Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 14 Domenica calendario

IL BLOGGER CHE HA SVELATO I SEGRETI DI PUTIN

-Mercoledì mattina l’attenzione dei russi e di gran parte dei media internazionali si concentrerà su un tribunale di Kirov, sonnolenta cittadina 1000 km a Nord-Est di Mosca. È lì che sarà messo sotto processo Alexei Navalny, con accuse di appropriazione indebita che nulla hanno a che fare con i reati e tutto con la politica.

L’ avvocato anti-corruzione Alexei Navalny è uno dei critici più visibili di Vladimir Putin. Se non avete mai sentito parlare di lui, ne sentirete parlare ora. A soli 36 anni, è il nuovo volto giovane dell’opposizione russa. Non ha accesso alla televisione nazionale, ma più di un terzo del paese lo conosce. È una creatura di internet, che twitta e blogga ossessivamente. Usa i social media per denunciare la corruzione e le sue rivelazioni hanno già costretto alle dimissioni membri della Duma, il parlamento russo. In più, vuole diventare presidente. Il Cremlino ne ha avuto abbastanza. Navalny dev’essere messo a tacere: da qui il processo. Se sarà condannato, nella migliore delle ipotesi gli sarà impedito per sempre di candidarsi a una carica pubblica. Al peggio potrebbe essere incarcerato per una decina di anni, una mossa che accrescerebbe le tensioni tra l’opposizione e il governo e sarebbe fortemente condannata da Washington e dall’Unione europea. Il caso è di così evidente motivazione politica che persino il consiglio per i diritti umani del Cremlino ha bollato le accuse come «prive di fondamento».

Quando, di recente l’ho incontrato nel suo ufficio di Mosca, Navalny è stato caustico. «I pubblici ministeri avevano fino a trenta giorni di tempo per studiare il caso posto dagli investigatori e decidere se c’erano o meno prove sufficienti per il rinvio a giudizio. Hanno deciso in poche ore, è tutto ciò di cui hanno avuto bisogno per valutare oltre trenta fascicoli», mi ha detto. «La velocità è la prova evidente che dietro queste accuse assurde c’è Vladimir Putin. Stanno facendo tutto di corsa. Non so bene quale sia alla fine il disegno del Cremlino ma chiaramente devo prepararmi alla possibilità di finire in galera. Mi ci sto abituando mentalmente. Ma se pensavano che sarei fuggito all’estero si sbagliano di grosso. Io non vado da nessuna parte».

Secondo l’accusa Navalny, salito alla ribalta durante le proteste di massa contro il Cremlino dell’anno scorso, avrebbe sottratto 380 mila euro a un governo regionale rubando 10 mila metri cubi di legname nel 2009. Ma anche le vittime del presunto crimine negano di essere state derubate e diversi membri di spicco del consiglio dei diritti umani del Cremlino recentemente hanno firmato una dichiarazione a sostegno di Navalny, definendo le accuse «una punizione per le sue attività politiche».

Il processo è parte della strenua campagna del Cremlino per mettere a tacere l’opposizione contro il governo di Putin dopo i mesi di manifestazioni anti-governative di massa dello scorso anno. Le proteste di strada da allora si sono esaurite ma l’opposizione guidata da Navalny ha cambiato tattica. Una nuova campagna anti-corruzione prende di mira singoli politici pro-Cremlino e indaga su di loro, cercando di scoprire eventuali attività nascoste. Navalny ha messo a segno un bel colpo quando il mese scorso Vladimir Pekhtin, influente membro del partito Russia Unita di Putin e presidente del Comitato Etico del Parlamento, si è dimesso dopo che l’attivista anticorruzione aveva rivelato che non aveva dichiarato un appartamento di lusso e altre due proprietà in Florida. Pekhtin ha negato ogni addebito e ha detto che stava facendo un passo indietro per ristabilire la sua reputazione.

«Invece di lanciare accuse generiche contro il regime autoritario di Putin pensiamo sia molto più efficace attirare l’attenzione sugli individui, per dare un volto a questa sfacciata corruzione - mi ha detto Navalny -. Il livello dei furti e dell’appropriazione indebita è sconcertante. Prendiamo di mira tutti, dai deputati della Duma ai ministri, cercando di coglierli sul fatto. Sta diventando una tendenza tra l’opposizione».

Navalny ha detto che lui e gli altri che svolgono un controllo analogo sull’operato delle élite russe fanno molto affidamento sulle soffiate ricevute dagli addetti ai lavori o dai comuni cittadini. Ha fatto anche dei nomi di politici noti per le loro ricchezze immobiliari all’estero, in Francia, Gran Bretagna e a Miami, le tre destinazioni più popolari tra i ricchi russi. «Non è facile, abbiamo poche risorse e scovarli può essere molto difficile, soprattutto quando funzionari statali corrotti nascondono i loro proventi illeciti nel complesso delle strutture off shore. Noi non siamo la polizia. Ma il messaggio arriva, se rubi e lasci una traccia, noi ti svergogneremo».

Dando un chiaro segnale di quanto seriamente il Cremlino stia prendendo Navalny come avversario e di quanto stia diventando insicuro il governo, l’avvocato anticorruzione è stato portato a giudizio dal Comitato investigativo, l’equivalente dell’Fbi. Pochi giorni fa, Vladimir Markin, portavoce del Comitato, ha rilasciato un’intervista in cui ha involontariamente ammesso che è in gioco la grande politica. Navalny ha definito l’intervista «un pezzo brillante, da leggere». Nell’intervista Markin dice: «Se una persona si sforza di attirare l’attenzione o, se posso dirlo, prende in giro le autorità, beh, allora ci si interessa maggiormente al suo passato e il procedimento per sbugiardarlo naturalmente diventa più veloce». Poi ha aggiunto: «Perché qualche manifestante dovrebbe avere l’immunità? Perché l’Occidente lo protegge? Questo sarebbe possibile in un Paese debole, ma non in Russia. Noi siamo una potenza mondiale».