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 2013  aprile 17 Mercoledì calendario

LETTERE

Oro? Meglio puntare
su titoli sicuri anche
se a basso rendimento

Signor Galimberti, mio padre mi raccontava di quando nell’anteguerra uomini e donne donavano le fedi d’oro alla patria. Io non lo farei e l’oro me lo tengo ben stretto. Non ho mai venduto un pezzetto di oro, e in passato ho comprato anche un po’ di monete che tengo nella cassetta di sicurezza. Credo di aver fatto bene perché negli ultimi anni è cresciuto molto. Il mio orologiaio, che vende anche gioielli, mi dice che l’oro non ha mai deluso. Mia moglie mi dice che non è d’accordo. Strano perché alle donne di solito l’oro piace. Lei lavora in banca e un suo collega dice che l’oro non rende e consiglia di investire nelle obbligazioni. Poi negli ultimi giorni il prezzo dell’oro è crollato. Non so se bisogna continuare a fidarsi. Mi sento come l’asino di Buridano che non sa da che parte andare.
Renato Freccero

Caro Freccero,
di consigli finanziari ho imparato a non darne. Non le posso dire quel che dovrebbe fare lei, le posso dire solo quel che farei io. E le dico francamente che io dell’oro non mi fido. So che chi ha comprato l’oro cinque anni fa mi sbandiera davanti i lauti guadagni che ha fatto, ma io non riuscirei fisicamente a operare in un modo che non considero intellettualmente rispettabile. L’oro è una materia prima come un’altra. La sua domanda di base, legata agli usi industriali e ai vezzi dentali e ornamentali, è abbastanza stabile, ma è sballottata dalla speculazione, e su quel fuoco speculativo soffiano quanti pensano che le valute cartacee siano inaffidabili. Di questa inaffidabilità, secondo i patiti dell’oro, è testimone la grande creazione di moneta che ha avuto luogo negli ultimi anni, quando la politica monetaria, per contrastare la crisi dell’economia, ha fatto ricorso al torchio inondando il mondo di liquidità. A sua volta questa liquidità dovrebbe portare, sempre secondo i detti patiti, a un’inflazione fuori controllo che consumerebbe il rogo delle monete cartacee, lasciando indenne e inossidabile il lucente metallo giallo.
Tesi interessante, che ha il solo difetto di non trovare riscontro nella realtà. La moneta creata giace nelle riserve bancarie e non entra nell’economia reale, l’inflazione è ai minimi storici, e la correlazione fra quantità di moneta e pressioni sui prezzi è tenue. Quand’anche la moneta creata, grazie a un ritorno di fiducia, cominciasse a uscire dalle riserve, e a essere spesa in beni e servizi, non si creerebbero problemi sull’inflazione, perché le imprese hanno molta capacità inutilizzata e mercati del lavoro hanno grande disponibilità di manodopera: alla maggiore domanda seguirebbe maggiore offerta. Certo, se l’economia continuasse a crescere verrebbe il punto in cui ci sono pericoli di inflazione, ma a quel punto le Banche centrali farebbero il cammino inverso: hanno gli strumenti tecnici, le pompe e le idrovore, per prosciugare la liquidità creata.
Insomma, io terrei i miei risparmi in titoli sicuri, anche se a basso rendimento. Si ricordi che il problema principale non è il ritorno sul capitale, ma il ritorno del capitale.