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 2013  aprile 17 Mercoledì calendario

COREA di Mauro della Porta Raffo Cocincina. C’era una volta la Cocincina. Avevo quattro, cinque anni e ascoltavo alla radio che in Cocincina un certo Bao Dai combatteva per il suo popolo contro i comunisti

COREA di Mauro della Porta Raffo Cocincina. C’era una volta la Cocincina. Avevo quattro, cinque anni e ascoltavo alla radio che in Cocincina un certo Bao Dai combatteva per il suo popolo contro i comunisti. Per il vero, sentivo anche parlare dell’Indocina, dei francesi che colà impegnavano le loro truppe migliori, della mitica Legione Straniera. Una qualche confusione alla quale posi rimedio anni dopo. Per la geografia consultando il ’Piccolo Atlante De Agostini’ che mio padre prese a regalarmi annualmente a partire dalla mia terza elementare. Per la storia leggendo le voci inerenti nell’’Enciclopedia Motta’, comprata a fascicoli verso i nove, dieci anni e che conservo gelosamente. (Più tardi, tredici/quattordicenne, Samuel Fuller al cinema con il suo ’China Gate’ e Graham Greene in letteratura con ‘The Quiet American’, mettendo in campo anche gli americani, mi fecero ripiombare in quell’incertezza in merito dalla quale credevo d’essere uscito). Fascino, per la miseria, fascino. Terre lontane, scontri ideologici - i primi dei quali avevo e conservo notizia - una lotta feroce nella foresta, fiumi immensi, combattenti eroici... E come potrei dimenticare Nat ’King’ Cole che nel predetto ’China Gate’ mette il piede sopra una selva di chiodi che lo straziano e grida, urla senza emettere un suono per non avvertire il nemico della presenza della ’nostra’ pattuglia (’nostra’, perché mi ero schierato)? E anni ed anni dopo, le testimonianze di Nando Macchi e Rudy Testoni, due legionari varesini, che raccontavano dei cadaveri dei loro commilitoni morti bruciati con i lanciafiamme ad evitare l’insorgere di malattie epidemiche… E Dien Bien Phu, la resistenza e la resa di Dien Bien Phu. Un dolore indicibile. Ecco, bambino o poco più che fossi, la ‘Guerra di Indocina’ mi è rimasta nel cuore, mi ha segnato. Perché non altrettanto la ‘Guerra di Corea’? Certo, l’ho studiata. Certo, McArthur era un vero duro, alla John Wayne, direi, e la decisione da lui presa di attaccare i coreani sbarcando a Inchon fu straordinariamente efficace. Certo, l’aveva decisa l’Onu ed era una novità da questo punto di vista. Certo, c’era questa storia del trentottesimo parallelo. Tutto quel che volete, ma non mi ha per nulla appassionato. La ricordo, infine, solo perché, in corso ancora nel 1952, fu uno dei temi all’ordine del giorno nella campagna per White House tra il repubblicano Dwight Eisenhower e il democratico Adlai Stevenson, E il primo, eletto con largo margine, come aveva promesso chiedendo il voto ai suoi concittadini, la chiuse con l’armistizio di Panmunjeon. Era il 27 luglio del 1953, fra pochi mesi, sessant’anni, nientemeno.