Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  aprile 17 Mercoledì calendario

MA QUESTI HANNO CAPITO DAVVERO QUANTO DEVONO PAGARE?"

«Ricordo che Baldassarri di fronte alle mie obiezioni rispondeva che lui non poteva perdere tempo a implementare le formule matematiche del sistema perché il mercato scappa e le occasioni vanno colte al volo».

Giovanni Conti, capo dell’Area gestione dei rischi di Mps, aveva un bel dire che bisognava utilizzare «Murex», un sistema informatico che consentiva alla banca di «registrare le operazioni finanziarie e di valorizzarle correttamente nel tempo», Gian Luca Baldassarri «non intendeva rinunciare a certe operazioni complesse e rischiose».

Lo si è visto dopo, l’effetto di queste operazioni complesse e rischiose. Altro che «il mercato che scappa», per spalmare negli anni il debito che si è accumulato, si sono cambiati i bilanci, per prendere un po’ di ossigeno si sono fatti dare da una banca d’affari giapponese, Nomura, 3 miliardi e passa di Btp a tassi usurari.

A prendere alla lettera le dichiarazioni delle decine di testi sentiti in questi mesi dalla Procura di Siena e dagli uomini del Valutario della Finanza, c’è da rabbrividire. Pierluigi Montani, un dirigente Antonveneta, ai tempi dell’acquisizione da parte di Mps, siamo alla fine del 2007, incontra Mussari e Vigni. Ricorda Montani agli inquirenti senesi, di aver illustrato «l’esposizione debitoria della sua banca e di aver colto nei suoi interlocutori uno smarrimento di fronte alla completa informazione, tanto da affermare che solo in quel momento Mussari e Vigni realizzarono che le sborso finanziario complessivo sarebbe stato ben più elevato rispetto ai 9 miliardi di euro quale corrispettivo di acquisto».

Annotano preoccupati i pm: «Emblematica, per raffigurare plasticamente lo smarrimento degli indagati, è la domanda che Montani si pose alla fine di quel colloquio: “Ma questi hanno capito veramente quanto devono pagare?”».

Ma a quale prezzo è stata realizzata l’operazione «Alexandria»? «Nel corso delle 877 giornate utili, decorrenti dal 28 settembre del 2009 al 19 febbraio del 2013, Montepaschi ha versato in un fondo di garanzia a Nomura una media di un miliardo e mezzo di euro, qualcosa come un milione e settecentomila euro al giorno in media».

Da febbraio ad oggi, al 5 aprile, due mesi, tale importo è lievitato di quasi quattrocento milioni di euro, «il che impone di frenare, in via d’urgenza, questa voragine di denaro verso Nomura che diem per diem cresce sempre di più» (ed ecco un’altra delle ragioni per cui la Procura di Siena ha deciso di procedere con un sequestro urgente di capitali delle banche e beni degli indagati).

Ricordate quando i dirigenti del Mps falsificano il bilancio del 2009, nascondendo le perdite e spalmandole nel tempo con l’operazione suicida Nomura? Sergio Vicinanza, dal maggio del 2012 responsabile finanza di Mps racconta agli inquirenti: «Nel 2009 la nota Alexandria presentava una perdita per Mps di circa 200-240 milioni di euro sulla base di stime, nell’ordine, interne e fornite da Nomura. Per effetto della ristrutturazione quest’ultima ha consentito a nonMps di non portare in bilancio tale perdita, bensì di spalmarla nel corso degli anni successivi».

Quanto ha guadagnato Nomura? Secondo Vicinanza tantissimo: «Ha ricavato un utile pari alla differenza tra la perdita di Alexandria e l’utile della operazione BTP 2034. Tale utile si assesta sull’ordine di almeno 90 milioni di euro».

Ricordate sempre quando il Cda di Mps delibera la distribuzione di un utile agli azionisti di un centesimo di euro, avendo taroccato il bilancio del 2009? Chi si oppose a questa operazione fu il vicepresidente del Cda, Francesco Gaetano Caltagirone, che mette a verbale: «Mi opposi a questa proposta poiché ciò avrebbe significato remunerare il Fresh. anzi dissi che questa era l’occasione per non distribuire dividendi e per evitare di pagare la cedola. Mi fu opposto non ricordo se dal Presidente o dal direttore generale, che il mercato non avrebbe accettato il mancato pagamento dei dividendi e che la banca avrebbe potuto subire delle conseguenze».

Non sapeva Caltagirone, che dietro quel dividendo si nascondevano «condotte criminose», per dirla con gli inquirenti senesi. Gianni Contena, ex responsabile Area Rischi Mps, racconta che nel luglio del 2009, Gianluca Baldassarri gli diede una bozza dell’accordo suicida per Mps con Nomura, «accompagnando lo con la frase “questo contratto non esiste”».

Per onorare gli impegni assunti dal contratto, si mettono in piedi altre operazioni «tossiche»: «Il valore finanziario positivo per Nomura delle operazioni poste in essere in cambio dell’Asset Excange, che costituisce una misura delle commissioni implicite sopportate da Mps, è stato stimato da Mps in 308 milioni a fronte di un settlement value dichiarato di soli 220».