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 2013  aprile 19 Venerdì calendario

DALLA PRIMA GUERRA AGLI IED AFGHANI

Nitrati ed esplosivi: il binomio è antico e al tempo stesso at­tuale, come ricorda l’ampio riciclaggio di armi chimiche in agricoltura. Nel 1918, le autorità svede­si assegnarono il Nobel al chimico tedesco Fritz Ha­ber, che pochi anni prima era riuscito a sintetizzare ammoniaca partendo dal­l’azoto atmosferico. L’in­venzione aveva fatto la for­tuna dell’esercito tedesco nella prima guerra mondia­­le, perché il “metodo Ha­ber”, gelosamente custodi­to dai teutonici, era stato il fondamento degli esplosivi germanici.
Oltreatlantico, la Dupont e la Monsanto rifornivano già l’esercito americano con bombe al salnitro, un nitra­to naturale. Solo nel dopo­guerra, l’industria chimica pensò di riciclare i nitrati in agricoltura. Ma l’impiego bellico di queste sostanze non è mai venuto meno: è stato anzi l’incubo degli oc­cidentali in Iraq e in Afgha­nistan. L’80% degli ordigni esplosivi (Ied) confezionati dagli insorti afghani ha a­vuto come base il nitrato d’ammonio e il nitrato di potassio, stipati in pentole a pressione (come a Boston) o congegnati per esplodere fra assi di legno.
Nel gennaio 2010, le auto­rità afghane sono arrivate a proibire la produzione, lo stoccaggio e il commercio dei nitrati di ammonio, per quanto utili alle rese agrico­le. Alle forze dell’Isaf è stato dato mandato di sequestra­re i fertilizzanti, ovunque rinvenuti. Inutile dire che il piano si è rivelato fallimen­tare: agli insorti bastano meno di 600 kg al giorno di nitrati per alimentare la fi­liera degli Ied e non fatica­no a procurarseli grazie al contrabbando fiorente con il Pakistan.
Ma torniamo in America. L’incidente in Texas ricorda tutta la pericolosità dei ni­trati di sintesi, che hanno u­na potenza esplosiva infe­riore del 40% appena alla di­namite. La memoria corre in Francia, a quel 21 set­tembre del 2001. A Tolosa un incendio avvolge un ca­pannone della società Azf, produttrice di concimi a ba­se di nitrati. È il finimondo. È come se esplodessero si­multaneamente 40 tonnel­late di tritolo. Un’onda si­smica si propaga con un’in­tensità pari a quella di un terremoto del 3°-4° grado della scala Richter. Il bilan­cio finale è pesante: 30 mor­ti e 9mila feriti, cui si som­mano 27mila appartamen­ti distrutti o danneggiati.
E poi quella strage in Usa, il 19 aprile del 2005. A Ok­lahoma City, un camion ca­rico di esplosivo uccide 168 persone e ne ferisce 800. L’attentatore, un ventiset­tenne veterano della guerra del Golfo, affiliato a gruppi neonazisti, aveva fabbrica­to l’esplosivo in casa, utiliz­zando i comunissimi ferti­lizzanti azotati.