Alessandra Bocci, SW 13/4/2013, 13 aprile 2013
CENTRO ASSISTENZA MINORENNI
Non era un posto per giovani. Non che i senatori li ostacolassero, ma l’atmosfera non era adatta all’inserimento di ragazzi un po’ difficili. Com’era l’olandese Patrick Kluivert, un ventenne con un passato già ingombrante e qualche passaggio nelle aule del Palazzo di giustizia di Amsterdam, o come il francese Yoann Gourcuff, ombroso, chiuso, subito perso in una serie di cattive compagnie che non fece ro che aumentare la sua distanza dal resto della squadra.
Sono i casi di ventenni-flop più citati di casa Milan, che non c’entravano nulla con il settore giovanile, ma contribuivano a creare l’idea che la società rossonera volesse campioni già pronti, capaci di camminare con le proprie gambe e senza esitazioni o comportamenti sbagliati. Ora invece il talento, se per caso se ne trova un embrione, va allevato ed è per questo che il settore giovanile si è dotato di una struttura che aiuta i ragazzi a sviluppare la loro personalità nel migliore dei modi. Gli adolescenti e i teenager decisi a puntare su un futuro in prima squadra devono seguire regole precise, ma c’è chi li aiuta a superare i problemi di ogni giorno.
Il settore psicopedagogico del club è nato tre anni fa. Il responsabile del settore giovanile Filippo Galli era in quel periodo l’allenatore della Primavera e c’erano già psicologi e motivatori che collaboravano con gli allenatori. Erano giovani, facevano parte dell’Università Cattolica. Fu naturale sviluppare un progetto insieme e istituire una struttura interna. Ora nel settore psicopedagogico ci sono anche sette tutor, coordinate da Francesca Luiso. Aiutano i ragazzi con problematiche familiari e controllano il rendimento scolastico. Il lavoro non manca. Nel residence di un albergo a quattro chilometri dal Vismara, il centro dell’attività giovanile, vivono 38 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Gli stranieri sono cinque e non creano più problemi degli altri. Per dire: il razzismo non esiste, almeno così assicura Galli, e il grado di integrazione dei ragazzi africani è ottimo. Molti di loro poi provengono da famiglie che vivono già in Italia, per cui non fanno parte del gruppo di cinque stranieri che più degli altri devono superare la barriera linguistica. Il Milan cerca però di fare in modo che anche questo ostacolo cada in fretta. «Comunicare e integrarsi nella realtà della città è fondamentale per la vita dei ragazzi, quindi anche per il rendimento sul campo», precisa Filippo Galli. «L’assistenza dei tutor mira ad assicurare uno sviluppo senza problemi, perché il nostro scopo è comunque allevare giocatori di calcio, ma questi non sono creature che spuntano dal nulla. Il loro benessere psicologico è strettamente legato al rendimento sportivo. E in un momento di valorizzazione del settore giovanile, occuparci dei nostri atleti sotto ogni punto di vista è diventato fondamentale per riuscire ad avere pronti i professionisti del futuro». Droga, violenza e bullismo sono fenomeni sempre più presenti fra gli adolescenti. «E noi vigiliamo. C’è stato un caso complicato un paio di anni fa, però è rientrato nel migliore dei modi. Facciamo opera di prevenzione e siamo in continuo contatto con i professori. Quando i ragazzi non studiano oppure manifestano un comportamento non appropriato, le tutor intervengono immediatamente». Controllare non vuoi dire soffocare: alcuni dei ragazzi più grandi abitano anche in appartamenti a Gallarate e nessuno della squadra Primavera vive nel centro sportivo di Milanello. I giovani rossoneri hanno gli obblighi di tutti gli altri e l’obiettivo principale è proprio farli vivere come gli altri. Come quelli che non sognano di diventare campioni, quindi non sono sottoposti a pressioni e delusioni aggiuntive. «Ma le problematiche più importanti da risolvere sono quelle familiari», specifica Galli. «Tanti ragazzi, italiani o stranieri che siano, arrivano da famiglie disagiate e tocca a noi aiutarli a superare certe situazioni. Poi ci sono quelli che hanno problemi di relazione con i compagni di squadra o con l’allenatore oppure che sopportano male il fatto di stare in panchina». Tanta fatica, tanti giorni lontani da casa, in una stanza di residence, per che cosa? E come faccio a giocare meglio, a dare in campo quello che so che posso dare? A queste e altre domande aiuta a rispondere Andrea Pecciarini, il motivatore della Primavera, la persona che aiuta i ragazzi a non patire lo stress delle sconfitte personali: l’agonismo è un lavoro difficile, soprattutto per soggetti così giovani. Fra tutor e mental mach, il Milan non dimentica che il primo obiettivo del settore è coltivare il talento. Ma un talento con la mente altrove difficilmente si svilupperà e diventerà un campione. Tanti casi del passato lo testimoniano, anche di potenziali top player (come si ama chiamarli adesso), dimostratisi incapaci di superare tutti gli step della crescita sportiva e che a causa di questo si sono buttati via da soli. Quello che adesso si cerca di fare al Milan è non sprecare niente. Di questi tempi nessuna azienda si può permettere di buttare via nulla.