Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 16/04/2013, 16 aprile 2013
LETTERA DI MILANESE. CHIESTI A TREMONTI I SOLDI DELL’AFFITTO —
Finisce nel peggiore dei modi con Giulio Tremonti che non paga l’affitto e Marco Milanese che pretende la restituzione dei soldi. Finisce con una richiesta di risarcimento da 175 mila euro e forse con una causa civile tra l’ex ministro dell’Economia e il suo consigliere politico. Al centro della disputa c’è la casa di via di Campo Marzio a Roma di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni dove Tremonti ha abitato per oltre un anno con un contratto che invece era intestato proprio a Milanese.
Secondo i magistrati di Napoli e Roma l’appartamento sarebbe stato procurato dall’imprenditore Angelo Proietti che in questo modo voleva assicurarsi il favore dei due politici e ottenere grazie a loro gli appalti della Sogei, la Società generale di informatica, controllata dal dicastero. Tutti e tre sono tuttora indagati per illecito finanziamento dal pubblico ministero Paolo Ielo e l’ipotesi dell’accusa è che Proietti abbia pagato anche la ristrutturazione della dimora ottenendo in cambio lavori per 31 milioni di euro.
Mentre vanno avanti le verifiche su queste assegnazioni di commesse pubbliche e le eventuali contropartite, Milanese si smarca. Lo fa con una lettera inviata a Tremonti il 19 marzo scorso dal suo legale Anna Bevilacqua che precisa di agire «per ottenere il rimborso di quanto anticipato nel suo interesse a titolo di canone mensile per la locazione».
Scrive l’avvocato all’ex titolare dell’Economia: «Come le è noto, il 1° febbraio 2009 il professor Milanese sottoscriveva con il Pio Sodalizio dei Piceni un contratto di locazione ad uso ufficio e foresteria al canone di euro 8.500 mensili, con l’accordo che il canone mensile, adeguato agli indici Istat venisse corrisposto dal mese di luglio 2010, in considerazione dei lavori di manutenzione preventivati e concordati con la proprietà, posti a carico del conduttore».
Nell’estate 2011, di fronte alla giunta della Camera che doveva pronunciarsi sulla richiesta di arresto inoltrata nei suoi confronti dai magistrati partenopei, Milanese raccontò che Tremonti gli aveva rimborsato ogni mese 4.000 euro in nero. L’ex ministro sostenne invece pubblicamente che aveva accettato l’ospitalità del suo collaboratore perché «quando vivevo nella caserma della Guardia di Finanza mi sentivo spiato e controllato». Un’affermazione poi ridimensionata di fronte ai magistrati che gliene avevano chiesto conto. In realtà Milanese ha sempre sostenuto che nella casa abitava soltanto Tremonti e la sua versione è stata confermata dal portiere e dagli inquilini dello stabile che hanno precisato di averlo visto «entrare e uscire ogni giorno».
L’avvocato Bevilacqua batte proprio su questo tasto: «Il contratto di locazione veniva stipulato esclusivamente nel suo interesse, non avendo il professor Milanese mai avuto disponibilità del bene immobile, rimanendo comunque tenuto al pagamento delle mensilità in quanto sottoscrittore del contratto. Pertanto ha provveduto al pagamento dei canoni dal mese di luglio 2010 al mese di luglio 2011, ricevendo da lei la quota mensile di 4.000 euro a titolo di acconto sulla maggiore somma versata, mentre per i mesi successivi sino al mese di aprile 2012 ha provveduto al pagamento dell’intero importo».
Tremonti ha lasciato la casa proprio nell’estate del 2001, quando la storia divenne pubblica. Milanese continuò a pagare l’affitto fino al maggio 2012 quando, come spiega il legale «non avendo alcun interesse al proseguimento della locazione, nonché a seguito del mutamento dei rapporti personali e professionali, sottoscriveva con il Pio Sodalizio atto di transazione per la risoluzione del contratto con l’obbligo a carico del mio cliente di corrispondere alla proprietà la somma di 25 mila euro in otto rate. Dunque tra luglio 2010 e maggio 2010 il professor Milanese ha versato a titolo di canone per la locazione dell’immobile da lei esclusivamente occupato la somma complessiva di 174.819 euro».
Milanese — che qualche settimana fa è stato interrogato dal pubblico ministero Paolo Ielo e ha ribadito di non aver mai ottenuto alcun favore da Proietti — sembra non avere come unico obiettivo la chiusura dei conti con l’ex ministro. La sua mossa mira infatti anche a uscire dall’inchiesta, dimostrando che se c’è stato un finanziamento illecito l’unico a beneficiarne è stato proprio Tremonti.
Fiorenza Sarzanini