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 2013  aprile 17 Mercoledì calendario

RAFFA “IL MIO UNICO RIMPIANTO NON AVER AVUTO UN FIGLIO”

ROMA La definizione perfetta è di Gianni Boncompagni: «Raffa no limits». Perché Raffaella Carrà, 70 anni il 18 giugno e non sentirli, non si è mai posta limiti. Uguale a se stessa ma sempre diversa, signora dei fagioli e dei miracoli, autoironica, con The voice of Italy (il giovedì su RaiDue, un successo) ha riconquistato la scena. Piero Pelù l’ha definita “rock”. «E meno male che se n’è accorto, sono anni che dico che il rock è dentro di me», ride lei, che non si tira indietro mai ed è immersa nei tempi che vive. «Alle primarie ho votato Renzi» spiega «non che non stimi Bersani, ma sentivo che il cambio era lui».
Raffaella, restiamo in tema: le piacerebbe un presidente della Repubblica donna?
«Mentre lavoravo in Spagna e Emma Bonino era Commissario europeo, la seguivo: si è sempre mossa con grande bravura. Se dovessi dire un uomo mi piacerebbe Walter Veltroni. Come presidente del Consiglio vorrei Fabrizio Barca ».
Era preoccupata di tornare in tv?
«È sempre un esame, soprattutto mancando da quattro anni: paura delle critiche, di sbagliare show. Ma seguo l’istinto. È una tv anni 2000, con un ritmo incalzante, libertà d’azione, emozioni a catena. Ho sentito che mi piaceva rischiare e l’ho fatto. Ho quattro compagni stupendi e sono contenta di aver detto sì».
A The voice of Italy cosa la guida nella scelta di un cantate?
«È una grande responsabilità anche se un programma non è decisivo per una carriera. Nelle blind audition
ascoltavamo solo la voce e cercavamo l’emozione che quella voce ti dava. Mandare a casa qualcuno è stato difficile».
Cosa deve avere un giovane per riuscire?
«Ci vuole determinazione, bisogna ascoltare, avere fiducia in te stesso, ma anche l’umiltà di capire quando qualcosa non va e non dare la colpa agli altri. Poi ci vuole fortuna, io credo nel destino che ha voluto che stessi alla ribalta mentre mi sarebbe piaciuto essere solo una creativa. Solo... Devi capire i tuoi limiti, ma non abbatterti. E l’intelligenza non è una cosa da buttar via».
Ci vuole cattiveria?
«Un artista generalmente non può essere cattivo.
Caso mai caparbio, testardo, deve credere in se stesso, ma con autoironia. Può provare invidia per chi ce la fa, ma in cuor suo sa che chi ha successo a lungo se lo merita. Mi è piaciuto The voice perché premia il merito.
Cerco chi è pronto per fare una carriera oggi.
Da giovani non si ha voglia di aspettare, ma questo lavoro è fatto di pazienza».
Boncompagni dice che ha una volontà d’acciaio: dieta, ginnastica, piscina. Raccontò che si alzava all’alba per stirare i capelli crespi, è verità o leggenda?
«Io direi entusiasmo, di ginnastica non se ne parla. Basta. Nuoto sì, mi piace molto. Ah, i miei capelli! Per forza li stiro, magari non sempre all’alba, ma se voglio che si muovano con me li debbo domare. Dieta ne faccio perché la tv ingrassa, però mi rifaccio quando ho finito».
Sempre Boncompagni l’ha definita «una credente» nel senso che la sua forza è credere sempre in quello che fa. Come fa?
«Gianni è forte! Lo spettacolo è un gioco molto bello quando ne sono convinta e, come diceva mia madre: “Se fai una cosa falla al meglio, se no fai doppia fatica”. Lui è un po’ pigro, ma scrive tutti i giorni sul Fatto, mentre io lavoro ogni tanto per la tv, così non mi annoio».
I suoi abiti sono entrati nella storia. Dica la verità, quando si rivede butterebbe qualche vestito?
«Forse qualcuno sì, ma non quelli che pensa lei... Quelli strani sono forti, dimostrano il coraggio che ci vuole a indossarli».
Ci leva una curiosità? Perché indossa quei guantini di pelle nera tra il fetish e il motociclista?
«Ah ah, è un’invenzione di Luca Sabatelli, il mio costumista e pare che abbiano avuto un gran successo ».
È vero che quando faceva Milleluci con Mina, che è una bella stangona, si faceva fare scarpe speciali?
«Il nostro costumista era il bravissimo Corrado Colabucci, andavano di moda le zeppe e naturalmente ne volevo approfittare, ma curiosamente eravamo sempre lei più alta e io più bassa. “Come mai?” chiesi. Semplice: anche Mina le aveva alte uguali e io mi sono rifugiata nella.... botte piccola».
Ha ospitato star e politici. Benigni fu l’unico, a
Fantastico, a metterla ko. Avete mai riparlato di quel raid?
«Non ho avuto più occasione di incontrarlo, ma ho passato, quando ero stesa a terra, i cinque minuti più preoccupati e più pieni di risate della mia vita».
Piace molto alle donne e ai gay. Come si diventa un’icona?
«Questo proprio non lo so. Forse piaccio alle donne perché mi vedono naturale, con i miei segni del tempo; e ai gay perché amano la mia fantasia e il mio modo di essere... Ma forse lo credo solo io».
Non si è sposata, ha avuto relazioni lunghe e non ha figli: rimpianti?
«Del matrimonio non sento la mancanza, di un bimbo sì. Troppo lungo spiegare che la natura decide per te e non tu per lei. In compenso ho due meravigliosi nipoti che amo e che mi amano».
A chi deve dire grazie?
«Sarebbe una lunga lista. Ne cito quattro: la mia famiglia per avermi trasmesso l’emilian-romagnolità, il dottor Giovanni Salvi dirigente Rai che mi diede fiducia praticamente senza conoscermi tanto, Boncompagni e Sergio Iapino».
Ha detto: «Il pubblico invecchia con me, sono tutti lì a contarmi le rughe». Che rapporto ha con gli anni che passano?
«Spero che la salute mi assista, questo è l’importante».
Come vede la situazione politica? È fiduciosa?
«Fiduciosa sì, ma l’Italia ha fretta di fatti concreti di soluzioni comprensibili e meno adempimenti burocratici. Tante famiglie soffrono. È ora di muoversi».
Quale battaglia delle donne le sta più a cuore?
«Il femminicidio è intollerabile. Mi auguro che le donne maltrattate denuncino subito, prima che sia tardi, ma che soprattutto siano credute subito e aiutate dalle forze dell’ordine».
È una combattente: cosa le fa paura?
«L’intrigo, l’ipocrisia, la menzogna. L’italiano è un popolo pacifico, generoso, non cambiamolo con cattivi esempi».