Emilio Randacio, la Repubblica 19/4/2013, 19 aprile 2013
QUEI 200MILA EURO PAGATI DA FORMIGONI AL FACCENDIERE CONDANNATO PER TANGENTI
MILANO — Prima ancora di aver espiato tutta la sua pena, era già stipendiato profumatamente dalla Regione Lombardia. Non esattamente un esempio di come dovrebbe funzionare la giustizia in un paese civile, piuttosto il forte sospetto dell’ennesimo intrallazzo o accordo di favore. Perché quello che Gianluca Guarischi ha ottenuto non è stato un lavoro socialmente utile al minimo salariale — come capita a un ex detenuto appena uscito di cella — , ma ben «204 mila euro per redditi da lavoro subordinato dalla Regione Lombardia», come risulta «dalla dichiarazione dei redditi 2010». L’ex presidente di Forza Italia della Commissione bilancio del Pirellone è stato
riabilitato ancora prima che la condanna a 4 anni e 2 mesi per associazione a delinquere e corruzione, fosse stata scontata fino in fondo. E che in questo brutto
affaire ci sia qualcosa di poco chiaro, lo dimostra anche il fatto che i reati Guarischi li aveva commessi arrecando un danno proprio alla stessa Regione — ha dovuto risarcire 136 mila euro di danni —, il suo futuro datore di lavoro.
L’EREDE DI DACCÒ
Sotto la gestione del governatore Roberto Formigoni è successo anche questo in Lombardia. Date, intercettazioni, riscontri sull’ennesimo scandalo, sono contenuti in un corposo rapporto firmato dalla «Sezione di Polizia giudiziaria Gdf e Ps», ora agli atti dell’inchiesta che, un mese fa, ha portato nuovamente in carcere Guarischi. Ancora mazzette, recita il capo d’imputazione dell’inchiesta dei pubblici ministeri Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio, e affidate alla Dia. Una sorta di mediatore tra aziende farmaceutiche
e funzionari pubblici, per avere agevolazioni sugli appalti, l’identikit del rampante imprenditore, le cui aspirazioni politiche erano già stata azzerate dalle inchieste giudiziarie. Guarischi, dal carcere, respinge ogni accusa. Nel primo interrogatorio, insieme al suo legale Michele Apicella, nega di aver ricevuto un trattamento di favore dall’«amico» Formigoni, tantomeno di avergli pagato le vacanze. Le carte giudiziarie, però, raccontano un’altra verità. Raccontano di estati trascorse insieme all’ex governatore in Sardegna, svariate cene avvenute fino a poche settimane fa in ristoranti di grido. Di telefonate dirette tra i due, di visite a sorpresa al Pirellone, proprio dopo che Guarischi aveva ricevuto imprenditori interessati ad appalti. Il convincimento dei detectives, è che dopo l’arresto di Pierangelo Daccò — prima per il crac San Raffaele poi per lo scandalo Maugeri —, il 16 novembre 2011, Guarischi lo sostituisca «nel sistema di regalie e utilità di cui ha beneficiato il presidente della Regione».
I CONSIGLI DELL’EX GOVERNATORE
L’analisi delle intercettazioni porta la sezione di Pg della procura a raccontare come dal settembre 2011, Guarischi e Formigoni organizzino vacanze insieme. Croazia, Sardegna e Sudafrica le mete. Sospettano che a pagarle sia stato Guarischi, anche se non c’è nessun documento o cifra che viene allegata e lo dimostri. Resta solo un sospetto. Quello che colpisce è come si spinga oltre l’allora governatore Formigoni, pur di avere Guarischi al suo fianco. Capita nell’estate di due anni fa. Daccò non è ancora finito in cella, anche se il suo nome è già nell’inchiesta sul crac del San Raffaele. Il 7 settembre 2011, gli investigatori registrano alle 10.25 una telefonata tra Mauro Villa, segretario storico di Formigoni,
«che chiama Guarischi e anche in questa occasione, passa la telefonata a Formigoni. I due parlano a lungo della vacanza in Croazia che Guarischi sta organizzando». Ma qui c’è un problema. Perché «l’argomento principale della conversazione è il “fine pena” di Guarischi (affidato ai servizi sociali), prevista proprio per quei giorni». Il particolare non è secondario. Essere «affidato» per un detenuto, è un ostacolo per raggiungere località estere. Bisogna essere autorizzati in casi eccezionali dal magistrato di sorveglianza, ottenere il documento valido per l’espatrio, essere sicuri che non ci sia dietro un tentativo di evadere. Guarischi ne parla direttamente al governatore. «Sono un po’ a rischio — ammette —, nel senso che se mi danno la liberatoria il 15, possiamo partire il giorno successivo, però ovviamente è un po’ a rischio partire il 16». Formigoni non demorde, anzi, suggerisce una soluzione: di dire il falso. «Il governatore è perfettamente a conoscenza della situazione giudiziaria di Guarischi e gli suggerisce anche di informarsi presso i servizi sociali adducendo la scusa di un viaggio di lavoro».
«Secondo me — le esatte parole alla cornetta di Formigoni —, puoi anche far chiedere tu. Gli dici: “Avrei un viaggio di lavoro, posso prevedere di partire venerdì?”».