Vittorio Da Rold, Il Sole 24 Ore 17/4/2013, 17 aprile 2013
GLI STATI EUROPEI ABITUATI A UTILIZZARE I LORO «FORZIERI»
Mobilitare le riserve d’oro come collaterale per altri scopi come suggerito dalla proposta di Bankoro o ottenere prestiti? Per l’Italia non si tratterebbe della prima volta perché, ai tempi del governo Andreotti, (1974-78) il nostro Paese dette in garanzia 540 tonnellate di riserve auree alla Bundebank per ottenere un prestito dalla Germania.
Senza contare che le riserve auree italiane rappresentano la terza riserva aurea al mondo, dopo quelle di Stati Uniti di Germania, quarta con l’Fmi. Insomma parliamo di un tesoro custodito non a Fort Knox ma a Palazzo Koch, presso la sede storica della Banca d’Italia. La Cina va controccorrente: la Banca centrale cinese è al sesto posto nella classifica mondiale dei detentori di oro, che però costituisce appena l’1,8% del totale delle sue riserve, a fronte di oltre il 70% nel caso di Usa, Germania, Italia e Francia.
Gli altri stati europei sono abituati da anni a mobilitare le riserve d’oro.
A regolare le vendite d’oro nel mondo c’è il Central Bank Gold Agreement che consente di vendere l’oro delle riserve ma nel limite di 400 tonnellate all’anno. Anche il World Gold Council, l’associazione mondiale dei produttori di oro, guarda con molta attenzione ad ogni proposta di smobilizzare l’oro delle riserve perché influenza i prezzi, oggi sono molto volatili.
Comunque le banche centrali hanno venduto a man bassa: nel quinquennio (1999-2004), la Bank of England ha ceduto 345 tonnellate e l’Olanda 235. Nel 2004-2009 la Bce ha venduto 271,5 tonnellate, Parigi 572, Madrid 242, l’Aja 165, Lisbona 100. Perfino Berna ha ceduto oro nel 2008 con profitti nel 2009 di 10 miliardi di franchi svizzeri. Nel 2009 Berlino ha venduto 16,4 tonnellate. Anche Cipro, che possiede 13 tonnellate, vuole venderne una parte per pagare il salvataggio delle banche.
Nella proposta Bankoro di Fulvio Coltorti e Alberto Quadrio Curzio, non si parla però di vendita sul mercato ma di cederle a una società posseduta al 100% da Bankitalia, così da realizzare una plusvalenza da tassare e trasferire i 20 miliardi di imposte dal Tesoro alla Cdp per il riacquisto delle quote delle banche private della stessa Bankitalia.
«Ridare ossigeno in modo rapido e consistente alle imprese per i loro investimenti rafforzando contemporaneamente la solidità patrimoniale del sistema bancario, ristabilire un quadro di governance migliore della nostra banca centrale», così ha commentato favorevolmente il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, la proposta Bankoro.
«Vendere l’oro delle banche centrali è una mossa corretta, in quanto le riserve in oro sono ormai un residuo del passato ma - ha affermato Franco Bruni, docente di politica monetaria internazionale alla Bocconi - in questo clima di incertezza meglio non abbandonare l’oro».
«Una proposta ingegnosa per aumentare la patrimonializzazione delle banche – ha detto Angelo Baglioni, docente di Economia politica all’Università Cattolica di Milano – ma preferirei rivalutare direttamente le quote delle banche private in Banca d’Italia».