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 2013  aprile 19 Venerdì calendario

IL TARIFFARIO DEGLI SCAFISTI: ECCO QUANTO COSTA INSEGUIRE IL SOGNO ITALIANO

Quando il comandante della Abis Bremen, nave cargo olandese, avvista il gommone alla deriva è sulla rotta da Leixoes (Portogallo) a Tasucu (Turchia). È lunedì 15 aprile e l’evento si verifica nel cuore del Mediterraneo: 36°23.4’ latitudine Nord, 016° 53.1’ longitudine Est. Decine di miglia marine dal porto più vicino, Pachino, provincia di Siracusa. Il gommone sembra deserto. Nessuna figura umana a bordo, nessun movimento. Il comandante lancia un ordine: «Abbordare». Un uomo dell’equipaggio arpiona il natante, lo avvicina. All’interno non c’è nessuno. Ma qualcuno c’era. Sicuro. Ci sono abiti, documenti, salvagenti sul fondo dell’imbarcazione. Ma di esseri umani, nessuna traccia. Cos’è successo ai suoi occupanti?

Frammenti di vita

L’equipaggio della Abis Bremen raccoglie tutto: carte d’identità, fotografie, penne Usb e altri documenti. Frammenti di vite, vite forse inghiottite dal mare, come successo a centinaia di profughi in questi anni. Spuntano foto di famiglia, ricordi della terra natìa, numeri di telefono di contatti europei da chiamare una volta scesi a terra. L’equipaggio scomparso era composto da somali. Una ventina, probabilmente di più. Partiti da Tripoli con un barcone della speranza e finiti chissà dove. Ma tra le carte trovate, c’è un documento eccezionale, mai trovato prima: un tariffario.

Il prezzo della speranza

È un foglio di carta a righe strappato da un bloc notes. Probabilmente lo aveva con sé lo scafista. Qualcuno ha scritto ordinatamente nomi e cognomi degli occupanti del gommone. E accanto a ogni nome, una cifra: 700-800 dollari. È il documento contabile dei sogni dei somali, il calcolo protocollare della speranza dei disperati. Attraversare il Mediterraneo in fuga dalla fame, dalla guerra, dalla discriminazione etnica e religiosa costa 800 dollari (700 per le donne). Ma fuggire dalla ferocia dei 15.000 guerriglieri di Al Shabaab costa molto di più. Prima di salire su quel gommone di 7-8 metri stipato all’inverosimile, c’è da attraversare il Sahara. E costa altri 1000 euro: dalla Somalia al Sudan in camion o jeep; poi il deserto, attraversato con un’auto o sui cammelli; quindi il confine libico. Durante il tragitto le persone in fuga possono essere rapinate dalla polizia di frontiera, dai banditi o addirittura dai loro stessi autisti. E possono morire. Secondo le stime di Fortress Europe, negli ultimi 10 anni 1600 persone sono sparite lungo quel tragitto. E i dispersi nel Mediterraneo, purtroppo, sono altrettanti. Ma le organizzazioni criminali che gestiscono questi viaggi continuano a guadagnare cifre milionarie.

L’allarme lanciato dalla Abis Bremen

Gli occupanti del gommone rintracciato dalla Abis Bremen hanno fatto forse questa fine? Sono forse finiti a ingrossare le fila dei morti di speranza? Il comandante della nave olandese, dopo aver tentato inutilmente di issare a bordo il gommone, manda un dispaccio al comando generale italiano della Capitanerie di Porto segnalando il natante vuoto. Il comando risponde facendosi mandare delle foto e verifica. Basta poco e si scopre che i profughi non sono in fondo al mare, bensì in salvo. Sono stati soccorsi dalle motovedette italiane la notte prima. Erano in 24. Il loro gommone, una volta salvati gli occupanti, è stato lasciato andare alla deriva. Altre emergenze si accumulavano: in quei giorni sono stati salvati oltre 1000 migranti. L’intervento successivo della Abis Bremen, però, ha permesso di recuperare un documento prezioso: il tariffario.

La sorte dell’equipaggio Le foto, i documenti, i ricordi trovati a bordo del gommone forse non torneranno mai nelle mani dei legittimi proprietari. I somali salvati oggi sono probabilmente ospiti di qualche centro di identificazione ed espulsione. Sognavano di arrivare sulla terraferma per proseguire verso la Svezia, la Norvegia, la Danimarca, Paesi in cui hanno parenti e in cui c’è una legislazione più favorevole per i migranti. Ma si sono fermati in Italia, come tanti: partiti da un campo profughi in Somalia per approdare in un altro campo profughi. Nel tragitto hanno pagato un prezzo caro, carissimo: fame, stenti, fatica, violenze. E 800 euro, segnati su un foglio di carta lasciato su un gommone alla deriva nel Mediterraneo. È possibile che il loro sogno sia finito lì, sul fondo di quell’imbarcazione. Verranno rimpatriati, salvo asilo politico.