possibile vorrei davvero che il segretario Pier Luigi Bersani ci ripensasse. Mi dispiace davvero che si sia dimesso e lo dico io che sono stato sempre all’opposizione. Mi auguro torni sui suoi passi perché è una persona per bene e seria. E questo in politica non è certo poca cosa».
Altrimenti?
«Intanto penso che Bersani voglia affrontare la nuova stagione con una gestione collegiale che porti il partito alla fase congressuale. Ma spero anche che intenda guidare con responsabilità la futura scelta per il nuovo governo».
E poi?
«Mi auguro che nel partito si arresti il gioco dello scaricabarile».
Cioè?
«Adesso non si trova uno che voglia condividere una scelta fatta insieme con Bersani. E anche chi stava con Bersani mentre venivano fatte quelle scelte adesso dice di non aver visto, di non aver sentito».
Ma quando, e semmai, dovesse finire il gioco dello scaricabarile, cosa augura al futuro del Partito democratico?
«Una cosa fondamentale: smettere di pensare che tutto quello che viene da Firenze o da Genova sia giusto».
Alessandra Arachi