Federico Rampini, la Repubblica 16/4/2013, 16 aprile 2013
MARTEDì SE A CRESCERE SONO LE GRANDI
È tutta questione di taglia. Lo spiega una ricerca di Standard & Poor’s che guarda ai bilanci delle maggiori aziende americane quotate in Borsa. Sulle 500 che compongono appunto l’indice Standard & Poor’s, sono le dieci maggiori (quindi il 2% del totale) a realizzare il 22% dei profitti. Appena due anni fa, queste dieci grandi realizzavano il 18% dei profitti totali. Ma lo stesso fenomeno è vero per quanto riguarda le società non quotate in Borsa. Quelle che fanno più di 50 milioni di fatturato annuo sono cresciute del 15% all’anno nell’ultimo triennio, mentre nelle aziende minori la crescita è stata appena della metà. È quel che fa parlare di una “biforcazione” nell’economia Usa. La taglia conta per un semplice motivo: le aziende di grandi dimensioni hanno i mezzi per andare alla conquista dei mercati emergenti. E farsi trainare dall’aumento dei consumi, in quella parte del pianeta dove non c’è crisi. È il caso di colossi come General Electric che hanno i loro risultati più brillanti in Asia e in America latina. Questo spiega l’euforia di Wall Street visto che sui listini azionari prevale il peso delle multinazionali. Non è una buona notizia per il capitalismo italiano, che soffre di nanismo congenito.