Richard Newbury, La Stampa 17/4/2013, 17 aprile 2013
E’ ORA DI CELEBRARE WALLACE IL GENIO CHE DARWIN SCHIACCIO’
Il 1° luglio 1858 un gruppo della Linnean Society si incontrò a Londra per annunciare la teoria dell’evoluzione attraverso la selezione naturale di Darwin-Wallace. I proponenti erano l’amico e mentore di Darwin, Sir Charles Lyell, autore dei «Principi della geologia», e il botanico Joseph Hooker. In un «accordo riservato» i due signori avevano dato la precedenza a Charles Darwin sulla base di una bozza del 1842, trasformata nel 1844 in un saggio inedito, la cui tesi era che le migrazioni verso le isole oceaniche spiegassero il sorgere di nuove specie.
Perché tanta fretta e cosa c’entrava Alfred Russel Wallace, che quest’anno la Gran Bretagna celebrerà in occasione dei 100 anni della morte? Dal 1854 al 1862 si era dedicato alla raccolta di esemplari di flora e fauna nelle isole - a Nord e a Sud di quella che oggi è la «linea di Wallace» – dell’arcipelago malese. Ma Wallace non aveva idea che Darwin avrebbe reso pubblica la sua «Legge di Ternate» sulla tendenza degli organismi a progredire senza limiti temporali rispetto al prototipo: in altre parole era il nocciolo della futura «Origine delle specie». Ma se Wallace avesse mandato il suo saggio direttamente alla rivista «Annals and Magazine of Natural History», si sarebbe imposta - come Darwin, Lyell e Hooker temevano - la Teoria dell’Evoluzione di Wallace e il Wallaismo.
Darwin e Wallace erano diversi per ambiente di nascita e stili di vita. Ispirato da «Vestiges of the natural history of creation» di Robert Chambers, nel 1848 Wallace partì per l’Amazzonia e fu il primo a esplorare il Rio Negro. Nel 1853, poi, dichiara alla Società degli entomologi che «le specie mutano e c’è un qualche principio in natura che ne regola i mutamenti».
Mentre Darwin studia l’allevamento degli animali domestici, Wallace si cala nella natura. Se gli animali vivono secondo la selezione naturale, quelli domestici si trovano in una condizione di protezione innaturale, al sicuro dalla malthusiana sopravvivenza del più adatto. Wallace visse in Nuova Guinea e in Amazzonia con tribù dell’età della pietra e coabitò con un orangutan. Darwin non avrebbe potuto accettare che l’uomo si evolvesse, né la deriva dei continenti, né che evoluzione ed estinzione coesistessero.
«Si pensa che la natura sia ordinata e pacifica, perché si ignora il meccanismo sottostante. Questa guerra incessante è invece il mezzo da cui si generano gran parte della bellezza, dell’armonia e della piacevolezza della natura stessa e allo stesso tempo offre gli elementi fondamentali per determinare l’origine delle specie»: era questo il salto nel buio di Wallace nella giungla, salto che condivise in una lettera con Darwin, il quale, lentamente, capì, accettò e copiò.
«Gran parte dei fatti utilizzati da Wallace erano a disposizione del mondo scientifico già prima del 1858, ma fu la sua mente aperta a permettergli di apprezzarli e capirli», ha scritto Lewis McKinney. E, infatti, per Wallace, l’etnografo in comunione con gli uomini dell’età della pietra e i primati, l’uomo non era - come per Lyell, Hooker o Darwin - la vetta della creazione, ma una scimmia semi-evoluta.
Nel 1855, mentre Darwin credeva ancora che le nuove specie si formassero solo nelle isole e che non vi fosse alcuna variazione di specie in ambienti non colpiti da «catastrofici» cambiamenti geologici, Wallace pubblicava la «Legge di Sarawak» negli «Annals and Magazine of Natural History», sostenendo che le nuove specie compaiono in correlazione con quelle preesistenti e che discendono da un antenato comune. Ecco perché l’anno dopo Lyell vede in questa «Legge» una minaccia a Darwin e, spinto da Lyell, Darwin inizia il suo saggio sulla «Selezione naturale» per battere sul tempo Wallace, anche se continua a negare la deriva dei continenti di Forbes. Ma già nel maggio 1856 Wallace identifica la linea lungo le isole indonesiane (a cui sarà dato il suo nome), che separa il «biota» dell’Australia da quello dell’Asia, confutando la teoria della migrazione dei semi di Darwin e dimostrando la deriva dei continenti.
Depresso dal silenzio con cui la critica ha accolto la sua «Legge di Sarawak», Wallace sente che solo Darwin avrebbe capito le sue idee radicali, dimostrando, tra l’altro, che Lyell aveva torto e Forbes ragione. Così, di ritorno a Ternate, quando il postale recapita la risposta di Darwin, il 9 marzo, Wallace redige la sua «Legge di Ternate» in 4 mila parole (secondo la quale in natura le varietà tendono a progredire indefinitamente rispetto all’originale) nelle sei ore che mancano alla partenza della nave. L’arrivo della lettera, il 3 giugno, nella sua residenza nel Kent spaventa a tal punto Darwin da spingerlo a modificare il suo testo.
Nelle successive lettere a Wallace, che nel 1862 è rimpatriato, Darwin, Lyell e Hooper sono d’accordo nel sostenere di avere avuto un comportamento più che corretto nei suoi confronti. Wallace, che odiava medaglie e «grane», si comporta da gentiluomo, con ironia. «L’idea - scrisse - mi è venuta così come l’ho comunicata a Darwin, con un’intuizione. Non dovrei aver motivo di lamentarmi, se la divisione del merito tra Darwin e me per quanto riguarda la spiegazione del metodo di sviluppo è stata stimata in proporzione al tempo che le avevamo dedicato prima che venisse resa pubblica, 20 anni contro una settimana». Eppure «La Lettera di Ternate» era stata pubblicata nell’agosto 1858, mentre «L’origine delle specie» uscì nel dicembre 1859!
Traduzione di Carla Reschia