Paolo Colonnello, La Stampa 18/4/2013, 18 aprile 2013
“FRODE AL FISCO PER 7 MILIONI" INDAGATO IL RE DEI SONDAGGISTI
Mago dei sondaggi ma anche di «rilevanti e indebiti risparmi fiscali». Con una frode fiscale da 7 milioni di euro, contestata ieri dalla Procura a seguito di una serie di perquisizioni, finisce nei guai il sondaggista Renato Mannheimer, commentatore del Corriere della Sera e noto frequentatore di salotti televisivi. Le accuse, che riguardano complessivamente sei società legate al sondaggista, parlano di fatture false emesse per operazioni inesistenti oppure pagate dai clienti dei suoi sondaggi anziché alla Ispo, la società di cui è titolare, a tre società collegate con sede a Tunisi. Le tre società tunisine, che fiscalmente risultavano autrici dei sondaggi, avrebbero poi girato i soldi (trattenendo però una percentuale sul presunto servizio illecito) su conti di altre società svizzere e infine lussemburghesi. Denaro che sarebbe infine rientrato in Italia. Il sospetto è che il sistema sia servito per abbattere i ricavi dell’Ispo e quindi di Mannheimer - che sarebbe titolare anche di fondi all’estero non dichiarati in Italia - permettendogli di pagare meno tasse. Pesante il capo di imputazione che contempla anche il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale ed è relativo ad altre quattro persone oltre a Mannheimer, di cui un tunisino e tre professionisti italiani.
Secondo il pm Adriano Scuderi, che ieri ha ordinato diverse perquisizioni eseguite dal nucleo valutario della Guardia di Finananza, alcuni dei conti luss e m b u rgh e s i sarebbero «riconducibili» allo stesso Mannheimer. Il quale, visibilmente scosso dopo la perquisizione eseguita dalle Fiamme Gialle anche nella sua abitazione, commenta: «Non ne so nulla, non ho mai commesso un reato in vita mia». In ogni caso, ha aggiunto, «ho fiducia nell’operato della Gdf e della magistratura». Secondo il legale del professore, l’avvocato Zanchetta, le contestazioni della Procura sarebbero relative ad operazioni in realtà lecite, trattandosi di operazioni passive della Ispo, quindi spese reali sostenute, per i call center tunisini di cui si sarebbe servita la società di sondaggi per le sue ricerche di mercato.
Ma per gli investigatori le cose sono non sono così semplici. L’indagine nasce dopo un’anomala movimentazione bancaria segnalata dallo Uif della Banca d’Italia alla Gdf nel 2010 sui conti dello studio Merlo, il consulente commercialista di Mannheimer che venne già perquisito due anni fa per una serie di frodi legate ad altri clienti. Da qui la pista che ha portato alla Ispo e al noto sondaggista. Le frodi fiscali contestate si riferiscono agli anni che vanno dal 2005 al 2011 e riguarderebbero sondaggi di varia natura, politica compresa. Dei 7 milioni evasi, cinque milioni e 400 mila euro sarebbero relativi all’evasione alle imposte dirette, mentre un milione e 600 mila euro andrebbero riferiti all’evasione sull’Iva. Ma, al termine delle indagini, il giro di fatture complessivo potrebbe risultare molto più ampio. Tra i reati contestati, ma non a Mannheimer, anche il riciclaggio relativo alle operazioni svolte dallo studio fiscale a cui si appoggiava la sua società. Non è escluso che nei prossimi giorni Mannheimer possa venire interrogato in Procura.