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 2013  aprile 17 Mercoledì calendario

DA PRODI A BERSANI, LA CARICA DEI FRATELLI «GUASTATORI» —

Per i politici, i parenti guastatori sono un rischio grosso. Le migliori intenzioni non bastano: parlare troppo delle cose di famiglia o esprimere opinioni pubblicamente finisce sempre per causare imbarazzi. L’ultimo a ragionare di scenari istituzionali mentre condivideva ricordi d’infanzia, in ordine di tempo, è stato Franco Prodi, uno dei sei fratelli dell’ex premier. Lunedì, a Un giorno da pecora, si è lanciato in previsioni: «Per me Romano ha l’80% di possibilità di diventare presidente. Sarebbe da stupirsi se non ce la facesse. Anche Berlusconi lo voterebbe alla prima elezione se ci ripensasse, perché Prodi è sempre stato un avversario leale e non è vendicativo. È la persona più buona e dolce del mondo. Da piccoli ci chiamavano Bibì e Bibò, lui era Bibò».
Sempre a Radio2 — più volte ospite di Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro — Mauro Bersani, fratello maggiore del segretario del Pd, ha esordito con la sua serie di dichiarazioni post elettorali in maniera non proprio benaugurante. Il 9 marzo — gli italiani stavano ancora metabolizzando la «non vittoria» del centrosinistra — ha risposto così alla domanda «Ma Pier Luigi ce la farà a creare un nuovo governo?»: «Ottimista non lo sono di natura. Sicuramente è molto dura, però io penso che lui stia dando più che altro una testimonianza». Venti giorni più tardi — Giorgio Napolitano ha affidato il preincarico ma gli «esiti non risolutivi» impediscono la formazione del nuovo governo — Mauro Bersani difende il fratello ma non ne esclude il ridimensionamento: «C’è una certa grandezza in Pier Luigi, bisogna ammetterlo. Ora c’è il vomitare di tutte le persone che vogliono dire la propria su di lui, ma quando le bocce saranno ferme si capirà quello che lui ha dovuto fare per tenere insieme il partito. I politici prima o poi finiscono, e finiscono quasi sempre con una delusione, non è che finiscono in gloria. Lui al Colle? Per l’amor di Dio, queste sono cose che si riservano ai democristiani. Magari Pier Luigi avrà un ruolo di terzo piano. Io penso che ci sarà sempre bisogno del suo cervello, però». Il commento finale arriva il primo aprile — i dieci saggi nominati dal Quirinale sono già al lavoro —: «Pier Luigi premier? Sì, in un’altra vita forse».
Quando il governo Berlusconi era lontano dal capolinea dei tecnici e Giulio Tremonti era ancora il titolare dell’Economia, nell’agosto 2011 sua sorella Angiola già pensava al futuro: «Sono una persona normale e non solo la sorella del ministro — diceva ad Affari italiani —. Io, tra l’altro, mio fratello lo vedo lontano dall’Italia». Un mese dopo, a Un giorno da pecora, commentava l’assenza del fratello al voto della Camera sull’arresto di Marco Milanese, per anni tra i più stretti collaboratori di Tremonti: «Non dobbiamo dimenticarci che tra due individui nel corso del tempo si instaura un rapporto di profonda amicizia e fiducia. E quando sorge il dubbio che questa fiducia venga a mancare si soffre molto, come nelle storie d’amore».
Elsa Muschella