Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 18/4/2013, 18 aprile 2013
IL VERO MINISTRO DEL TESORO E’ BASSANINI
Nel vuoto di governo, il vero ministro dell’Economia è lui: Franco Bassanini, 73 anni, che ieri è stato confermato presidente della Cassa depositi e prestiti. Anzi, meglio dire che è il vero ministro del Tesoro, visto che la Cdp raccoglie 223 miliardi di risparmi postali (“risorse private, non denaro pubblico”, ci tiene a precisare Bassanini) e quindi ha un tesoro da usare nella moribonda economia italiana. Certo, formalmente la Cdp è una controllata del ministero, ma nella divisione dei compiti il ministro (oggi Vittorio Grilli, domani chissà) si occupa dei conti e del debito, Bassanini della politica economica. È Bassanini a dare la linea alla Cassa, anche se è stato indicato dalle Fondazioni bancarie – di fatto organismi privati – che hanno il 18,4 per cento del capitale. L’amministratore delegato Giovanni Gorno Tempini, anche lui appena riconfermato, la applica muovendosi secondo le regole di mercato, salvando quindi l’immagine della Cdp come organismo separato dal ministero. Ieri l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio 2012, con un utile di 2,9 miliardi di euro e dividendi distribuiti al ministero e alle fondazioni per circa un miliardo. Ma non è soltanto nei numeri la misura del’influenza, destinata a crescere, della Cassa. Due giorni fa Bassanini e Gorno sono stati ascoltati dal Parlamento in un’audizione sul pagamento degli arretrati della pubblica amministrazione, 40 miliardi in due anni. La Cdp ha un ruolo, anche se non decisivo: può anticipare due miliardi agli enti locali che poi rimborseranno con calma. “Un’operazione non redditizia per Cassa, fatta come servizio allo Stato”, ci ha tenuto a precisare Gorno. Ma i parlamentari chiedono di più, da Marco Causi (Pd) a Rocco Buttiglione (Udc) sondano i due manager per sapere se è possibile aumentare il coinvolgimento della Cassa nell’operazione.
DA MESI LA POLITICA volteggia attorno alla cassa, con la tentazione di usare i depositi postali come denaro pubblico. Ma i partiti sono così deboli che, finora, non sono riusciti a condizionarne le strategie. Anche perché Bassanini usa un convincente argomento per frenare gli appetiti: “Se smettiamo di comportarci come una market unit, il giorno dopo Eurostat riclassifica il debito della Cdp come debito pubblico”. Cioè spunterebbero dal nulla 250 miliardi di debito pubblico in più. Una bomba atomica. Già ora Cdp finanzia il Tesoro, tiene 130 miliardi di euro su un conto di via XX settembre, evitando al ministero di dover emettere titoli per lo stesso importo. Un legame complesso. E che permette a Bassanini di atteggiarsi davvero a ministro: per esempio suggerendo al Parlamento che deve emendare il decreto del governo un approccio diverso per la gestione dei debiti commerciali arretrati. Bassanini sostiene il “modello spagnolo”: lo Stato dovrebbe mettere la sua garanzia su tutti quei debiti arretrati, in capo a 22 mila enti diversi, così le banche si accollerebbero tutti i 90 miliardi da pagare. E i soldi arriverebbero all’istante alle imprese, senza dover emettere subito debito pubblico. Poi si concorda un piano di rientro con le banche. Con questo schema “si potrebbero trovare i soldi per la cassa integrazione”, ha spiegato Bassanini ai deputati che lo ascoltavano assai interessati alla prospettiva di rinviare ancora il problema, trovandosi 8 miliardi pronti da spendere nel 2013. Il tutto con la regia della Cdp, ovviamente. Con discrezione Bassanini sta anche lavorando con Telecom: l’alleanza del gruppo telefonico con i cinesi di H3G è politicamente accettabile se l’infrastruttura, cioè i cavi della rete in rame, non finisce in mani straniere. La Cassa è pronta a comprarla ma si deve ancora stabilire il prezzo.
A chi risponde Bassanini di questo suo crescente potere? Quasi soltanto alla sua coscienza, visto che, essendo stato riconfermato dal governo uscente (con solo qualche timido mugugno dei partiti che chiedevano di aspettare il nuovo esecutivo) ha la poltrona blindata. Il prossimo ministro potrebbe sostituirlo soltanto ritirando dal cda tutti i consiglieri indicati dal Tesoro. Ma ancora prima che venga scelto, è già chiaro chi comanderà tra il ministro e Bassanini.