Carlo Brambilla, la Repubblica 16/4/2013, 16 aprile 2013
MINORITY REPORT IN ITALIA UN SOFTWARE PREVEDE I REATI
«SIGNOR Marks in nome della sezione precrimine di Washington D. C. la dichiaro in arresto per il futuro omicidio di Sarah Marks e Donald Dubin che avrebbe dovuto avere luogo oggi...». Così proclamava Tom Cruise, detective in Minority Report, il film di Steven Spielberg, ambientato nella Los Angeles del 2054, in cui si dava la caccia agli assassini prima che potessero uccidere.
OGGI la “polizia predittiva” non è più fantascienza. Grazie a un software che utilizza una serie di sofisticati algoritmi sarà possibile infatti prevedere statisticamente dove, come e quando si verificherà un reato. E agire tempestivamente, utilizzando al meglio le poche forze disponibili. Per la prima volta in Italia — dopo analoghe esperienze a Memphis, Los Angeles e Londra grazie alle quali si è arrivati fino alla diminuzione del 31 per cento della criminalità in un anno —, il gruppo di lavoro eCrime della facoltà di Giurisprudenza dell’università di Trento, in collaborazione con la Questura, ha messo a punto un modello matematico capace di anticipare
il male prima che avvenga: è stato battezzato “eSecurity” ed è stato finanziato dalla Commissione europea, con un contributo di oltre 400 mila euro.
Il software incrocia casi concreti, noti alla polizia, con altre informazioni e disegna una precisa mappa del rischio: quando piove calano enormemente i furti in appartamento, perché maggiore è il numero di cittadini che resta in casa. Nelle giornate più calde i furti aumentano perché molti lasciano le finestre aperte. In tre settimane, tra luglio e agosto, in due vie del centro, si concentrano i topi d’appartamento. Mentre in un determinato parcheggio, solo quando ci sono più di 500 auto, ed è più facile nascondersi, aumentano danneggiamenti e vandalismi sulle vetture. In precisi luoghi, dove si accumula degrado e sporcizia, aumentano gli scippi e lo spaccio di droga. Al contrario di dove maggiore è l’illuminazione pubblica.
Andrea Di Nicola, 39 anni, docente di criminologia e coordinatore scientifico del progetto, chiarisce: «Gli eventi criminali tendono a concentrarsi in
luoghi specifici del tessuto urbano e in particolari archi temporali. Analizzando la banca dati che contiene l’analisi dei crimini avvenuti in passato, la loro dislocazione spazio-temporale e le eventuali ricorrenze è possibile disegnare mappe di rischio capaci di prevedere i luoghi di concentrazione della criminalità e razionalizzare, di conseguenza, i servizi di pattugliamento ». Per il momento i reati previsti sono soprattutto i furti, le rapine, le lesioni, lo spaccio di droga. Più difficile in una piccola città come Trento prevedere gli omicidi, che fortunatamente sono pochi. O i reati a sfondo sessuale.
Il vicequestore Salvatore Ascione ha collaborato attivamente al progetto: «Esistono da sempre una serie di dati ambientali già noti alla Polizia. Potere incrociare però tutti i dati disponibili, in modo scientifico e computerizzato, ci mette in condizioni di usare al meglio le nostre conoscenze. E ci fa fare un salto di qualità, dà strumenti in più a tutti gli agenti, anche gli ultimi arrivati».
Il software messo a punto a Trento è in grado di incrociare una grande mole di informazioni. Grazie a un team di ricercatori con diverse competenze. «La previsione dei reati assomiglia, in una certa misura, alle
nostre mappe di rischio epidemiologico — spiega Cesare Furlanello, capo dell’unità di ricerca Mpba “Modelli predittivi per la biomedicina e l’ambiente”, che ha partecipato al progetto. — Come per le malattie anche nei reati esistono la stagiona-lità, i fattori di rischio, la predisposizione, i rischi ambientali».
Questo progetto pionieristico sarà operativo a Trento già nei prossimi mesi. E, se avrà successo, potrebbe essere esportato nelle grandi città italiane. Semplicemente pianificando la presenza della polizia sul luogo del delitto, prima che il delitto avvenga.