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 2013  aprile 16 Martedì calendario

COM’E’ DURA LA «SECONDAVOLTA» (DOPO UN SUCCESSO PLANETARIO)

-Non so voi, ma io umanamente lo capisco, il po­vero Psy. Senza essere degli psycologi, solo chi non ha dimestichezza con l’ansia da prestazione si chiederà come sia possibile che l’autore della famosissima Gangnam Style, la canzone tormentone più ascol­tata e ballata dell’ultimo anno, con ben 1,5 miliardi di clic su Youtube, si sia suicidato subito con la seconda canzone, intito­lata Gentleman. Gentleman un cavolo, ti viene da pensare: ma come, con tutti quei soldi, non potevi tirare fuori qualcosa di meglio?
Non c’è neppure l’ombra di uno straccio di coreografia da ballare, su cui imbastire un flashmob: nel nuovo video ci so­no le stesse scene, l’ascensore, lui sdraiato tra le gambe delle ra­gazze scosciate, ha riciclato perfino le montature degli occhiali e gli stessi culi. E vabbene, ma di­co, infilaci almeno un ritornel­lo e una mossa riconoscibile, al­trimenti cosa balliamo? È l’abc dei tormentoni, lo sanno pure quelli del Pulcino Pio, te lo dob­biamo insegnare noi? Sì, forse dovevamo provare almeno a av­vertirlo su Twitter, perché uno quando ha successo non se ne rende conto. Ti prende una paura di resta­re insabbiato lì, e per la fretta non copi neppure il meglio, co­pi il peggio di te stesso, è come agitarsi nelle sabbie mobili, e così ti viene fuori la canzone au­toriciclata più insulsa del seco­lo: il nuovo singolo di Psy è la Gangnam Style senza la Gan­gnam Style. E considerate che Psy era avvantaggiato dall’esse­re coreano, non aveva proble­mi di testo.
Mi dispiace, perché chissà co­me gongola adesso quel pazzo furioso di Kim Jong-Un, e però è il problema psicologico delle montagne che partoriscono to­polini (è un modo di dire, se una montagna partorisse un topolino sarebbe strepitoso, ma topolona suona sconcio). La se­conda volta, quando la prima viene troppo facile, quasi per ca­so, quasi per culo, è una condan­na, c’è poco da fare. Nel campo della musica la playlist è lun­ghissima, è pieno di cantanti e gruppi con un unico successo e un triste destino: un giorno da leoni, primi in classifica, e una vita da pecore a cercare di repli­care la ricetta. Finché dopo ven­ti­o trent’anni non li vedi compa­rire tristemente in trasmissioni tipo Meteore . Insomma, tra qualche anno Psy lo potrete invitare a ballare la Gangnam al vostro matrimonio.
È così in ogni campo, quanti registi con un unico film che fi­niscono subito già al secondo. Uno degli ultimi: Gianni De Gre­gorio, bravissimo nel Pranzo di Ferragosto, poi subito si è mon­tato la testa, gli è venuta l’ansia, e ha fatto il bruttissimo Gianni e le donne. Gianni sarebbe lui, le donne quelle che lo hanno la­sciato dopo aver visto il film. Nella narrativa stessa regola, la fila degli esordi facili e rimasti lì è lunghissima, da Lara Cardella che voleva i pantaloni e c’è rima­sta cucita dentro. Oppure Ro­berto Saviano, che successo, che promessa, che tempo che fa. E lui al contrario dei suddetti è stato prudentissimo, ci ha messo sette anni a scrivere Zero­ZeroZero, più o meno quanto Proust per scrivere la Recherche e quanto Joyce per scrivere Ulis­se. Tomasi di Lampedusa fu fortunato a morire prima della pubblicazione, altrimenti do­po Il Gattopardo avrebbe sfor­nato un bruttissimo Il Giagua­ro, che sarebbe piaciuto solo a Bersani.
Non è per niente facile la se­conda volta, quando la prima non te la sei sudata veramente. Uniche eccezioni le stagioni delle serie televisive, dove spes­so le successive sono migliori delle precedenti, e il sesso, dove se ti va bene la prima andrà meglio anche la seconda, men­tre se ti va male la prima poi avrai l’ansia della prima più l’ansia della seconda, e per un uomo è la fine, meglio darsi ma­lati e andare in esilio su Youporn.