Diodato Pirone, Il Messaggero 17/4/2013, 17 aprile 2013
CASSESE, IL PROF CHE VUOLE UNO STATO PIU’ MODERNO
La frase chiave per capire Sabino Cassese è questa: «Nella pubblica amministrazione lavora chi vuole lavorare. E così non va bene». Questo giurista di 78 anni, teorico della modernizzazione dello Stato, si è speso per tutti gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso per addrizzare la pubblica amministrazione scendendo più volte dall’albero dei progetti astratti per sporcarsi le mani con decreti e circolari e affrontando a viso aperto una marea di resistenze e riottosità
Dal 2005 fa il Giudice Costituzionale, su indicazione del suo grande estimatore e all’epoca presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che nel 1993 da premier lo nominò ministro della Funzione Pubblica. Quelli del ministro Cassese furono 15 mesi intensi (la leggenda vuole che abbia varato oltre 120 regolamenti) che misero le basi per una grande stagione di cambiamenti di cui oggi l’Italia pare aver smarrito lo stampo.
Qualche esempio? L’avvio della riforma dei ministeri (che culminò con gli accorpamenti); il dimezzamento dei permessi sindacali; le prime semplificazioni che culminarono con la drastica riduzione dei certificati; novità a valanga nei contratti dei dipendenti pubblici che da allora iniziarono a fare i conti con la produttività; la prima riforma della dirigenza; le basi per le prime liberalizzazioni con alcune norme che aprirono il mercato del pane e i panificatori che gli scioperarono contro strillando in piazza: «Cassese affama gli italiani».
Un lavoro enorme che culminò con una Finanziaria (legge 537) più alta di un elenco telefonico e che per la prima volta fu scritta dal ministero della Funzione Pubblica e non dalla Ragioneria dello Stato. Riforma nella riforma, che determinò più di qualche tensione fra Cassese e il potente Ragioniere Generale Andrea Monorchio.
«D’altra parte con Cassese è così: o lo ami o lo odi», dice un suo ex collaboratore che lo conosce bene. E Cassese è uno che non fa fatica a farsi amare. Dall’esercito dei suoi allievi e assistenti all’Università, ad esempio, con i quali non si è mai comportato come un barone e che spessissimo ha fatto crescere nella varie amministrazioni. Ciampi poi lo stimava tanto che gli fece fare anche un’indagine sulle spese del Quirinale quando lui era capo dello Stato.
Di amore e odio è invece intrecciato il rapporto con il suo successore alla Funzione Pubblica, Franco Bassanini, del quale ha apprezzato le semplificazioni ma non lo spoils system la legge che ha ”privatizzato” i contratti dei dirigenti dello Stato e che consente che vengano licenziati quando cambia amministrazione politica.
Anche con la politica Cassese ha un rapporto a corrente alternata. Vicino a quelli che un tempo si sarebbero chiamati lib-lab (liberal laburisti), sarebbe impossibile fargli indossare la maglietta di un partito. Criticò molto la decisione del governo Berlusconi di nominare commissari all’Antitrust, authority neutra, ex esponenti del partito. E proprio Cassese sarà il giudice relatore, il 23 aprile, sulla questione del conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato sollevato - per il mancato riconoscimento del legittimo impedimento - da Sil vio Berlusconi nei confronti del tribunale di Milano che lo sta giudicando per frode fiscale nella vicenda dei diritti tv Mediaset.
Un ultimo elemento potrebbe giocare a favore di Cassese nella sua eventuale corsa al Quirinale: all’estero non è uno sconosciuto. La sua esperienza sul diritto amministrativo è nota fuori e dentro molte università, anche americane, ha collaborato con l’Ocse, ed è stato presidente dell’European Group of Public Administration.