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 2013  aprile 16 Martedì calendario

LE BIZZARRIE DI GADDA A SPASSO PER LA CAPITALE

Per lui la fontana di Piazza dei Quiriti, a Roma, dove gli toccò vivere e lavorare, diventava «sofferenza prostatica» in forma d’acqua.E acquista­va i grossi babà liquorosi d’una pasticceria romana in Prati per provare che Lina, domestica dal­le labbra spesse, non era golosa di quelli soltanto. È il Carlo Emi­lio Gadda che ti aspetti, ma che ti fa conoscere da vicino l’interes­sante docufilm di Mario Sesti Fiamme di Gadda, parcamente distribuito dall’Istituto Luce in al­cune città capozona (Roma, Mi­lano, Torino e Firenze) dal 24, nel quarantennale della morte dell’Ingegnere. E mentre il Gran Lombardo scompare dai pro­grammi scolastici e dalla memo­ria letteraria, in 72 minuti il pedi­namento del «Gaddus» rivela una «cognizione del dolore» più feriale.
Nessun registro aulico, anzi, ma lacerti di sofferenze e bizzarrie affio­rano dai rac­conti di Maurizio Barletta, critico teatrale il cui padre fu amico dello scrittore. Così, il pancione di quell’uomo al­to 1 e 82, «qua­si un Grizzly», freme scosso dal pianto, mentre il piccolo Barletta, nove anni ap­pena, dopo il funerale di sua madre si vede stretto in un angolo da Gadda, che gli si sfoga addosso. Né stupisce apprendere, per tra­dizione orale soffocata dalla pre­sa diretta, col traffico romano più sonoro della parola, che lo scritto­re amava porsi all’uscita delle chiese, di domenica, a osservare i fedeli che ne uscivano pii. E spe­riamo che le scolaresche, alle quali il docufilm verrà mostrato nei prossimi giorni, dell’autore non conservino perlopiù certi indimostra­ti dettagli à la page d’in­tima vita gaddiana: c’è la studiosa Paola Italia a sostenere, come impone la moda sugli autori de­funti, che il «Gaddus» aveva «un’affettività eterosessuale, ma anche omosessuale». Quod erat demonstrandum, sebbene, cer­to, le donne rimasero mistero per il letterato dai nervi logori. Meglio ascoltare le affabulazio­ni, con dizione impeccabile,del­l’attore cinematografico Sergio Rubini, che legge testi di Gadda, spiegandone l’affascinante tor­sione linguistica. Preferibile pu­re ascoltare Fabrizio Gifuni, uo­mo di teatro devoto all’Ingegne­re, mentre dichiara: «La sua lin­gua mi devasta di felicità». Ma i trasalimenti arrivano dall’Archivio Liberati: Carlo Emilio bambi­no, alpino, col più vitale fratello Emilio, in foto che sono sindoni istantanee.