Mattia Feltri, La Stampa 17/4/2013, 17 aprile 2013
QUEGLI ELETTORI DEL MOVIMENTO FORMATI A PANE E TV
Sua Signora la Tv ha vinto anche stavolta. La grande imprescindibile scatoletta, che ha ritmato la campagna elettorale d’inverno come più le piaceva, moltiplicando interviste, ospitate, faccia a faccia, dichiarazioni, inseguimenti per strada, in onda e fuori onda, ecco, l’imprescindibile scatoletta ha incantato anche il magico mondo del Movimento Cinque Stelle. Il popolo giovane e rivoluzionario ha scelto per candidata ideale alla presidenza della Repubblica la giornalista televisiva Milena Gabanelli, ed è lo stesso popolo che intravede lungo le profezie di Gianroberto Casaleggio la società di domani, finalmente libera, egualitaria, uno vale uno, una testa un voto, in cui si dà l’addio alla democrazia rappresentativa e il benvenuto a quella partecipativa, senza filtri, dal basso, e tutto grazie all’inebriante rete emancipatrice, dove gli ultimi sono diventati i primi e si sono riscattati dalla millenaria oppressione dello stivale dei potenti.
Un pochino ce lo si aspettava, ma stupisce lo stesso perché i ragazzi a cinque stelle appartengono a una generazione cresciuta nella diffidenza dei giornalisti, categoria che considerano composta da prezzolati servi della casta che fanno della mediazione l’inganno. E disprezzano il decrepito mezzo televisivo, il sommo incantatore di serpenti, la droga legalizzata per lo stordimento di massa. Detestano l’intrattenimento, i reality, il rimbambimento collettivo, e poi soprattutto i talk show: le baraonde selvagge, le fumisterie moderne dove i politici sono burattini impazziti uno uguale all’altro. Beppe Grillo proibì (o sconsigliò rigidamente) ai suoi di infilarsi in quei salotti, sebbene poi l’altra sera Vito Crimi fosse nella cattedrale del talk, il Porta a Porta di Bruno Vespa. Naturalmente la Gabanelli è un’altra cosa. Il suo Report è l’inchiesta impavida, è la sfida protocollare ai poteri forti, Milena è la migliore di tutti noi per plebiscito, è come ognuno di noi dovrebbe essere per il gusto grillino, anche perché lei come loro cede alla tentazione manichea per cui il dubbio è indecisione, e la zona grigia diventa per forza limacciosa. Ma il punto è un altro. Possibile che anche i pionieri dell’informazione alternativa e catartica, quella dei social network e dei blog, convergano su un’eroina dello strumento, la televisione, che più di ogni altro è stato il ring dei trionfi berlusconiani, e di ogni match della Seconda Repubblica? Possibile che anche il livello umano 2.0 non resista ai tradizionali consigli per gli acquisti?