Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 16/4/2013, 16 aprile 2013
QUELLI CHE SI TUFFANO, DA CHIARUGI A PINILLA
PER LUCIANO CHIARUGI, il Cavallo Pazzo che tra Firenze, Napoli e Milano, al manicomio mandò più di un arbitro, si mosse anche la lingua italiana. Un neologismo coniato per lui solo, “chiarugismo”, che elevava la particolare abilità del tuffo nella piscina dei 16 metri d’area a vera e propria arte. In epoca di moviole mute e processi silenti, a Chiarugi capitava di spesso di crollare al suolo, rialzarsi e ottenere in premio il calcio di rigore. Poi anche gli osservatori più benevoli se ne accorsero e iniziò la persecuzione. Più Chiarugi provava a mondare il passato, comportarsi bene, stramazzare a terra soltanto se falciato, più i direttori di gara, suggestionati dai precedenti, si rifiutavano di credergli. Il pregiudizio lo inseguì fin sul ciglio dei 40 anni, quando tra Massa e la periferia della quarta serie, la Freccia di Ponsacco spendeva le ultime lire di una carriera declinante. Lo brutalizzavano e gli uomini in maglia nera, il fischietto in bocca e lo sguardo severo lo rampognavano bonariamente come raccontò lui stesso: “Chiarugi, ormai sei conosciuto, non ti è riuscito bene questo tuffo, non hai ancora imparato a farlo, sei anziano, comportati da persona seria” . Luciano reagiva: “Io allora mi rialzavo e gli dicevo: arbitro, guardami in faccia, la vedi la fatica che faccio per giocare ancora?” più per se stesso che per la squadra. Ammettere è sconveniente e chissà che a Mauricio Pinilla, cileno di pensiero rapido a furbizia attiva, non appaia in sogno un tardivo pentimento.
GLI COSTERÀ nel tempo, la candida dichiarazione al termine di Cagliari-Inter “Mi sono buttato, un attaccante deve essere bravo a capire il momento, in area quando è rigore è rigore”. Come a tutti gli emuli di Chiarugi nell’ultimo trentennio di calcio italiano. Checco Moriero, ad esempio. Ottenne un rigore generoso, si spinse a una mezza confessione e la domenica dopo venne espulso. Lo difese Carletto Mazzone: “Finiamola con questa storia, Moriero come cascatore non vale una lira. In tutta la sua carriera ha preso due rigori”. Si fermò lì, in effetti, superato da altri nomi, da Silenzi a Casiraghi, da Pippo Inzaghi a Gilardino, finito persino nella classifica del britannico Mirror, al settimo posto, per un carpiato in terra scozzese, in un Celtic-Milan di Champions del 2007. Da Simeone a Cristiano Ronaldo, dal tedesco Meier del Colina (primatista della specialità) fino a Busquets e Jürgen Klinsmann, nelle spire della critica e nella rete della riprovazione si sono incagliati in tanti. Chiarugi può stare tranquillo. Paolo Casarin, fuori tempo massimo, lo assolse. Emiliano Mondonico andò oltre difendendo l’intera categoria: “Cascatori? No, padroni dell’area. I difensori hanno tutto il resto del campo per vendicarsi”. E il “Mondo”, uno vero, non diceva il falso.