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 2013  aprile 17 Mercoledì calendario

DAI PAPA’ DI DOLLY UN MAIALE OGM CHE NON SI AMMALA —

DAI PAPA’ DI DOLLY UN MAIALE OGM CHE NON SI AMMALA — Il maiale perfetto. Il supermaiale. Grasso e sano. Immune dalla peste suina e da qualsiasi malattia. E non solo il maiale. Ma anche la mucca, il vitello, la gallina. È il sogno degli allevatori, in ogni angolo del mondo, che è sul punto di avverarsi dato che gli scienziati del Roslin Institute di Edimburgo hanno scovato la tecnologia per alterare il Dna dell’animale da allevamento e metterlo al riparo dalle bombe virali e batteriche.
Forse, per parlare di «rivoluzione nell’aia», è ancora un po’ presto, ma i presupposti ci sono. E si tratta di una di quelle scoperte che possono avere sui bilanci dell’industria di settore una ricaduta notevole. Basta pensare che solo nel Regno Unito, negli ultimi dieci anni, le infezioni diffuse e i conseguenti abbattimenti hanno pesato per ben 15 miliardi di sterline sui conti economici. Con quella che, per dirla in termini generici e semplici, si configura come una «pulizia» del codice genetico, i problemi sono in via di risoluzione.
Gli esperimenti, più volte ripetuti, hanno dato risposte convincenti. Il professore Bruce Whitelaw che ha guidato il gruppo dei ricercatori, ha isolato lo zigote di un maiale, la prima fase di sviluppo dell’embrione, lo ha «tagliato» e integrato con un gene sano in modo da costruire un patrimonio di crescita blindato contro la peste o altre malattie. Il risultato è stato molto positivo, ha spiegato lo scienziato, al punto, «ed è importante», che non sono state necessarie le somministrazioni di antibiotici resistenti. «Pig 26» è nato qualche mese fa. Accertate le virtù della nuova tecnica sui suini si passa ora ai bovini.
Probabilmente, le metodologie usate non riscuoteranno il consenso delle comunità che si oppongono alle modificazioni genetiche, ma al Roslin Institute hanno fatto il callo alle polemiche. Già nel 1997 lasciarono un segno. Chi non lo ricorda? Il 14 febbraio di quell’anno annunciarono la nascita di Dolly, la pecora clonata. In verità il lieto evento era avvenuto dodici mesi prima ma, per scrupolo, avevano preferito tenere la notizia segreta. L’avevano chiamata così, Dolly, su suggerimento di un allevatore che era un ammiratore di Dolly Parton, cantautrice e musicista di genere country americano. Al Roslin Institute avevano prelevato una cellula mammaria da una pecora donatrice di 6 anni ed erano riusciti a clonarla. Dolly è vissuta 7 anni. L’hanno abbattuta nel 2003 e oggi, imbalsamata, è esposta al Royal Museum di Scozia, a Edimburgo, uno dei 20 musei più visitati al mondo.
Ci vorrà ancora del tempo per vedere la nuova tecnica di «pulizia» del Dna del maiale (e successivamente di altri animali) applicata su larga scala. «Una cosa è certa. Mentre i vaccini spesso non funzionano, ora abbiamo la sicurezza di rendere le bestie immuni dalle infezioni». Pare che sia dagli Stati Uniti sia dalla Cina siano state già avanzate richieste di commercializzazione della tecnica di alterazione del Dna. Si capisce: il maiale perfetto fa gola agli allevatori americani e asiatici, grassi profitti in vista.
Fabio Cavalera