Luciana Grosso, il Venerdì 19/4/2013, 19 aprile 2013
LA GUERRA DI ALEPPO CON IL MITRA E I FIGLI AL COLLO
[foto in allegato]
Fadwa ha vent’armi e sa che non ne vivrà molti altri. Sa che non vedrà mai crescere i suoi tre figli e che li lascerà presto orfani. Ma le importa poco. «Mio marito è morto al fronte» dice « e ora anche io farò lo stesso. Che Dio mi aiuti». Pensa di non avere scelta e che il suo posto nel mondo sia quello che ha scelto nel giorno in cui si è unita alla sua squadra, tutta femminile, dell’Esercito di Liberazione e si è andata a nascondere in un rifugio segreto a Aleppo. Fadwa non è l’unica donna a aver imbracciato le armi nella guerra siriana. Tra le sue compagne c’è anche Ahmad, 72 enne madre di tre figli, che racconta: «La mia casa di Dar’a è stata distrutta dalle bombe, così sono venuta qui e ho deciso di prendere un fucile»; o la sedicenne Ali, stufa di aspettare aiuto dall’Occidente: «Mentre noi li supplicchiamo di soccorrerci, le nostre famiglie e i nostri amici vengono puniti e umiliati senza ragione».
Non si sa di preciso quante siano le donne combattenti tra i ribelli in Siria. La leggenda dice che sono molte. La rivista Time, in un servizio a loro dedicato, cita anche una micidiale cecchina e persino una donna comandante, nascoste chissà dove a Aleppo. Figure carismatiche, forse intinte nella propaganda e arricchite dalla clandestinità, che si aggiungono alle decine di altre che si danno da fare più tradizionalmente negli ospedali, nascondendo armi o arrabattandosi per far passare informazioni. Ma le donne ribelli non sono le sole a combattere. Anche il Presidente Bashar Assad ha avviato l’addestramento di una formazione paramilitare costituita solo da volontarie, tra i cui compiti sembra ci sia proprio quello di perquisire le altre donne ai check point. Donne che combattono le donne.
Didascalia della foto in allegato:
Fadwa, 20 anni, vedova, col figlio più piccolo in braccio