Marco Neirotti, La Stampa 18/4/2013, 18 aprile 2013
YARA, DAI GENETISTI L’ULTIMA CONFERMA
È un’ombra inquietante quest’uomo del quale si presumono la nascita in Val Seriana e l’età intorno ai cinquant’anni e che da ieri gli inquirenti danno per certo come l’assassino di Yara Gambirasio. Un’ombra che ha sì firmato il delitto con il proprio Dna, ma è per ora scivolata via indenne dal setaccio che ha testato 14 mila persone in zona e lontano da qui. Sfuggita con l’evanescenza di un verso di Giuseppe Ungaretti: «Andrò senza lasciare impronte».
Nessuna testimonianza ritenuta credibile, nessuna oscurità nella vita della ragazzina e della sua famiglia, un marocchino arrestato e rilasciato al tramonto dei sospetti, appesa al nulla l’indagine tradizionale, il setaccio della scienza è arrivato per un tortuoso itinerario a un autista morto 14 anni fa e padre di un mistero: un figlio illegittimo divenuto omicida. Figlio - non nipote, dicono gli esperti - per trovare il quale si cerca la donna che lo mise al mondo in un amore forse passeggero. Sono già quattrocento le ipotetiche madri da sottoporre al confronto.
Clusone, Rovetto. In questi paesi si conoscevano di quando in quando, come ovunque, il sospetto, il pettegolezzo, la malignità sussurrata. La tormentata dell’indagine moderna inevitabilmente afferra le vite e le sventola come panni appesi. Tutto incomincia quando si controlla il Dna dei giovani frequentatori di una discoteca ai margini del campo dove fu trovato il riposo di Yara. Nessuno di questi è compatibile, ma lo può essere un parente d’uno di loro. E così, di campione in campione, perfino facendo rientrare dal Sudamerica un giovane, si risale a un nome: Giuseppe Guerinoni. Era un autista di autobus, ma è morto a 61 anni nel 1999. Nei resti di saliva di un francobollo e di una marca da patente si legge una parziale compatibilità: gli elementi non indicano lui, è ovvio, ma un suo figlio. Ha prole venuta al mondo nel matrimonio, ma i test la escludono.
Scende una bufera sulla vita della vedova Guerinoni, che comunque, pacata, si dice d’accordo con il legale della famiglia Gambirasio e il suo consulente, il biologo Giorgio Potera, i quali sostengono: «Diamo una risposta certa e definitiva. Quei residui offrono un’indicazione. Riesumiamo la salma, preleviamo dieci centimetri dall’osso femorale e facciamo un test completo». E la donna: «Io non ho mai saputo di un tradimento di mio marito, né lo riesco a immaginare. Ma fate come chiedono e chiudiamo la faccenda». La magistratura non pare convinta. «Eppure la riesumazione avviene di routine per cose meno gravi di un omicidio, accade spesso per le questioni di eredità, dove non ci si accontenta del prelievo da una pipa», insiste Portera.
Un mese fa la riesumazione. E intanto che si procede ecco un testimone: «Ero molto amico di Giuseppe. In effetti un giorno volle farmi una confidenza: ho messo incinta una ragazza in una frazione di Rovetto». Si va a cercare questa donna. Ma con qualche perplessità: perché quest’uomo, ormai ultrasettantenne, non s’è ricordato la prima volta che è stato preso a verbale di un particolare tanto intimo quanto incisivo su più vite?
Ieri sono arrivati i risultati del test compiuto sul campione ben più consistente di una marca da bollo: «Il cromosoma Y è identico». Non soltanto: non indica una parentela qualunque, esclude anzi che si tratti di un nipote, non può trattarsi che di un figlio. A questo punto si tratta di confrontare la componente femminile delle tracce lasciate dall’assassino con quelle di tante donne «compatibili» per luoghi, età, spostamenti di Guerinoni, con una relazione. Individuata la madre, sempre che sia da queste parti, in Italia, o addirittura a questo mondo, si darà un nome al figlio.
Rimane un interrogativo. E se la donna non ci fosse più e per giunta lo avesse abbandonato alla nascita? Già ieri tra queste pianure e colline si parlava di un orfano scomparso da una Casa religiosa e poi riapparso a Rovetto, inquieto giovane accolto dal parroco don Gaetano Boffelli, che però è morto un anno fa. Il quotidiano «L’Eco di Bergamo» ha avviato un’indagine battendo sul tempo gli inquirenti, ma la perpetua di don Gaetano non ricorda un fatto simile durante il suo servizio presso il sacerdote. Di sicuro mancano ancora dei passi e non è detto che tutti siano possibili, ma l’Ombra appare un po’ meno inconsistente.