Alessandro Gonzato, Libero 17/4/2013, 17 aprile 2013
L’ARCHIMEDE ESODATO
In moto, d’estate, col casco climatizzato. Uno dei sogni degli appassionati delle due ruote potrebbe presto diventare realtà. In quel caso gran parte del merito sarebbe di un esodato cinquantatreenne di Sant’Ambrogio di Valpolicella (nel Veronese), Dario Benedetti che, trovatosi senza un impiego a novembre del 2011 dopo trent’anni passati a lavorare alla Alstom - multinazionale francese leader in infrastrutture ed energia - non si è perso d’animo e, in attesa di percepire la pensione («per colpa della Fornero devo aspettare ancora parecchimesi »), si è riciclato nel ruolo di inventore. L’idea ha riscosso un certo successo se è vero, com’è vero, che la Nolan, azienda leader italiana nella produzione di caschi, ha deciso di acquistare il prototipo, a differenza di altre case produttrici che, evidentemente, lo avevano ritenuto troppo difficile da sviluppare.
L’ispirazione di Benedetti, grande appassionato di moto, risale all’estate del 2006. Dopo essersi tolto il casco, con la testa inondata di sudore, ha deciso che era giunto il momento di trovare un rimedio a quella seccatura. E alzi la mano chi almeno una volta nella vita non ha pensato la stessa cosa. Solo che l’esodato-inventore della Valpolicella non si è limitato semplicemente (come tutti noi) a imprecare contro l’umidità e l’asfalto reso bollente dal solleone, ma si è messo al lavoro, e nell’arco di un mese - tra la progettazione, il reperimento dei materiali e il montaggio - ha dato vita alla sua creatura, che ha chiamato «Icebrain». «Ho pensato a questo genere di prodotto non solo per una questione di comfort, ma anche perché» precisa «all’interno del casco temperature troppo elevate possono provocare colpi di sonno. E io l’ho provato più di una volta sulla mia pelle».
Per ora, come dicevamo, «Icebrain » è soltanto un prototipo, una sorta di mini-frigorifero portatile simile a quelli utilizzati per le scampagnate. Funziona con dei piccoli semiconduttori alimentati a corrente. Nella parte interna si trovano quattro celle refrigeranti, mentre all’esterno vi sono dei dissipatori di calore in alluminio. A vederlo così non è molto accattivante. Ed è lo stesso creatore ad ammetterlo. Ma il discorso estetico verrà affrontato in un secondo momento. Per ora, secondo Benedetti, il problema principale da risolvere è quello del peso. Perché se è vero che la prospettiva di viaggiare in agosto con la testa al fresco è davvero allettante, è probabile che in pochi acquisterebbero un casco troppo pesante. Ecco perché, stando alle intenzioni dell’esodato-inventore, i termoconduttori potrebbero essere realizzati con materiali più leggeri, come la grafite e la ceramica. Da definire, poi, il sistema di alimentazione del casco. La Nolan, per questioni di sicurezza, vorrebbe eliminare il filo che lo collega al sistema d’accensione della moto. L’ideale, per la casa produttrice bergamasca, sarebbe l’inserimento nel casco di una batteria al litio.
Il prodotto è in fase di perfezionamento e soltanto una volta terminato si potrà cominciare a parlare di costi. Quanto all’inventore, purtroppo sembra difficile che possa brevettare la sua creatura. «Dopo numerose ricerche» dice «ho notato che un progetto molto simile era già stato depositato negli Stati Uniti nel 1984. Poi» continua «di quel casco non se ne fece nulla ma, nonostante “Icebrain” non sia proprio uguale, credo che sarà molto dura ottenere il certificato».
Nel frattempo però, Benedetti grazie al suo ingegno ha ricevuto dalla Nolan una remunerazione. «Mi hanno dato qualcosa, una specie di forfait. Poi mi hanno detto che in futuro potrebbero chiamarmi per delle collaborazioni. Io ci spero. Al momento però » conclude «non c’è nulla di scritto. Siamo rimasti semplicemente in parola».