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 2013  aprile 18 Giovedì calendario

QUANDO L’ ANTRACE UCCISE E PARALIZZO’ LA NAZIONE

L’allarme era scoppiato il 18 settembre 2001. Solo una settimana prima Al Qaeda aveva fatto strage alle Torri gemelle, al Pentagono, e sull’aereo caduto in Pennsylvania. Ora un’altra minaccia mortale e imprevedibile: l’antrace, un batterio capace di provocare infezioni letali, spedito dentro a semplici buste.

Le prime cinque lettere erano arrivate ai media: "Abc News", "Cbs News", "Nbc News" e "New York Post", tutti basati a Manhattan, e "National Enquirer", che invece aveva la sede a Boca Raton, in Florida. Erano state spedite dal New Jersey, vicino all’università di Princeton, e contenevano un messaggio: "9-11-01. Questo è cosa viene dopo. Prendete la penicillina ora. Morte all’America, morte a Israele. Allah è grande". Robert Stevens, dipendente del tabloid "Sun" che veniva ubblicato nello stesso edificio dell’"Enquirer", era entrato in contatto con la sostanza contenuta nella busta e si era ammalato. Faticava a respirare, vomitava. I medici non capivano cosa avesse, e il 5 ottobre era morto.

La seconda ondata di lettere era datata 9 ottobre. Le buste erano dirette ai senatori democratici Tom Daschle, capo della maggioranza, e Patrick Leahy, leader della Commissione Giustizia. Contenevano un messaggio simile nel tono, ma diverso nelle parole: "9-11-01. Non ci potete fermare. Abbiamo questa antrace. Voi morite ora. Avete paura? Morte all’America. Morte a Israele. Allah è grande".

Il panico, non la paura, avevano fatto il giro del mondo. Tutti temevano pericoli nascosti e impensati. Al Qaeda - era l’ovvia conclusione - aveva messo le mani su sofisticate armi biologiche, e chissà in quanti altri modi avrebbe colpito. Almeno 22 persone erano state infettate, e cinque erano morte. Oltre a Stevens, i due impiegati dell’ufficio postale di Brentwood Thomas Morris e Joseph Curseen, e due persone che non si è mai capito come si fossero ammalate, la vietnamita di New York Kathy Nguyen, e la vedova 94enne del Connecticut Ottilie Lundgren.

Gli allarmi per le lettere all’antrace, vero o falsi, si erano moltiplicati, arrivando anche in Cile. Gli investgatori, però non riuscivano a trovare il legame con al Qaeda o l’Iraq. Finchè era emerso l’atroce dubbio: e se fosse uno dei nostri? L’indagine aveva virato, guardando verso chi poteva entrare in contatto con l’antrace. I primi sospetti si erano concentrati su Stephen Hatfill, scienziato specialista di armi biochimiche che aveva lavorato nei laboratori militari. L’Fbi lo aveva accusato, ma si era sbagliata: poco dopo lo aveva scagionato e si era scusata. La pista, però, era rimasta la stessa. Bruce Ivins, altro biologo nei laboratori militari di Fort Detrick, aveva attirato l’attenzione con i suoi comportamenti singolari. Era specializzato nell’antrace, e aveva convinto gli investigatori che stavolta l’indagine aveva imboccato la direzione giusta, dopo aver viaggiato in sei continenti e interrogato oltre 9.000 persone.

Il 29 luglio del 2008 Ivins è morto suicida per una overdose di farmaci. Meno di due anni dopo, il 19 febbraio 2010, il dipartimento alla Giustizia ha chiuso ufficialmente l’indagine, dichiarandolo unico colpevole delle lettere all’antrace. Le avrebbe spedite per riportare l’attenzione sul programma per un vaccino che aveva sviluppato. Caso chiuso? Non secondo il senatore Leahy, sempre scettico sulle prove messe insieme dall’Fbi. Il mistero, insomma, continua.